giovedì 21 dicembre 2017

A proposito dello 'Chénier' su Rai 1, a Sant'Ambrogio, interviene il 7 del Corriere della Sera

Ieri, su 7- settimanale del 'Corriere', diretto da Severgnini - è intervenuto Matteo Persivale ("che, per la prima volta , scrive di televisione", sottolinea il settimanale) per parlare della 'prima' scaligera di quest'anno, trasmessa in diretta su Rai 1, che ha avuto un buon ascolto, sopra i 2.000.000 di telespettatori - 600.000 in meno rispetto allo scorso anno quando il titolo era più popolare - ma comunque  un ascolto che incoraggia a proseguire.
 Contento il direttore generale, scrive Persivale, contento Teodoli, direttore di Rai 1, contenta Calandrelli, direttora di Rai Cultura, dalle cui sinergie tecniche  e artistiche  è scaturita la diretta.

 Dunque tutti contenti? Sì e no. La Rai non si può ricordarsi dell'opera solo una volta l'anno e per il resto considerarla una penitenza alla quale non vale la pena sottoporre i poveri telespettatori. Poveri un corno. Tutto il mondo ci invidia l'opera che noi italiani abbiamo inventato agli inizi del Seicento; tutto il mondo  l'apprezza al punto da frequentare i nostri teatri come facciamo  noi, ma più pigramente, tutte le televisioni la trasmettono REGOLARMENTE, l'Italia no. L'anacronismo sta proprio qui, e non viene cancellato dalla diretta televisiva in occasione dell'inaugurazione di stagione alla Scala.

 Teodoli, più di Orfeo, sa bene che anni fa, ormai quindici, esisteva una bella trasmissione, All'Opera!, trasmessa d'estate, per sei anni consecutivi da Rai 1 in seconda serata, in cicli di dieci titoli per volta, che teneva viva la tradizione del melodramma in Italia. Con la partecipazione di Antonio Lubrano, faceva buoni ascolti, ma mentre interessava al pubblico televisivo  alla dirigenza Rai non interessava neanche un pò, così che alle prime obiezioni ha preferito cancellarla, fra mille proteste e con la promessa che sarebbe tornata. Promessa ovviamente non mantenuta.

E' chiaro che una rondine - la prima scaligera - non fa primavera neanche nel settore del melodramma. E allora che fare?

La Rai si può impegnare ad essere più sollecita e presente nel riprendere e mandare in onda altri spettacoli d'opera? Non pare;  ma se, invece, ci sbagliamo, ci faccia sapere i suoi programmi 'operistici' futuri, per lo meno quelli della stagione corrente ed estiva, quando l'Italia pullula di festival anche operistici.

Ma per non far dire, a seguito di eventuali risultati poco lusinghieri, ai dirigenti Rai che 'l'opera non si addice alla tv', come sosteneva anche quel sapientone di Guglielmi, iscritto di diritto al club degli analfabeti musicali, bisogna che Rai e Rai Cultura cui sono demandate alcune decisioni in proposito, si diano da fare.

Rai Cultura deve acquisire COMPETENZA e AUTOREVOLEZZA- che evidentemente ancora non ha - per trattare con le istituzioni musicali in Italia, con le quali deve poter concordare i titoli da riprendere e trasmettere.  Anche Persivale insiste sull'argomento. Non si possono trasmettere titoli sconosciuti che potrebbero far desistere per l'ennesima sciagurata volta la Rai dal  trasmetterli. Insomma Rai Cultura deve andare a dire a brutto muso alla Scala. l'Attila di Verdi ( programmato per la prossima inaugurazione)  non fa per noi. Volete fare Attila, nessuno ve lo proibisce, ma per carità programmatelo in altra data ( Noi questo l'abbiamo scritto su questo blog, già molti giorni fa!)

 Per fare questo Rai Cultura e Rai 1  deve poter trattare con le istituzioni. Un esempio. per una decina di anni e passa, noi, per conto della Rai, abbiamo seguito la formulazione del programma del Concerto di capodanno dalla Fenice (vi abbiamo raccontato tante volte questa storia, finita senza una ragione plausibile, col risultato che i telespettatori, nel giro di tre anni sono crollati di quasi 800.000). Teodoli conosce bene questa storia perché l'ha vissuta direttamente ed anche in loco tutti questi anni!

Negli anni in  oggetto abbiamo fatto una fatica del diavolo per convincere il direttore artistico e sovrintendente del teatro veneziano che certi titoli di quel programma non andavano bene, per un concerto trasmesso in tv, all'ora di pranzo, in un giorno di festa. Più o meno, ma sempre on grande fatica, ci siamo riusciti. Quando abbiamo abbandonato quell'impegno, la direzione artistica del teatro s'è data a programmare titoli assolutamente inadatti; e il risultato dell'Auditel , prevedibile, ci  ha dato ragion, come attestano gli 800.000 telespettatori in meno in soli tre anni.

 Vogliamo dire che  Rai e Rai Cultura devono  imporsi con le Istituzioni, anche con la Scala, trattando da pari, perché la trasmissione tv  comporta alcune regole e questa vanno osservate anche da chi si affaccia in tv  poche volte l'anno.

Adesso, invece, Rai e Rai Cultura vanno col cappello in mano alla Scala, o accettano senza fiatare il programma del Concerto di Capodanno della Fenice. Ma per cambiare musica deve dotarsi di consulenti  o dirigenti all'altezza, per competenza e autorevolezza. Che ora non ha. Sia chiaro non ci stiamo candidando noi. Noi siamo in età di pensione, abbiamo già dato e fatto egregiamente il nostro lavoro; ma qualche consiglio, come questo,  ancora possiamo offrirlo, augurandoci che il destinatario ne faccia tesoro.

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