lunedì 8 maggio 2017

Virginia Raggi si dimetta, e con Lei tutta la sua squadra. E Roma venga affidata a mani più capaci

Non passa giorno  senza che le  cronache raccontino errori, inciampi inefficienze passi falsi di Virginia Raggi e della sua giunta. E non passa giorno che tutto questo non ci venga raccontato soprattutto dalle pagine del Corriere della Sera che, da quando Sergio Rizzo ha assunto la direzione della redazione romana, sembra tenere la sindaca e la sua amministrazione sotto stretta sorveglianza. Anche se, occorre dirlo, di tale stretta sorveglianza non ci  sarebbe neanche bisogno, perché  errori,  scivoloni, manchevolezze ed inefficienze della sindaca, quasi quotidiani, sotto gli occhi di tutti. L'aggiornamento per gli ultimi giorni è presto fatto. 

Primo: emergenza rifiuti. Ci risiamo, l'impianto di Rocca Cencia -  ci pare si chiami così - è fuori uso da qualche giorno. Motivo addotto dalla sindaca: sabotaggio. Che fa il paio con l'incidente dei 'frigoriferi' lasciati per strada, di qualche mese fa, quando la sindaca gridò al 'complotto'. Conseguenze: la città è nuovamente invasa dai rifiuti con  il riemergere dei soliti problemi di salute per i cittadini : puzzo terribile, topi che fanno festa ecc... Virginia Raggi incolpa la regione, cioè Zingaretti, il qual rimanda alla sindaca l'accusa, addebitandole l'incapacità a gestire  lo smaltimento dei rifiuti che, da quando è al governo - e cioè da un anno ormai - ritorna, puntuale, ciclicamente. Basta un nulla per farla riemergere  nella sua drammaticità.

Secondo: incendio a Pomezia, il cui Comune è retto da un sindaco della stessa galassia stellare della Raggi - cioè a cinque stelle.  Da venerdì, da quando cioè si è verificato l'incendio, erano le otto circa del mattino, i comunicati dei due sindaci si sono seguiti, intrecciati  ed alternati in evidente contraddizione fra loro: prima per tranquillizzare i cittadini del Comune di Pomezia ed anche quelli dei paesi vicini, poi per  allarmarli; prima con  l'invito a non uscire di casa ed a tenere le finestre chiuse, poi  per rassicurarli che l'aria era pulita ( per moto di dire, perché pulita certamente non era, ma era comunque priva di diossina); prima  l'assicurazione che nel fabbricato deposito di rifiuti non c'era amianto e poi la certezza che l'amianto c'era. A sottolineare che nel Comune laziale c'è  identica inefficienza amministrativa  che ogni giorno si verifica a Roma, i comunicati  della ASL cittadina che avrebbe dovuto autorizzare o vietare lo svolgersi di un evento sportivo. Una confusione quasi istituzionale. E che dire della denuncia fatta agli Uffici Comunali di Pomezia di irregolarità in quell'impianto, ignorata?

Terzo: limitandoci a Roma, l'illuminazione delle strade, stravolta da quelle luci più adatte ad un negozio di generi alimentari o ad un bagno pubblico (ammesso che ve ne sia ancora qualcuno a Roma) che a strade, vicoli e piazze monumentali o suggestive della Capitale; e successivo dietrofront a seguito di aspre critiche corali della cittadinanza.  

Quarto:   mancata conservazione e tutela dei monumenti. L'allarme viene ormai lanciato quasi ogni giorno. I monumenti, anche quelli restaurati di recente, subiscono quotidianamente assalti incivili e barbari. E la sindaca , come anche il suo vice, l'assessore alla 'ricrescita' culturale Bergamo, non sanno che opporre l'invito ad educare i cittadini al rispetto dei monumenti. Giusto invito. Ma mentre i monumenti vengono nuovamente imbrattati e profanati che si fa, in attesa che i cittadini siano educati? Nè la Raggi nè Bergamo sanno dare una risposta. Negli ultimi giorni sono intervenuti il presidente di Bulgari ed il proprietario dell'Hotel Hassler per invitare l'autorità cittadina a provvedere con la vigilanza soprattutto. Nessuna risposta dai destinatari dell'ammonimento.

Quinto, Sesto: buche,  strade dissestate, verde pubblico trascurato, trasporti pubblici in tilt. La città appare ormai agli occhi di tutti, romani e non allo sbando abbandonata, trascurata, sull'orlo della sua rovina.

 Sesto: dove consumare i posta 'a sacco'.Una proposta, certamente non venuta dall'inconcludente amministrazione capitolina, relativa alla consumazioni di pasti 'a sacco' da parte di pellegrini e turisti (ma solo di quelli che non possono permettersi  l'albergo). Ci si lamenta giustamente che consumano i pasti, ad esempio, sulla scalinata di Trinità dei Monti, ma anche altrove. Ma non si indica una soluzione alternativa, perché è evidente che i turisti e i pellegrini che arrivano e ripartono in giornata da Roma, in qualche posto devono consumare il loro pasto 'a sacco'. Dove, allora? Perchè non si attrezzano, a tale scopo, le rive del Tevere, quelle che ogni estate vengono occupate da  gazebo e bancarelle dove esporre mercanzie e paccottiglia civile o religiosa, e da spettacoli con musica a tutto volume, anche a due passi da ospedali che quiete cercherebbero? Attrezziamo le rive e diamo a pellegrini e turisti una alternativa.

Settimo: vogliamo aggiungere anche  dell'altro, come la stazione ferroviaria  completa nuovissima, a Vigna Clara, chiusa, in attesa della sentenza  del Tar, a seguito di ricorso di un gruppo di cittadini ( ci si mette  anche un  tribunale amministrativo a creare confusione); o l'appalto per i lavori di sistemazione di Piazza Augusto Imperatore, dove  il restauro del mausoleo è cominciato, che è bloccato - come ha raccontato l'altro ieri l'ex assessore Causi, sempre dalle pagine del Corriere?

Insomma, anche senza continuare nell'elenco dei disastri cittadini, il campionato dell'inefficienza e cattiva amministrazione, nel quale capolista è la Raggi e la sua squadra, non accenna a concludersi con la retrocessione nella serie 'dilettanti' - come ormai pensa la quasi totalità di chi visita Roma o segue le cronache quasi giornaliere della  incombente rovina generale.

Che aspetta allora Virginia Raggi  a ritirarsi in buon ordine, ammettendo incapacità e inefficienza amministrativa? 

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