sabato 27 maggio 2017

Una 'deflagrazione' necessaria e salutare ha investito l'Accademia Filarmonica Romana. Parola di Paolo Baratta

Senza una deflagrazione che rimetta in discussione ogni cosa, musica compresa, e soprattutto abbattendo steccati di ogni genere, non si va da nessuna parte, ha detto Paolo Baratta, deus ex machina della Biennale da tempo immemorabile, per volontà di tutti i ministri della Cultura PD, e saldamente in sella da svariate stagioni, anche all'Accademia Filarmonica Romana, dove è direttore artistico Matteo D'Amico, e nel cui consiglio direttivo siede anche Michele Dall'Ongaro, sovrintendente a Santa Cecilia, il quale - per civilissimo scambio - ha nel consiglio dell'Accademia di Santa Cecilia proprio Matteo D'Amico. E poi dicono che i musicisti non si vogliono bene! Si vogliono bene, anzi, come dimostra anche questo spassionato e disinteressato scambio, sembrano amarsi perdutamente:  naturalmente niente a vedere con il sesso ( meglio comandare...) e lungi ogni idea  banale e terra terra di scambio d'interesse. Non possono fare a meno l'uno dell'altro.

Ma ora ci interessa soprattutto la nuova stagione dell'Accademia Filarmonica - di quella di Santa Cecilia abbiamo scritto nelle passate settimane - che è stata appena presentata, alla presenza di Baratta che ha parlato appunto di 'deflagrazione', illustrandone il programma e la linea conduttrice. Basta con i generi, di qua musica di là prosa, di qua poesia, di là pittura. No, mischiamo tutto, perchè tutto è deflagrato. A cominciare dalla sede storica dei concerti: il Teatro Olimpico che, quest'anno, ospiterà solo il nuovo Don Giovanni con l'Orchestra di Piazza Vittorio e gli spettacoli di danza. E i concerti? Quelli sono stati trasferiti al Teatro Argentina, almeno quelli di prestigio (due o forse tre) -  forse una misura precauzionale dopo il crollo dell'attico del palazzo in cui ha sede il Teatro Olimpico. Possibile che nessun giornale riferisca di tale 'deflagrante' cambio di sede, a seguito di deflagrazione immobiliare? Neppure un accenno, come fosse la cosa più naturale.

Alla logica della deflagrazione ubbidisce anche il progetto legato a Les fleurs du mal di Baudelaire, la cui lettura integrale affidata al suo più recente traduttore, verrà sostenuta dal 'zum zum' d'autore, in carico al bravo Prosseda - sempre al Teatro Argentina

Gli altri concerti, quelli del progetto Beethoven (con le appendici dei 'contendenti' Dall'Ongaro e Campogrande) che sono affidati alle migliori leve del pianismo italiano, crediamo sotto la supervisione di Lucchesini, si svolgeranno nella Sala Casella che ospiterà anche i concerti dei migliori allievi dell'Accademia di santa Cecilia (ecco a cosa servono le sinergie fra accademie cittadine; ma un piede alla Filarmonica  ce lo mette anche quella 'pianistica' di Imola). Si ascolteranno tanti giovani dal volto nuovo che all'Accademia costeranno poco, forse niente (una stagione a costo 'zero', salvo i costi consistenti dell'organizzazione e direzione della Filarmonica).Per la gioia di Baratta.

E, infine, nella sala degli affreschi, una specie di nobile sottoscala della palazzina in cui ha sede la Filarmonica sulla Flaminia, gli incontri con i solisti di 'Imago sonora', complesso residente, che eseguiranno musiche di autori contemporanei.

 Ma adesso di un'altra deflagrazione che ha investito proprio Paolo Baratta ci corre l'obbligo di parlare, mentre il diretto interessato, tanto loquace sulla deflagrazione della Filarmonica che presiede, su quella che ha investito lui in persona tace.

E' accaduto che una sentenza del TAR abbia annullato le nomine di cinque direttori di  importanti Musei  italiani, dei venti scelti dalla commissione 'internazionale, voluta da Franceschini e presieduta da Baratta, a metà 2015. Il TAR, nella sua sentenza oltre a rilievi legislativi, accenna anche a irregolarità nello svolgimento dei lavori della commissione presieduta da Baratta, il quale - come scrive oggi Montanari su 'Repubblica' - si metteva a servizio di Franceschini, in quelle stesse settimane  in cui attendeva dal ministro la riconferma, per la quinta volta, alla Presidenza della Biennale.

Montanari oggi, e Vittorio Emiliani ieri, hanno messo in dubbio la correttezza dei lavori ed anche la competenza della commissione 'Baratta', denunciando la scarsa qualità dei curricula dei candidati prescelti, curricula che sarebbero stati esaminati in pochi minuti  dai componenti della commissione e avallati dal presidente, chiamati a decidere, con scarsa competenza, su direttori di musei di  vario genere; sia le modalità 'sbrigative' - 'magmatiche' dice la sentenza del TAR - con cui si sarebbero svolti i colloqui con i candidati, durati qualche decina di minuti appena, mentre all'estero i candidati vengono esaminati e studiati a lungo, per saggiane competenza e professionalità, ed anche la idoneità allo specifico settore del Museo che dovrebbero, se scelti, dirigere.

Paolo Baratta, investito da una simile deflagrazione, non è finito in mille pezzi, ma  si è ammutolito!

Nessun commento:

Posta un commento