martedì 8 agosto 2017

Danno i numeri i giornali. Troppo spesso

Chi è il n.1 fra i direttori quarantenni italiani? Michele Mariotti, secondo Valerio Capelli che ne ha annunciato sul Corriere lo sbarco a Salisburgo con un'opera verdiana in forma di concerto, Domingo protagonista, già diretta alla Scala.
Mariotti è arrivato a Salisburgo preceduto da una gran fama, alla quale forse qualche aiutino l'ha dato anche Nicola Sani, a capo del Teatro di Bologna di cui Mariotti è direttore, caldeggiando la sua causa presso l'attuale direttore del festival austriaco, Markus Hinterhauser ( suo amico, frequentato dai tempi della sua direzione della fondazione Scelsi)? Certamente no, Sani non c'entra, almeno così pensiamo. Mariotti ha critiche sempre positive se non entusiasmanti ovunque egli diriga, e dunque merita, di approdare al festival dei festival.  Anche chi volesse vederci anche lo zampino del noto festival rossiniano di Pesaro, in mano alla sua famiglia fin dalla fondazione, o una specie di anticipo delle celebrazioni rossiniane del prossimo anno ( 1868-2018) sbaglia di grosso.

Nell'intervista al giovane direttore c'è un passaggio che un giovane ma bravo giornalista come Cappelli avrebbe dovuto approfondire, oltre che denunciare. Cappelli tira fuori il licenziamento dell'Orchestra del Comunale di Bologna, di cui Mariotti è direttore, dal festival di suo padre, dove è arrivata quella della Rai. Ma non gli chiede la ragione che potrebbe essere solo di carattere economico e potrebbe avere a che fare con rivendicazioni sindacali. Se ne duole e basta. Troppo poco.

Sempre dal Corriere, ma questa volta da Enrico Girardi, altri numeri per un altro direttore. Il giornale gli pubblica la recensione dell'Orlando furioso  di Vivaldi che lui ha visto a Martina Franca ( quando? se è andato in scena a metà luglio, ultima replica il 31, e la recensione è uscita ieri 8 agosto? Che tempismo!). Ha visto dirigere un giovane direttore, nel Giorno di regno di Verdi, uscito dal Conservatorio dell'Aquila, e che quindi noi consociamo, anche se non lo abbiamo mai visto ed ascoltato dirigere, negli anni di studio. Si chiama Sesto Quatrini, è stato e forse lo è ancora assistente di Fabio Luisi e, secondo Girardi, dobbiamo fare attenzione perchè di lui si parlerà in futuro. Sembra di rileggere quel che Schumann (Girardi) scrisse di Brahms ( Quatrini) prima che il grande compositore si dedicasse alla sinfonia, mentre era noto soprattutto come pianista e compositore per il suo strumento. E' chiaro che Girardi ha prestato orecchio a ciò che Luisi gli ha detto del giovane direttore, al quale noi auguriamo un futuro radioso.

A proposito di suggerimenti, e sempre restando sulle recenti cronache salisburghesi lette sul Corriere, Cappelli, nel raccontare l'Aida di Muti, con i Wiener in buca, ha modo di annotare, di sfuggita, che l'arrivo di Muti in buca gli fa bene ai noti viennesi, perchè per quanto bravi siano, la routine può fiaccare anche le loro ben note prestazioni. Insomma i Wiener, dice Cappelli, hanno fatto il 'tagliando' con Muti. Vabbè, che routine! E quanto poco costoso sia un tagliando che li faccia nuovamente risplendere.
La considerazione di Cappelli, frutto di suggerimenti venutigli da chi di orchestre se ne intende ed è anche in grado di vedere se le prestazioni sono appannate rispetto al solito, deriva anche dalla considerazione tante volte fatta e rifatta letta e riletta, e cioè che i Wiener, orchestra residente a Salisburgo, viene oberata di lavoro nel mese che dura il festival e che quindi qualche volta può non essere e non figurare al massimo delle sue possibilità. Salvo che non la diriga qualcuno che le suona la sveglia. Come ha sicuramente fatto Muti. E Cappelli, prontamente, riferito.

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