mercoledì 9 agosto 2017

Maestro Muti, non se la prenda. Il racconto dell'Aida a Salisburgo continua

Il Corriere si sta distinguendo quest'estate per l'attenzione agli eventi musicali di stagione, fra i quali certamente l'Aida a Salisburgo che celebra il ritorno nella buca di orchestra per un 'opera di Riccardo Muti al festival austriaco, dopo il Nabucco di molti anni fa che si vide successivamente anche a Roma, è quello di maggiore attrazione.

 Oggi, dopo il reportage di un paio di giorni fa, il quotidiano torna sull'evento, con una dichiarazione, amara, di Riccardo Muti e con tre pezzi, raccolti da Cappelli ma ascrivibili rispettivamente al direttore, alla regista iranaiana, al suo debutto nella lirica, e alla Netrebko, la star dell'opera.

  Particolarmente interessante la bella dissertazione di Muti che cancella la pessima tradizione perpetuata intorno all'opera verdiana, per ascriverla fra quelle di maggiore intimità, con le dovute spiegazioni. Molto diverse da tante altre dello stesso tenore, che abbiamo letto in anni passati, anche riguardo ad altre opere oltre che sull'Aida, quando non potendosi fare con le scene, per mancanza di soldi, diventavano opere cameristiche - come nella volontà del compositore, dicevano gli imbroglioni a comando, fra i quali anche direttori notissimi che non nominiamo.  Tolta la scena del trionfo, il cui trionfalismo è nella musica e dunque non abbisogna neanche del corteo di elefanti e schiavi e tesori, Aida è opera davvero raffinatissima, intima, introspettiva, e tale deve tornare ad essere. Esattamente come, secondo Muti, l'ha concepita Verdi e come il nostro direttore l'ha riproposta.

Ma non è su questa lezione di musicologia che vogliamo soffermarci, bensì sulla lagnanza del direttore per l'assenza di  politici italiani a Salisburgo, dove era presente Angela Merkel, cancelliera tedesca in trasferta a Salisburgo per amore della musica, e dove negli ani passati, prima di Merkel, si vedeva  regolarmente anche il cancelliere Koll. Muti avrebbe gradito che anche qualche politico italiano si fosse recato a Salisburgo per l'opera - nostro vanto, come vanno dicendo sempre questi ignoranti analfabeti  che ci governano - e per godere del caloroso trionfo riservato ad uno dei nostri più illustri cittadini.

Maestro non se la prenda. Non venivano a Milano, come può pensare che possano, interrompere le vacanze estive,  per venire fino a Salisburgo? ( in verità noi che Salisburgo l'abbiamo frequentata per molti anni, abbiamo più d'una volta notato seduto ai tavolini di Tomaselli  qualche politico italiano, ma il pubblico di Salisburgo è internazionale, se si escludono gli italiani che invece affollano d'estate le vie della cittadina mozartiana). Si ricorderà della nostra ex ministra Melandri che disertò l'inaugurazione della Scala accampando che avrebbe dovuto allattare il pargoletto, e poi, sprovveduta, fu beccata, povera idiota, ad una cena all'Hilton. Come può pensare che la Melandri come tutti gli altri suoi successori ( Bondi,Galan, Ornaghi, ma mettiamoci anche Franceschini) possano scegliere di andare all'opera o ad un concerto? Non si illuda questo è il nostro paese.

Non rimpianga neppure la visita che ricevette tanti anni fa proprio a Salisburgo, da Alemanno - buono quello! - e Vespa,  che vennero a trovarla nel pieno del festival per strapparle la promessa di assumere un  incarico all'Opera di Roma. Lei, si ricorderà, per toglierseli di torno, acconsentì, ma poi si rimangiò quella promessa, perché di fatto non assunse nessun incarico di rilievo all'Opera di Roma, ma solo l'impegno a dirigervi per qualche anno di seguito. E poi via prese il fugone  quando l'aria divenne cupa, da quel che lei dichiarò; quando, invece, le sue richieste divenute sempre più esose il teatro non potè accogliere, secondo l'altra campana.
 Comunque a Roma ha lasciato un buon ricordo. Il suo nome compare ancora nel sito dell'Opera, con il titolo conferitogli: direttore onorario a vita. E qui smettiamo, perchè ci viene da ridere!

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