lunedì 29 maggio 2017

L'uscita di Battistelli dall'Opera di Roma è arrivata troppo tardi

Inattesa? No, era ora. Anzi doveva uscirne prima, forse non doveva entrarci affatto, Giorgio Battistelli nella direzione artistica dell'Opera di Roma, nominatovi da Fuortes che lui dice di aver sostenuto quando l'attuale sovrintendente, allora commissario, se ne uscì con quella pazza idea che fece ridere il mondo musicale , di 'ESTERNALIZZARE' orchestra e coro, ma non impiegati e tecnici che sono la gran parte dei dipendenti, i quali, senza orchestra e coro, sarebbero rimasti in teatro a girarsi i pollici, come si dice.

In uno dei post che abbiamo riprodotto prima di questo, rimproveravamo a Battistelli, allora componente del consiglio di amministrazione, di tacere sull'argomento, mentre solo Simona Marchini aveva preso coraggio e detto chiaramente che quell'idea di Fuortes era PAZZA- cosa che, più velatamente, aveva detto anche Pappano, nonostante che Fuortes fosse coinquilino del noto direttore di Santa Cecilia, all'Auditorium.
Battistelli, che allora era candidato alla sovrintendenza dell'Accademia di S. Cecilia - e suo contendente era Dall'Ongaro che poi l'ha avuta vinta - taceva, forse per non sbilanciarsi troppo,  o per non  fare torto a nessuno. Insomma quel suo silenzio 'di sostegno' alla follia di Fuortes venne ripagato con la direzione artistica,  la quale però ebbe anche una spinta, anzi  costituì una sorta di risarcimento per la mancata elezione a Santa  Cecilia.

Oggi Battistelli dichiara di essere andato sempre d'amore e d'accordo con Fuortes, dal quale però oggi si separa, e non perchè sia, oggi in disaccordo. Allora chissà perchè. Lui dice che non ne può più delle critiche interne ed esterne al teatro sulla doppia direzione che, aggiunge, costa meno di una.
 Sul costo non saremmo d'accordo perchè le due direzioni artistiche costano un pò più di una.
 Il problema è che, senza ipocrisie, le due direzioni - i due direttori - non ne fanno una - uno - in grado di dirigere un teatro d'opera.
 E ci spieghiamo.
 Alessio Vlad aveva un senso con Muti e signora i quali facevano i cast come avevano fatto alla Scala - racconta Paolo Isotta in un suo recente libro. Isotta, un tempo amico fraterno del maestro e della signora Cristina, è sempre stato e lo è tuttora sostenitore ad oltranza di Alessio Vlad: come lui non ce n'è nessun altro fra i direttori artistici, al mondo.  Isotta intende per bravura. Noi, invece,  più modestamente, pensiamo per incapacità, anche se sappiamo che oggi pure Alessio Vlad può fare il direttore artistico,  fiancheggiato dagli uffici della direzione ed anche dalle invadenti agenzie. E poi Fuortes ha tenuto Vlad,  sia sperando che la sua presenza potesse richiamare Muti, che lo aveva messo  lì, in teatro (  e sì, Muti abboccava a quell'esile amo!); sia per non crearsi fra i tanti anche il problema della nuova direzione artistica. Abbiamo Vlad, per ora teniamocelo.
 Ma allora, se aveva in animo di nominare Battistelli, compositore di successo, perchè non ha licenziato Vlad e messo al suo posto Battistelli? La ragione vera è che nessuno ce lo vedrebbe Battistelli alla direzione artistica di un teatro d'opera.

Quando si lanciavano frecciatine avvelenate l'un contro l'altro, Battistelli diceva del suo predecessore Nicola Sani  che 'quello l'opera non sapeva neanche dove stava di casa' ( ma la stessa cosa si potrebbe dire anche di Battistelli, guardando alla sua formazione ed alla sua attività di compositore, oltre che  alle dichiarazioni rivolte sempre contro il repertorio della grande tradizione operistica). E Cagli, volendogli rendere pan per focaccia, assumendo indirettamente la difesa di Sani, diceva di Battistelli, quando si era candidato alla sovrintendenza di santa Cecilia, che lui non una stagione, ma neanche un concerto sarebbe stato in grado di organizzare.

Tali dichiarazioni al netto del pittoresco,  non cancellano il fondo di verità che le aveva fatte pronunciare
 E proprio per tale fondo di verità, ed anche per il conseguente disinteresse di Battistelli verso il repertorio melodrammatico, Fuortes gli aveva  dovuto inventare un incarico ad hoc: quello per la musica contemporanea, e per il teatro contemporaneo che Battsitelli certamente conosce e che lo potrebbero candidare a dirigere una istituzione dedicata, ma non un teatro d'opera.

E' assai curioso che l'intervistatore, D'Alò per 'Repubblica', che è del mestiere (e perciò conosce  fatti della musica ed anche anfratti,) non abbia chiesto a Battistelli: 'che fine ha fatto il FFF ?( orrenda sigla per un festival sparito dopo la prima edizione'); ed anche di  quel Concorso di Composizione,  chiuso ormai tre anni fa e il cui vincitore attende ancora che la sua opera - come da bando - venga rappresentata. Ecco questo avrebbe dovuto chiedere D'Alò a Battistelli, oltre che porgergli il microfono per fargli dire solo ciò che voleva. perchè l'altra sua attività e cioè i concerti nei quali c'era sempre un brano di autore contemporaneo, quella chiunque avrebbe saputo farla. Allora spieghi Battistelli che cosa stava a fare all'Opera, senza il festival FFF che, secondo noi, è la vera causa della sua uscita.

Infine sul buco di bilancio dell'Opera, messo in luce dalla relazione da Gianluca Sole, commissario del Governo per le fondazioni lirico-sinfoniche, Battistelli sembra ripetere quel che dissero De Martino, ed anche Vespa, quando vennero a conoscenza - nonostante amministrassero all'epoca il teatro - del buco: non è vero! Insomma un buco all'insaputa degli amministratori passati e presenti che Battistelli vorrebbe colmato, anzi cancellato dai successi della Traviata di Coppola-Valentino (la Traviata di Verdi, non lo dimentichiamo), così glamour (che significa?) ma anche così costosa ( sappiamo cosa vuol dire!).

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