mercoledì 24 maggio 2017

I 'signori' di Firenze ed il Vicerè della Campania vendono fumo.

Se si va indietro nel tempo, anzi nei secoli, la storia di Firenze e della sua Signoria, racconta di feste sontuose in varie circostanze,  specie in occasione di matrimoni fra dinastie, a molte delle quali sono legati brandelli importantissimi anche della storia della musica.
E c'è da pensare, a proposito di alcune di esse, che svuotassero le casse della Signoria, ma che le stesse venissero subito dopo nuovamente riempite con l'imposizione di nuove tasse ad hoc - le nostre 'accise'. Con la differenza che delle accise si conosce lo scopo iniziale, come delle tasse della Signoria, ma non se ne vede mai la fine. E non è che a Napoli le cose andassero diversamente, nei secoli.

Ora quei fasti, senza avere il potere e la ricchezza di vicerè e signori di una volta, ma credendosi signori o vicerè, alcuni governanti di  oggi vogliono rinverdire spendendo e spandendo soldi pubblici.

Lo ha fatto l'anno scorso, l'ineffabile vicerè De Luca, governatore della CAMPANIA, quando ha invitato l'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia con Antonio Pappano, per due concerti nel cortile della reggia di Caserta. Costo due milioni di Euro circa. Un costo esorbitante per raccontare all'Italia che 'De Luca c'è', senza che ce ne fosse bisogno, visto che le numerose uscite del governatore campano sono divenute  pubblico argomento di conversazione ed anche di ironia e satira esilaranti, in tutto il paese. E senza che egli avesse soldi da buttare, in una regione che ha bisogno di moltissime cose ed è in continua emeregenza.

Anche a Firenze, dove l'Opera è la peggiore delle 14 fondazioni liriche italiane, per condizione economica - c'è una voragine nei suoi conti, una montagna di passivo - il sindaco della città Nardella, che è anche presidente dell'Opera, d'accordo con il sovrintendente Francesco Bianchi, fratello del più noto avvocato che appartiene al 'giglio magico' più esclusivo dell'ex premier, Renzi, sia l'anno scorso che quest'anno, a chiusura dello storico 'Maggio fiorentino' - che di storico oggi conserva ben poco -  ha invitato l'orchestra più blasonata del continente europeo, e cioè i Berliner Philharmoniker , diretti da Gustavo Dudamel quest'anno, che  altri soldi farà uscire da quelle casse già dissanguate. E non c'è altro scopo per tale invito che quello di mostrare, nonostante i problemi, che  occorre far comunque festa.

Tale iniziativa, all'indomani delle dimissioni di Bianchi - che se ne è andato per non essere riuscito a far entrare un Euro in più in  quelle casse, le altre ragioni sono solo di facciata - ci fa pensare ad un modo di pensare che avvicina, curiosamente, Napoli a Firenze. Ci raccontano alcuni amici napoletani che molte signore, anche quando erano ridotte in miseria, invitate a serate importanti si vestivano dei pochi stracci che ancora avevano, ma sopra si mettevano la pelliccia per nascondere lo stato pietoso nel quale la miseria l'aveva ridotte. Firenze  sta facendo la stessa cosa.  Mentre se non si ha più una lira in cassa, ci si  dovrebbe astenere dal partecipare a certe feste, che servono solo a vendere fumo, industriandosi invece nel cercare qualunque modo per tornare a guadagnare. Che è ciò che il nuovo sovrintendente fiorentino Cristiano Chiarot dovrebbe pensare a fare,  senza che possiamo ancora sapere se ci riuscirà.

P.S. Se volete sapere come  Francesco Bianchi ha mantenuto, ansi aumentato il buco di bilancio non dovete che partecipare alla sua conferenza, in programma proprio questi giorni al Maggio fiorentino. Spiegherà quanto non sia facile amministrare le fondazioni liriche, specie per mantenere inalterato il passivo di bilancio. Dirà come lui l'ha ben amministrata la sua. Con quale faccia?

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