martedì 2 gennaio 2018

Cambiare le storie dei melodrammi in funzione etica. Lo impone Chiarot, il sovrintendente celebrato come bravo amministratore, nelle insolite vesti di 'drammaturgo' per il suo teatro fiorentino

Ciò che nessuno osa in letteratura o teatro, dove le parole sono scolpite nella pietra e nessuno si sognerebbe mai di cambiarle, mutando di conseguenza anche le storie che esse narrano, accade ormai ogni giorno nell'opera, per far piacere ai critici che altrimenti non saprebbero cosa dire ed ai giornali che, diversamente, non pubblicherebbero una riga neanche per l'inaugurazione della Scala. Nel melodramma si può tutto.  Se Violetta smanazza in cucina e alla fine spiccia pure, c'è una cosa da raccontare di cui i giornali sono ghiotti; se invece Violetta, puttana ma non nell'anima, si innamora di uno,  ma poi per non ferirlo per il suo passato si allontana da lui, continuando ad amarlo, e ricongiungendosi a lui solo in fin di vita, beh, è storia vecchia, che si va a fare in teatro per l'ennesima Traviata? Si va a sentire per Verdi,  sarebbe la risposta più ovvia e convincente, perchè senza la cui musica quella storia somiglierebbe a tante altre, anche di oggi, come la cronaca racconta.


 Invece, Michieletto,  sta pensando, ad esempio, a come rileggere (rifare), nel finale, la storia di Violetta e Alfredo per renderla più moderna, togliendola dalla naftalina  nella quale la storia ce l'ha consegnata. Ricordate la scena  dell'incontro fra i due dopo che si sono lasciati? Lui entra nel salotto di Flora, un salotto della Parigi '2.0' ( come credono di aggiornare qualunque cosa, anche le città, gli idioti, oggi)  e chiede di lei: 'questa donna conoscete?' ecc... e spiattella a tutti che lei era una puttana che spasima per lui. Ma mentre sta per offenderla pubblicamente, lei tira fuori dal petto un malloppo di soldi (di tutti i pesi europei, col mestiere che fa ha clienti ovunque!)  e gettandoglieli addosso grida: 'questo stronzo mantenuto io l'ho', e così il maschilismo che la scena contraria, ben nota, avrebbe dipinto, va a farsi fottere, Michieletto ha rivoluzionato l'opera, e i giornali ne scrivono.

Non è fantagiornalismo o fantaopera.  Anzi. Perchè adesso oltre ai registi, critici e giornali ci si è messo anche un sovrintendente a fare casino. Cristiano Chiarot, che invece di dirci se , da quando sta a Firenze (sette otto mesi), i conti vanno meglio e  se in teatro c'è più pubblico, mette becco anche sulle regie, non per  limitarne i costi ,ma per dargli una 'dritta' artistica e di senso, nella direzione di un aggiustamento in senso etico. E così anche lui che un tempo, quand'era a Venezia, pontificava spesso sulle pagine dei giornali, torna sulla ribalta che  a Firenze fino ad ora gli è stata negata. Piccolo particolare. direttore artistico a Firenze è Pierangelo Conte che  a Venezia  era a capo della segreteria artistica alle dirette  dipendenze del direttore Ortombina,  e che ora, a Firenze, Chiarot pensa di comandare a bacchetta.

E, come volevasi dimostrare, subito il giornalone di Calabresi ci casca e  gli dedica una pagina intera. Quando mai, se si fosse trattato di una semplice ripresa di Carmen, come avviene in mille altri teatri del mondo?

Chiarot ha imposto al regista di cambiare il finale della celebre opera di Bizet, pare la più rappresentata al mondo, la quale Muscato, di suo, aveva ambientato in un campo rom attuale fra monnezza furti sporcizia, mentre una zingara, la sola, che è poi la protagonista, lavora in una fabbrica di tabacco. Chi può immaginare che i Monopoli  di un paese qualunque assumano una zingara,  ladra per definizione ?
Per Muscato è possibile. Il bello però arriva alla fine,  Nell'ultima scena quando Josè si  sarebbe dovuto avventare su Carmen e  piantarle un pugnale nel petto, lasciandola a terra sanguinante e senza vita. No, no, no, così non può andare.  Per Chiarot a Firenze sarà Carmen a uccidere Josè. Maschilista di un uomo, tiè!

Per l'occasione Chiarot riunirà intorno ad un tavolo, a Firenze, donne  di varia estrazione e  diverse professioni, ma tutte femministe per decantare la bontà della trovata del grande sovrintendente. Ma Chiarot non sia tanto sicuro; s'è visto come hanno reagito le femministe nostrane alle dichiarazioni delle molestie sessuali; non poche hanno detto alle 'molestate': te la sei cercata, carina!
 Chissà se è stato  il suo sodale Giambrone a suggerirglielo. Perchè negli anni passati, quando lui era a Firenze, dove resse ingloriosamente il Maggio per qualche anno,  in occasione di una inaugurazione,  si inventò per primo un convegno femminista.

 Chiarot, allora,  faccia il suo mestiere. Ci dica come stanno i conti a Firenze. Attendiamo qualche notizia, buona possibilmente. Lasci perdere Carmen, si occupi delle finanze del teatro.

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