domenica 8 ottobre 2017

Antonio Pappano. Svelato l'arcano della bacchetta da lui impugnata per il 'Re Ruggero' di Szymanowski

Noi c'eravamo, alla vigilia, incamminati per una strada pericolosa, nella lettura della 'bacchetta' di Pappano, per la prima volta impugnata dal direttore, come sottolineava con enfasi la copertina del 'Trovaroma' di Repubblica.

Per noi quella bacchetta era 'magica' e serviva al direttore principalmente per due scopi. Il primo, arrivare fino in fondo all'esecuzione assai impegnativa, sebbene la partitura fosse a lui arcinota avendola già diretta a Londra, e nello stesso tempo tentare, disperatamente, ancora una volta di far entrare  quel 'Mysterium'  nel repertorio dei teatri; il secondo, mettere a tacere quanti avrebbero potuto storcere il naso e turarsi le orecchie di fronte ad una inaugurazione di stagione così inusuale.

Il primo,  grazie alla bacchetta  per noi 'magica'  è parzialmente riuscito, non sappiamo ancora dell'esito dell'entrata dell'opera di Szymanowski nel repertorio dei teatri, sebbene confidiamo molto sulla  sua potenza - della bacchetta 'magica'; il secondo , forse, anche, perchè il pubblico a fine esecuzione ha applaudito, e la critica pure inneggiato al 'fenomenale' Pappano 'con la bacchetta', il quale, qualunque cosa tocchi, la trasforma in oro, come ha fatto con il leone tutto d'oro con il quale l'Accademia, pubblicitariamente , ha rappresentato l'effigie di re Ruggero.

Poi però è arrivata la solita guastafeste che ha distrutto tutto il castello magico che, a fatica, avevamo costruito intorno a quella bacchetta. La guastafeste si chiama Carla Moreni, solitamente bene informata, per via diretta, degli accadimenti e  delle previsioni che riguardano l'Accademia, che è venuta a dirci la ragione di quella bacchetta: una banale tendinite alla mano destra del direttore. Ed ha aggiunto, per la serie che 'non tutti i malanni vengono per nuocere' che , con la bacchetta, 'il gesto di Pappano si è fatto più chiaro',  mentre - aggiungiamo noi, tirando le somme del discorso - quello di Temirkanov, che si ostina a dirigere senza bacchetta, è tremendamente  scuro, meglio: pochissimo chiaro, sebbene efficace, a detta di taluno.

La guastafeste,però, per farsi perdonare la disillusione prodotta almeno in noi, ha rivelato una anticipazione (?) che le potrebbe essere stata sussurrata all'orecchio, con la preghiera,  da lei disattesa, di non parlarne con nessuno, mentre Lei, per farsi perdonare, ne ha parlato.

 Perché, ancora una volta, e sarebbe la terza, Pappano ci riproverà con 'Re Ruggero', nel 2021 e alla Scala, nell'anno in cui si conclude l'ennesimo contratto  con Santa Cecilia, iniziato nel 2005 ed anche quello con il Covent Garden di Londra, addirittura precedente? Potrebbe essere il biglietto di ingresso alla Scala di Pappano, con un incarico di peso: direttore musicale?  Ma non c'è Chailly? Dopo Chailly, o perchè scommette che Riccardo, dopo qualche anno, fuggirà pure lui dalla Scala, come hanno fatto in passato sia Abbado che Muti?


Ma la lettura dei giornali ci ha riservato un'altra sorpresa. Premettiamo che noi, da quando c'è quella brava persona di Dall'Ongaro  alla sovrintendenza, non siamo più graditi a Santa Cecilia,  e perciò di tutto quello che avviene, di buono e  di cattivo, lo sappiamo solo dai giornali, ai quali siamo costretti ad attenerci.
(Detto fra parentesi, non è che la messa al bando inflittaci da Dall'Ongaro - a seguito di una causa contro di noi che ha perso su tutta la linea ( ben gli sta!) - ci turbi più di tanto. Di musica,  nella nostra vita, ne abbiamo ascoltata tantissima, almeno il doppio di quella bastevole per una vita interamente ad essa votata;  e perciò, ora, una sorta di 'cura del silenzio' non ci dispiace del tutto).

I giornali, dicevamo, ci hanno raccontato, all'unanimità, della delusione ed inefficacia, ma anche della inopportunità del 'video live' che ha accompagnato l'esecuzione, ed anche  della ovvietà della cosiddetta 'mise en espace' che faceva arrivare un protagonista dalla platea, mentre un altro lo piazzava in alto nelle gallerie, fronte pubblico. Cose viste, straviste, inutili, dizzinali e banali.

Ci hanno, perciò,  anche detto indirettamente,  per lo meno ce lo hanno fatto capire, che Pappano e Dall'Ongaro non hanno creduto fino in fondo alla inusuale scelta di inaugurare con l'opera di Szymanowski, e per questo hanno chiamato la coppia Masbedo, sperando che  il loro lavoro la rendesse meno indigesta, più accettabile da coloro che, frequentando Santa Cecilia, vogliono sentire la grande musica, soprattutto nelle serate speciali, concedendo che, in qualche occasione meno importante,  si possa procedere  anche alla riscoperta di  capolavori presunti e  ingiustamente dimenticati.
Per ora quella scelta è stata bocciata: contestata dal pubblico e disapprovata in coro dalla critica.
Sbagliando si impara?

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