lunedì 8 gennaio 2018

Ancora sulla 'Carmen' assassina di Firenze

La sera della 'prima' di Carmen di Bizet  Firenze, si sono registrate vivaci proteste, soprattutto all'indirizzo della regia di Leo Muscato, al quale l'ha suggerita (prima imposta e poi accettata) il sovrintendente Cristiano Chiarot, al quale l'avrebbero suggerite le lavoratrici del Maggio.

Insomma quando una cosa va male è sempre difficile individuare  di chi è ha la responsabilità diretta. Chiarot ha detto che non appena ha manifestato quella sua pazza idea, è riuscito a convincere il regista dapprima diffidente,  e ha avuto l'appoggio di tutte le lavoratrici del Maggio che hanno pensato subito di organizzare una manifestazione di donne( l'aveva fatto alcuni anni fa a Firenze anche Giambrone, chiamato a salvare il Maggio, e  che  era andato via  lasciandolo peggio di come l'aveva trovato, cioè nella merda del deficit di bilancio; non vorremmo che medesima sorte toccasse a Chiarot!). Molte si sono autoconvocate - per discutere di 'femminicidio' - e  sono arrivate in teatro - nella Caffetteria - con qualcosa di rosso addosso, ma tutte con scarpette rosse in borsa, che hanno, come s'usa da tempo, depositate sul pavimento all'ingresso.
Anche la vicepresidente del Senato ha lodato l'iniziativa 'politica' di appoggio, e Chiarot ha cantato vittoria. Di numeri. Che sono poi l'unico argomento che vorremmo uscisse dalla sua bocca.

Chiarot ha già annunciato che tutte le recite di Carmen sono esaurite (il nuovo Teatro dell''Opera fiorentino ha una capienza di 1800 posti circa), e che le opere ed i concerti stanno registrando un consistente aumento di pubblico, a seguito della campagna promozionale.

 Ora siccome conosciamo bene queste tecniche di propaganda - Fuortes a Roma ne è un campione riconosciuto - vorremmo che alla fine delle recite di Carmen: sette, otto... Chiarot rendesse noto il numero di biglietti venduti: 1800 moltiplicato per il numero delle recite. Solo così crederemo al miracolo fiorentino.  Ma non per il 'fuoco di paglia' dello scandalo registico di Carmen (dubitiamo che i fiorentini siano così idioti da essersi precipitati all'Opera della loro città per vedere la scena, l'ultimissima, un paio di minuti in tutto, in cui Carmen spara a Don Josè, sempre che la pistola funzioni) ma perché  l'opera di Bizet - come forse Chiarot in questo caso, di proposito, dimentica - è fra le opere più rappresentate ed amate di sempre.

 D'ora in avanti Chiarot faccia il suo mestiere: alla fine delle recite di ciascun titolo dica quanti biglietti ha venduto dei 1800 di cui dispone ogni sera; non basta che dica  il pubblico è cresciuto, troppo generico e potremmo non credergli. Vogliamo numeri. E solo con i numeri saremo felicissimi di  constatare la  rinata passione per l'opera, a Firenze, nell'era Chiarot.

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