sabato 7 ottobre 2017

Giorgio Pressburger., in memoriam. Musica e Televisione ( da Piano TIme, 1985)

Anche noi abbiamo conosciuto Giorgio Pressburger, scrittore, intellettuale, acuto e garbato, scomparso pochi giorni fa. Ai tempi di Piano Time scrisse per la nostra gloriosa rivista un interessante testo sulla 'Musica in tv', che noi abbiamo ripreso, in anni recenti, ripubblicandolo, su Music@. E, successivamente, per una'altra nostra rivista, Applausi, un 'Invito all'operetta'.
 A voi, lettori del nostro blog vogliamo riproporli. Intanto cominciamo con diversi brani di quello sulla 'Musica in tv'. Successivamente quello sull'Operetta che egli, ungherese d'origine, trapiantato a Trieste, conosceva bene ed amava.

                                       Musica e Televisione di Giorgio Pressburger
                                          (  in Piano Time, 1985 e Music@, 2007 )

..." Da molti anni in qua, nonostante perfezionamenti e serietà d'impegno, la concezione delle riprese televisive è rimasta sostanzialmente immutata: vale a dire primitiva e senza un pensiero intelligente 
(il corsivo è nostro ndr.). In un brano sinfonico si possono vedere i gruppi di strumentisti che in quel momento portano il discorso melodico, il direttore, l'insieme dei professori d'orchestra, talvolta il pubblico.

... Da anni e anni gli amanti della musica vedono sfilare sul piccolo schermo volti di rispettabili signori in smoking o in frack - o in maniche di camicia - intenti a suonare i loro strumenti, sudati, concentrati, trasfigurati oppure timidi e guardinghi. Il bagliore degli strumenti musicali colpiti dai fasci di luce emanati dai riflettori, il brillare degli occhiali, degli orologi da polso, dei 'gemelli' d'oro della camicie ipnotizzano lo spettatore, che invece di ascoltare la musica cerca di indovinare, guardando quei volti, le case dove quelle buone persone abitano, i discorsi serali e  diurni in famiglia, con le mogli e i figli, i quadri alle pareti, gli interni,i momenti belli o brutti della loro vita, testimoniati da una ruga, un tic, o uno sguardo. Ci sono anche belle donne da vedere, ben pettinate, dall'aspetto algido, frigido, oppure al contrario tenero e sensuale.Insomma c'è la possibilità di immaginarsi un'intera sociologia o psicologia o caratterologia dei musicisti guardando quei professori d'orchestra. Tutto ciò non ha niente  che fare con il brano eseguito, il quale scorre ben al di là di quei volti e dei sudori e gesti enfatici dei direttori.

...Le cose, spesso peggiorano quando si tratta di opere liriche. Viene fuori tutto un mondo di pesanti finzioni, sovente di puro ciarpame, le immagini - salvo rare eccezioni - non dicono molto né circa la musica né per lo sviluppo drammaturgico né come immagini. Si assiste alla moltiplicazione del cattivo gusto o del buon gusto, che esaltato spesso diventa anche esso insopportabile (il caso di certi spettacoli di Pizzi ripresi in tv). Oggi molti registi pensano alla ripresa televisiva e alla diffusione in videocassette dei loro spettacoli, al guadagno relativo, e concepiscono tutto in termini di pseudo realismo che dopo due inquadrature diventa davvero ridicolo. La gestualità non aggiunge nulla di interessante né alla musica né al teatro.

...C'è una sproporzione enorme fra tutto il lavoro intellettuale, spirituale, e artigianale dell'opera di preparazione e ciò che un musicista esprime, involontariamente con il movimento muscolare del volto, del busto, delle mani, dei piedi. Questi ammiccamenti del corpo, caso mai segnalano qualche moto interiore dell'artista, ma è inutile sperare di sapere quale.

... Non è una fruizione vera della musica, perché la musica, pare strano a dirsi, non è tanto importante in quei documenti, quanto lo è ciò che si vede, anche una mosca posatasi sul braccio d'una spettatrice inglese capitata come turista nel luogo del concerto.

... Nel caso della ripresa di concerti di musica da camera il discorso viene aggravato dalla dedizione dei registi ai gusti del luogo, appunto, agli affreschi, agli stucchi, a tutto ciò che dà una connotazione superficiale, vagamente 'd'atmosfera' al brano in questione.

...Con queste premesse, la televisione e la musica cono incompatibili ( il corsivo é nostro, ndr.). Tanto varrebbe spegnere lo schermo e ascoltare soltanto il flusso della musica attraverso gli imperfetti altoparlanti applicati  all'apparecchio TV...  Oppure immagine  visiva e suono possono trovare un matrimonio non prevedibile ancora 50 anni fa?

... C'è chi ipotizza un avvenire luminoso nel campo dei video dischi anche per la musica cosiddetta classica, e non soltanto per la musica rock.  Qualcosa di ciò che si vede oggi nei videoclip, cioè una sceneggiatura, più o meno astratta, surreale, o iperreale fatta in base ai ritmi o ai blocchi sonori dei brani, senza voler costituire una tessitura narrativa, ma soltanto una suggestione nata dalla musica, dalla dinamica di essa... Si può immaginare quale costo può richiedere un lavoro di quel genere se certi video-clips di Julian Temple, per esempio, della durata di tre quattro minuti, sono costati quattro miliardi.

... Un'altra strada da percorrere sarebbe, secondo altre opinioni, quella di costruire un 'lessico' visivo astratto per esempio elettronico, da applicare a quello musicale, e successivamente adoperare questi elementi secondo la doppia articolazione linguistica in modo da costituire un discorso parallelo a quello musicale. Tentativi di questo tipo sono già stati messi in atto usando colori fondamentali e forme primitive. Il costo di tali operazioni ovviamente sarebbe assolutamente surrettizio, ma il successo commerciale di tali esperimenti - sarebbe per ora - sconsolante. Chi avrebbe voglia - ora come ora - di guardare per , mettiamo, quaranta minuti, il piccolo schermo, su cui si alternerebbero  colori e figure più o meno astratte, ascoltando un celebre brano?

... Un'altra ipotesi che ho sentito fare da qualcuno è stata quella di usare tutte queste tecniche in un linguaggio misto: cioè le riprese come quelle oggi in uso, le immagini sceneggiate, e infine quelle astratte. Con l'aggiunta di una ulteriore possibilità, quella di utilizzare il linguaggio televisivo del balletto. Questo genere di teatro musicale è quello che fino ad oggi ha dato i migliori risultati nel campo delle riprese televisive. Direi che alcune di esse sono memorabili, fondano un genere completamente nuovo.

... Oggi esistono veri specialisti del linguaggio televisivo (pochi a dire il vero ma alcuni veramente bravi, come il polacco Rubezynski) e a loro si potrebbe affidare lo studio di un possibile futuro per la musica in video.
 Rinunciare  a questo mezzo di così vasta fruizione, per la diffusione o semplicemente conservazione della musica classica e moderna sarebbe una idiozia: continuare a presentarla nel modo in cui lo si fa oggi è assurdo e grottesco, contro gli interessi della musica stessa.
 Non tutti i musicisti la pensano a questo modo, ne sono più che convinto. In questi anni addirittura si è presentata una importantissima opera moderna in cui si rinunciava in qualche maniera alla visione per immagini, a favore d'un senso spaziale non meglio definibile, con effetti sconcertanti e inattesi, ma penso, alla lunga, improponibile.

E' bene comunque che di questo tema di parli ancora, con la dovuta cognizione di causa s'intende e senza rifiutare in nome di un purismo magari eroico ma penso cieco, il discorso stesso  e la risposta ad alcune questioni che ben presto si potranno rivelare più attuali e decisive di quanto lo possa prevedere oggi". (Giorgio Pressburger)



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