venerdì 11 maggio 2018

Orchestra 'Verdi' di Milano. Stagione sinfonica 2018-19. NON PASSA L'ITALIANO

Se continua così dove si andrà a finire? Non è una sconsolata considerazione sul futuro della musica in generale, perchè tanto la musica, in un modo o nell'altro vivrà; nè di amara constatazione sul futuro della  musica in Italia,  perchè da ogni parte, nonostante tutto, giungono assicurazioni che in Italia la musica è viva e prospera. Se poi non dovessimo farcela da soli, chiederemo aiuto agli altri paesi: un altro campo nel quale la presenza di immigrati fa ben sperare.
Quando una civiltà volge al declino anche i barbari servono a rinvigorirla. Qui non si tratta di barbari  salvatori ma di immissione forzosa di sangue fresco in vene ormai poco elastiche. E, per non farsi trovare impreparati, le trasfusioni sono cominciate da un pò.

Fuori di metafora, l'altro ieri abbiamo segnalato, presentando la stagione di concerti dell'Accademia di S.Cecilia a Roma - la massima istituzione sinfonica italiana e fra le più acclamate nel mondo, come attesterebbero le numerose trionfali tournée dell'orchestra con  Pappano direttore - come , non da oggi, la lista di musicisti ospiti italiani in quel cartellone si sia sempre più assottigliata, fin quasi a scomparire. Ed abbiamo anche aggiunto che a tale linea di condotta sicuramente non sono estranee le agenzie internazionali che in Italia - ritenuta 'provincia' dell'impero musicale - hanno sempre fatto il buono e cattivo tempo.

 Non siamo stati lì a vedere la provenienza di ciascun artista per giungere alla conclusione che, ad esempio, la IMG Artists, dalla quale proviene Pappano,  la fa da padrone. A questo punto  anche una tale constatazione è ininfluente, tutto sommato. Resta il fatto che, come abbiamo già raccontato, gli artisti italiani sono scomparsi da quella stagione, come dalle due  precedenti, come abbiamo altra volta denunciato.

 Gli anni passati, sottoponendo ad analoga analisi anche la stagione dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai (affidata prima a dall'Ongaro, poi a Cesare Mazzonis) siamo giunti a identica conclusione: le stagioni in Italia si fanno sempre più senza musicisti italiani. Parliamo ovviamente delle stagioni più in vista.  Perchè quelle minori e infime si fanno sfruttando i musicisti giovanissimi, ancora allievi di Conservatorio, che suonano gratis.

Il discorso  per le stagioni d'opera sarebbe un pò diverso, per la presenza di cantanti, ma anche lì quelli stranieri, i direttori che contano, se li portano appresso come un pacco, confezionato dalle loro agenzie- prendere o lasciare - quando sbarcano da noi.

 Ieri è stata presentata a Milano la prossima stagione ( 2018-19) della gloriosa Orchestra 'Giuseppe Verdi', la più produttiva delle Istituzioni musicali in Italia. La stagione che si compone di 32 concerti, da settembre a giugno  con un numero complessivo di serate che sfiora quota 100,  non contempla  nessun direttore italiano, oltre Giuseppe Grazioli che  è diventato nell'orchestra milanese  presenza costante e che si è guadagnato, con concerti e dischi, il riconoscimento di interprete 'rotiano' ( Nino Rota).
 Se togliamo lui, l'orchestra nella prossima stagione sarà diretta da Ruben Jais, direttore artistico, che consideriamo italiano, da Jader Bignamini, italiano, ed Oleg Caetani, italiano(?).

Tutti gli altri vengono dall'estero. Passi per Claus Peter Flor che fa la parte del leone con otto concerti, ma lui guida stabilmente quell'orchestra, c'è poi Fourniller che ne dirige quattro e poi c'è una schiera di direttori dei quali, senza eccezione, si dice: acclamati all'estero, con incarichi prestigiosi, in grande ascesa, richiestissimi. Di questa categoria in Italia evidentemente non ne esistono.

 Non osiamo dubitarne. ma che  fanno i musicisti italiani? Dirigono all'estero. Ma dirigono all'estero, perché in Italia non si concede loro spazio alcuno? No,  perchè dicono di essere occupati fino al 3000, e  così dicendo in taluni casi si vendicano della scarsa attenzione riservata loro in passato.

 Qualche anno fa Salvatore Accardo ha lanciato l'allarme  per il violino, un settore che conosce benissimo, avendo avuto nei suoi corsi di perfezionamento violinisti di tutto il mondo, e quasi tutti quelli che oggi vanno per la maggiore. Accardo sosteneva convinto che un bel gruppo di violinisti/e italiani/e non avevano  nulla di meno di colleghi stranieri, anzi, avevano qualcosa in più. Ma allora perchè non compaiono regolarmente nelle nostre stagioni e a d essi/e vengono regolarmente preferiti violinisti/e stranieri/e? Perchè questo evidentemente i direttori artistici non lo sanno, e forse neanche vogliono sentirselo dire, o rimproverare.

 In una chiacchierata con Pappano, gli chiedemmo la ragione della presenza regolare - che noi consideravamo eccessiva - di Uto Ughi nelle stagioni ceciliane. Ci rispose che  chi fa le stagione deve considerare anche le ragioni del botteghino. Voleva dirci che quale che fosse il valore del violinista, siccome era in grado di riempire la Sala grande dell'Auditorium, l'Accademia d S. Cecilia lo metteva ogni anno in cartellone, magari anche per due diversi concerti.
Verrebbe oggi da domandare allo stesso Pappano ma anche a dall'Ongaro se Ughi sia in evidente declicno o se  non riesca più a riempire le sale, visto che è regolarmente scomparso dal cartellone dell'Accademia da qualche stagione. Non sappiamo per quale delle due ragioni i dirigenti ceciliani opterebbero per giustificare l' assenza di Ughi, ma noi siamo convinti che le ragioni di tale assenza siano altre, non tutte onorevoli.

 Ecco dove sta il problema. Le ragioni che spesso sono alla base di presenze od assenze nei cartelloni concertistici ed anche  operistici del nostro paese sono spesso non strettamente legate al valore dei musicisti. E le agenzie, ancora una volta,  hanno le loro responsabilità, anzi colpe.

Un altro caso. L'ultimo per ora. Un giovane musicista, mettiamo cantante e mettiamo  femmina, che è meglio, che ha qualità innegabili  e che  vorrebbe  cantare, specie nei teatri. Escludiamo naturalmente i pochissimi fuoriclasse che  si fanno strada da sé, perchè essi non fanno testo e non eguagliano il numero delle dita di una  sola mano ogni anno, anche meno.
 Si presentano da soli ai direttori artistici? Non li stanno a sentire neanche a telefono' . Si rivolgono ad una agenzia? L'agenzia non se ne occupa, anche se finge di farlo. Le agenzie non scommettono e non si impegnano per un cantante se questi non ha già contratti in tasca. Ma come fa a procurarseli se i teatri non li prendono in considerazione singolarmente, perché  trattano con gli agenti e non con i singoli cantanti?

 Ci sono altre strade, quasi tutte illusorie ed impronunciabili, attraverso le quali gli agenti fingono di occuparsi di un cantante, specie di una  cantante, ancor più se non è una 'cozza', come si dice in gergo volgare ma assai in uso. Ma di queste strade, ignobili , è piena la cronaca, e  qui non ne parleremo, anche perché sappiamo dove porterebbero.

Va da sè che il Ministero che finanzia la musica in Italia non se ne occupa, e neanche, per adesso, le questure.

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