domenica 15 ottobre 2017

Sul modo di intendere l'alternanza scuola lavoro. La protesta degli studenti

Quando la Giannini la introdusse, la novità di far passare agli studenti, alcuni periodi, durante gli anni studio, in luoghi  di lavoro, fu salutata come non solo utile ma sacrosanta. Far mettere il naso fuori dalle aule agli studenti fu considerata una giusta decisione. La legge e la Giannini dimenticarono, però, di considerare alcune cose che avrebbero dovuto prevedere per porvi rimedio. E  cioè che mentre tale alternanza ha un senso per le scuole professionali, qualora si riesca a far andare gli studenti nelle fabbriche più adatte alla loro specializzazione, ha poco senso  se  si mandano gli studenti a fare lavori che a loro praticamente nulla insegnano, e a farli gratuitamente. Se va  a fare il cameriere, o le pulizie, o  lavora in un call center, il liceale - o lo studente, in generale - imparerà soltanto che c'è chi lavora, che fa lavori talvolta umili ecc... ma allo stesso tempo imparerà a sue spese che si può essere sfruttati, come nel loro caso. Che esista il mondo del lavoro lo sanno, specie quelli i cui genitori  fanno lavori duri mal pagati.

Se uno vuol fare una esperienza lavorativa, in senso lato, cioè una qualunque, la  può fare durante le vacanze - come fanno già molti studenti - seguendo orari e regole, ma facendosi pagare.

 Come abbiamo fatto anche noi, con un  gruppo di amici, alla fine degli studi liceali, quando andammo a lavorare in una fabbrica metallurgica, in Germania, a Offenbach. Lavorammo sodo, con turni massacranti, giornalieri o notturni alternativamente, vivendo in baracche nel vero senso della parola. In Germania, gli studenti che lavoravano d'estate, non pagavano tasse, perciò alla fine del periodo di lavoro che durò all'incirca un mese e mezzo, guadagnammo bei soldini ( marchi -quando il marco era molto forte) e con quelli ci facemmo un bel viaggio in Europa, riuscendo a portare a casa anche qualche soldo rimastoci.
Noi pensavamo che quell'esperienza non ci sarebbe servita dal punto di vista lavorativo - speravamo di non essere costretti a fare quel lavoro massacrante che tanti fanno - ma solo per farci capire che significasse lavorare e lavorare duro. E ci servì.

La Giannini deve spiegarci perché la scuola deve prestare ad imprenditori di ogni genere dei giovani studenti, gratuitamente. Per ora non ce lo ha spiegato e soprattutto non l'hanno spiegato, nè Lei nè la Fedeli, agli studenti .
 Per questo siamo d'accordo con la protesta degli studenti. Se alternanza ci deve essere fra scuola e lavoro, deve essere pensata, studiata ed organizzata per renderla utile ed efficace.  Mentre ora, stando alle denunce degli studenti essa è stata  casuale, inutile  e priva di senso.

La protesta degli studenti ci ha fatto venire in mente  ciò che avviene nel mondo della musica con le cosiddette orchestre 'giovanili' o orchestre 'di formazione'. Che sono modi per sfruttare i giovani musicisti,  il più delle volte senza dare loro nulla in cambio.

Che sia utile per gli studenti di Conservatorio fare esperienza di orchestra, per la maggior parte delle classi di strumento, non c'è neppure bisogno di sottolinearlo, visto che  una simile esperienza - utilissima e di grande valore formativo - in Conservatorio non si fa. E che  la formazione di tali orchestre abbia finalità tutt'altro che formative è altrettanto chiaro.

Si fa un bando per reclutare giovani, si forma alla bell'e meglio un'orchestra, la si fa lavorare per una manifestazione che magari dura nel tempo, e alla fine, saluti e baci, chi s'è visto s'è visto. I giovani musicisti  hanno goduto di vitto e alloggio, qualche volta in condizioni di autentico sfruttamento e, terminata l'esperienza, tornano ai loro studi senza nulla di nuovo e di meglio per cui ricordare quell'esperienza. Perché poi, nella maggior parte dei casi queste orchestre giovanili vengono affidate a direttori che considerarli tali è un insulto alla professione; oppure a direttori alle prime armi che hanno loro bisogno di imparare e, di conseguenza, nulla possono ancora insegnare ai giovani loro affidati. Il caso di una giovanissima direttrice alla quale viene affidata la direzione di un 'giovane' complesso, a Napoli, ne è  esempio lampante.

Ci viene in mente, al contrario, l'esperienza esaltante che molti giovani d'Europa, italiani compresi, vissero negli anni in cui nacque e fu attiva la ECYO - poi divenuta EUYO - e cioè l'Orchestra  giovanile della Comunità (poi Unione) Europea. Come la sua filiazione più diretta, la Mahler, fondata e diretta da Abbado o la 'Divan' fondata ed affidata a Barenboim, la 'Cherubini' di Muti e, secondo noi, anche la 'Mozart' di Abbado, finita miseramente con la morte del direttore, e che ora  fra mille difficoltà, sta tentando di risorgere.

(Il contrario di ciò che avviene, ad esempio, con l'Orchestra Nazionale dei Conservatori Italiani, della cui esistenza ogni tanto arriva qualche segno positivo e subito dopo un segno opposto, che viene montata ogni volta che serve - quasi mai per ragioni  musicali! - affidata sia per la gestione che per la direzione a mani assolutamente inesperte e la cui attività, circoscritta nel tempo, nessun segno lascerà nei giovani musicisti).

Beh, in quei primi anni di vita della ECYO, i selezionatissimi giovani musicisti, per qualche mese, solitamente d'estate, lavoravano prima 'a sezioni', e poi  affidati alla direzione di grandissimi - quelli veri- direttori ( Bernstein, Karajan ecc... se ricordiamo bene), giravano il mondo,  ricavandone benefici,  dagli stessi, anche a distanza di tempo, riconosciuti. E per i quali sono, anche da adulti e dopo molti anni, grati per  quell'esperienza.
 Anche quei giovani musicisti non ricevevano il becco di un quattrino; ma vuoi mettere i frutti di quell'esperienza, maggiori di qualunque compenso?

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