venerdì 4 maggio 2018

Giorgio Battistelli parla con Carlo Maria Cella, al Maggio Fiorentino, della 'Musica del '68'. Ma all'epoca non aveva quindici anni appena?

Battistelli  nel '68 aveva 15 anni e forse neppure sapeva cosa fosse la musica e che fare da grande(si diplomerà in composizione soltanto dieci anni dopo, nel 1978). Ma Chiarot -  che con Battistelli ha un antico legame ancor prima di emigrare da Venezia a Firenze: chissà perché -  ha chiamato lui a parlare di un argomento e di un periodo che non ha vissuto, perchè ancora ragazzo che viveva in un paesino laziale, perchè a Firenze Battistelli ha uno dei suoi feudi:  è direttore della Orchestra della Toscana,  e perciò anche partner del Maggio. Quando si dice 'la persona giusta' per 'la riflessione giusta'.
 Nessun ragione perciò per rivolgersi a  esperto che esercitava già la professione musicale nel '68 ed era in condizione di capire cosa stesse succedendo anche nella musica - dove forse nulla accadde di così eclatante da mettere in diretto rapporto con  quel movimento che cambiò la società.

 La dichiarazione di Pollini prima del concerto al Conservatorio di Milano, il 3 marzo 1970, contro la guerra del Vietnam c'entra qualcosa? O forse Battistelli si limiterà a chiacchierare con Cella dell'impegno sociale e politico manifesto degli artisti? In questo caso Battistelli potrebbe spiegare come mai  in anni recenti decidesse di candidarsi a sindaco di Albano  Laziale - suo borgo natio, alle porte di Roma - o l'adesione attraverso le sue opere alla campagna per la salvezza del pianeta (CO2) almeno che non indichi a tutti una nuova strada per la salvezza, quella che ha da poco intrapreso  in preda ad una crisi mistico-religiosa: la salvezza è nella Bibbia.
 Ma tutto questo non ha nulla da spartire con il Sessantotto.

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