domenica 24 settembre 2017

MUSICA , RAI: c'era una volta un agente... e ve ne sono ancora oggi che fanno il 'buono e cattivo tempo'

Tra la fine degli anni Settanta e gli Ottanta circolava in Italia un  agente molto chiacchierato che rappresentava parecchi big della musica classica. Difficile ignorarlo anche per la sua buffa mole e per un cognome inzeppato di consonanti ( era originario dell'Est Europa); e che si faceva notare soprattutto per altre ragioni : nella sua agenzia, che  aveva la residenza fiscale a Montecarlo, figuravano molti big , di quelli di prima fascia assoluta mondiale,  per i quali lui riusciva a strappare chachets al di sopra del mercato.

Aveva di fatto drogato, anzi avvelenato il mercato della musica in Italia. Per i suoi artisti da noi richiedeva cachets superiori a tutti gli altri, e forse anche superiori a quelli che riusciva a farsi dare all'estero ( ma questo non lo sappiamo con esattezza). E glieli davano. Si disse allora, quando nella sua rete erano caduti anche alcuni esponenti di spicco dell'organizzazione musicale italiana,  che alcuni di loro avevano interessi nella sua agenzia (magari erano proprietari di quote sotto altro nome); ma quest'ultima cosa non si è mai dimostrata. E  per di uno di essi, il più chiacchierato ma anche il principe dei direttori artistici, forse non era assolutamente vero, con il senno di poi, essendo morto malandato, quasi nell'indigenza, nonostante che terminasse la sua carriera ancora in servizio (alla Fenice di Venezia).

A quell'agente tanto chiacchierato capitò anche qualche incidente, come quello con i Berliner, in occasione di una loro tournée prima affidatagli e poi subito sfilatagli. E la ragione era solo una: soldi . Ricordiamo male o forse no come andarono le cose? Quell'agente aveva pattuito una cifra per la tournée, sulla cifra pattuita aveva fatto una bella 'cresta', e quando i  Berliner vennero a saperlo gliela tolsero. Come si vede non era un apostolo e missionario della musica come ha sempre tentato di farsi accreditare, Era un mercante, per giunta spregiudicato.

Non serve aggiungere che i big della musica facevano a gara per entrare nella sua agenzia. Anche loro non erano apostoli, erano soltanto molto bravi, o considerati tali, e perciò in grado di farsi strapagare; poi l'agente provvedeva a fargli pagare meno tasse, a causa della sua vantaggiosa residenza fiscale.

 Quando l'agente venne smascherato e trattato per quel che era, si  mise ad organizzare festival o manifestazioni 'chiavi in mano', per le quali offriva i suoi musicisti, l'idea, il programma della serata ecc... Ricordiamo uno spettacolo , davvero scandaloso, da lui proposto alle Terme di Caracalla, con l'Opera di Roma, e che aveva a soggetto forse Cristoforo Colombo. 'Una cagata pazzesca', avrebbe detto Paolo Villaggio, alla quale assistettero anche notabili del mondo politico ( gli stessi che ancora oggi sperano di nascondere i loro panni sporchi facendosi vedere in giro in circostanze più accettabili!Non facciamo nomi).

Di quell'agente, un lupo ammantato da agnello, avevano bisogno soprattutto i provinciali, i quali erano disposti a pagare per  figurare. Ed anche questo contribuì a far lievitare i cachets. Senonché ad un certo punto la situazione divenne troppo scandalosa e l'agente a gambe levate dovette riparare nella sua residenza fiscale. Non che sia del tutto sparito, perchè anche oggi c'è chi ha bisogno di lui, magari solo per farsi bello con nomi altisonanti, strapagati, ma al suo strapotere si mise un freno.

Oggi, nella musica, ci sono ancora agenti come quello di cui vi stiamo parlando? Certo che ve ne sono. Uno soprattutto, americano, con rappresentanze ovunque, che ha nella sua agenzia molti big che molla con altri (comprimari) con la formula: 'prendere o lasciare '. E, come quell'agente, organizza tournée internazionali e pure manifestazioni singole e interi festival. Perchè  anche l'agente americano, come quello monegasco, tiene a dire che lui fa quel lavoro per amore della musica, essendo stato anche lui musicista (come quello monegasco), poi costrettovi dalle circostanze della vita. Noi,, naturalmente apparteniamo a quella sparuta schiera di cronisti che non ha mai creduto ad una sola parola dell'uno e dell'altro.

In Rai la musica non cambia. Vi sono due , massimo tre agenti che fanno in tutte le reti televisive e nelle fiction il buono e cattivo tempo. Hanno nelle loro agenzie alcuni big, molti comprimari, gruppi di autori, e sono titolari anche di case di produzione, con quote riservate anche alle loro galline dalle uova d'oro, che si fanno pagare due o tre volte i loro prodotti.

 In questi giorni se ne parla per il programma di Fabio Fazio, Che tempo che fa, passato dalla terza alla rima rete della Rai, per il quale un agente fornisce conduttore, partecipanti, autori, produzione, format...Che altro?

Un parlamentare del PD, segretario della Commissione di Vigilanza Rai, che parla più spesso a sproposito, una volta che ha detto una cosa giusta è stato messo in minoranza. Aveva proposto un 'ATTO DI INDIRIZZO' per mettere fine a tutte queste anomalie ed allo strapotere , in generale, degli agenti; glielo hanno bocciato, anche quelli del suo partito, per bocca di Giacomelli, ed anche perchè se fosse stato approvato, il programma di Fazio non sarebbe potuto andare in onda, perchè contravveniva a tutte le regole, a cominciare dal cachet del conduttore-autore-proprietario del format e produttore.

Ora una domanda sorge spontanea, come direbbe Antonio Lubrano: perchè lo strapotere di pochi  esterni nell'azienda culturale più importante del paese? La risposta non può che essere una, assai simile a quella che ci si dava all'epoca  per l'agente monegasco. La pochezza dei dirigenti, la loro pigrizia, il dispregio totale delle intelligenze e forze che lavorano in Rai ed il sospetto - come ai tempi del nostro agente - che vi sia anche dell'altro, che forse non si vuole far venire alla luce.
 Per queste ragioni il codice di comportamento formulato e proposto da Anzaldi non verrà mai approvato.  Fino al prossimo caso o scandalo; e comunque non prima di quattro anni, quando 'Fabbio' ha promesso che si ritirerà a coltivare i campi.

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