lunedì 1 gennaio 2018

CONCERTI DI CAPODANNO. Basta con Vienna. Anche Riccardo Muti non ne può più.

Questa per Muti è stata la quinta volta sul podio della Sala d'oro del Musikverein di Vienna per  il tradizionale Concerto di Capodanno; ed è giunto il momento di finirla con questo concerto: 'non lo dirigerò più' - ha dichiarato alla vigilia del concerto, alla stampa viennese, non a quella italiana. Alla quale, invece, ha fatto dichiarazioni di altro genere, che forse ora, dopo questa ennesima stancante esperienza viennese, sarebbe disposto a rimangiarsi. Magari per salire, almeno una volta nella vita, sul podio della Fenice per il Concerto di Capodanno che ha preso il posto di quello viennese, in diretta, su Rai 1(Georges Pretre fece il cammino inverso: prima Venezia e poi Vienna,  dopo che da Venezia si era lamentato del mancato invito per Capodanno a Vienna, dove aveva diretto infinite volte, mai a Capodanno),

Perché, allora, quelle dichiarazioni rese ai giornali italiani sulla inopportunità del repertorio del melodramma - offerto a Venezia - per festeggiare il primo giorno dell'anno, quando Lei, Maestro, appariva  annoiato, stanco e forse anche addormentato sul podio viennese, fino a dimenticare  i tradizionali auguri prima dei due bis, 'd'obbligo', del concerto austriaco?  L'oste Riccardo, semplicemente, non  può smentire il detto che il suo vino  è migliore di tutti gli altri.  Ora Vienna se dirige a Vienna, domani Venezia se dirigerà a Venezia; non l'ha fatto già con Roma quando ha dichiarato, dopo essersi insediato che quella del Teatro romano era la migliore orchestra italiana e forse del  vecchio continente per il repertorio operistico?

Non può Muti non convenire che va bene un valzer, anche due  e  pure tre, ma una decina e passa, per oltre due ore, uno di seguito all'altro, alla fine  diventano indigesti, scorrono via come l'acqua, senza che uno se ne accorga, non si  distinguono più, in fondo sono  semplici melodie, indovinate certamente e pure, orchestrate con grande gusto,  ma nulla più;  uno dopo l'altro li fa sembrare tutti uguali; aggiungono malinconia a malinconia, talvolta anche tristezza a tristezza - i momenti  spensierati sono abbastanza rari, e forse assenti del tutto dal 'valzer' - e perciò non sembrano la migliore compagnia per cominciare  un  nuovo anno. Non crede, Maestro? E poi la maggior parte di quella musica, tolti i casi  particolari che la legano a ricorrenze o celebrazioni,  fu scritta per  accompagnare dal vivo il ballo nelle sale ;  e quando orchestre ed orchestrine cominciarono ad essere costose, sostituite da juke box e giradischi ecc. ai quali domandare anche a ripetizione la musica che si desiderava.

Se quella musica 'di consumo'  ma di qualità, è finita col tempo dalle sale da ballo nella Sala d'oro del Musikverein per il Concerto di Capodanno è solo risultato di una tradizione: al contrario, i brani del melodramma, proposti altrove a Capodanno, sono nati per il teatro e lì vengono riproposti, benchè  per brani,  ed hanno certamente diversa, più profonda consistenza musicale del valzer viennese. Conviene, Maestro?

Noi non siamo come quel critico del giornalone milanese che dopo aver assistito alla rappresentazione di  un'operetta al Filarmonico di Veroma, fatta chissà come, è andato in visibilio, e  ha scritto che, ogni anno in ciascun teatro italiano, dovrebbe essere rappresentata l'operetta in questione, certamente un capolavoro, La vedova allegra. Non  lo abbiamo mai sentito dire la stessa cosa per La Traviata? L'operetta gli deve piacere davvero tanto, più del melodramma.

Vogliamo aggiungere qualcosa sulla difesa ad oltranza che Lei, Maestro, ha fatto della qualità di quella musica, che sbaglia  chi la  consideri musica 'di consumo'?  Ci deve spiegare, allora, perchè  la tv l'abbia utilizzata come colonna sonora di cartoline  paesaggistiche e monumentali viennesi, come appariva l'odierno Concerto di Capodanno che ci ha mostrato e fatto visitare in lungo e largo  le sale della storica Biblioteca nazionale, la celebre fabbrica di porcellane viennesi, castelli, e una  stazione ferroviaria d'autore, il Danubio e le colline,  sulle due sponde del fiume, ricoperte di neve. Più che un concerto, meravigliosamente eseguito, sembrava un lunghissimo spot, in forma di documentario, dell'Ente Nazionale del Turismo Austriaco, con insonorizzazione folclorica 'di qualità'.

Perciò Lei, ha ragione - e nessuno meglio di noi la capisce - quando dice che il  Concerto di Capodanno 2018 è l'ultimo per Lei  a Vienna. Dirigerà a Chicago, a Salisburgo, anche a Vienna; in Italia, a Piacenza, Ravenna, Firenze e Napoli; (magari anche Capodanno a Venezia, chissà?),   ma il Concerto di Capodanno a Vienna mai più.

C'è però qualcosa che il Concerto viennese può insegnare alle altre città che si candidano a subentrargli. Innanzitutto  l'apprezzamento delle autorità per quel concreto. La tv ha inquadrato, e ce li ha mostrati, il presidente della Repubblica austriaca, il primo ministro ed il ministro degli esteri. Si sono  mai visti insieme Presidente e Premier in Italia, alla Scala o a Roma e men che meno alla Fenice? Mai. E quando uno ci è andato, anche di malavoglia, l'altro  ha colto l'occasione per girare alla larga, adducendo il latinorum pro domo sua: 'ubi major minor cessat'.

Poi s'è vista tutta la famiglia Muti, Muti & Sohn, al completo ( moglie, figli e rispettivi coniugi); e se non ci siamo sbagliati,  anche Paolo Baratta e signora che schioda dalla Biennale di Venezia, solo per andare a Vienna, forse ad omaggiare il nuovo potere in previsione del prossimo semestre europeo a guida austriaca, nella seconda metà del 2018, per semplice snobismo o per gustare  la vera 'sacher', e una folla di giapponesi danarosi seduti in platea - ma queste sono altre storie.

 Anche quelle cartoline viennesi, a cominciare dalla celebre storica Biblioteca  Nazionale che  ci è sembrato quasi di visitare di persona, ci devono far riflettere sulla cura con cui una nazione diversa dalla nostra si cura dei  tesori  storici, anche se fragili  come i documenti, e li mostra con orgoglio.

Muti, ci consentirà di dirglielo, poteva ma non l'ha fatto, al momento degli auguri, rivolgere un monito ai nuovi governanti austriaci lì presenti per  consigliare loro di far tesoro della lezione della musica, che invita alla partecipazione e non all'isolamento,  a intrecciare rapporti non a romperli, alla condivisione non agli egoismi, alla pace e alla convivenza; anche se avessero finto di non sentire.

Perciò Maestro, il prossimo Concerto di Capodanno lo diriga a Venezia o in qualunque altro teatro la Rai decida, eventualmente, di trasferire quel concerto in futuro,con  il  repertorio che Lei ama tanto: il melodramma che va bene anche a Capodanno, basta avere un pò di senno (che forse in questi ultimi anni è mancato a Venezia) nella scelta dei brani.


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