giovedì 18 maggio 2017

Accademia di santa Cecilia, Opera di Roma, RomaEuropa in corsa per annunciare le prossime stagioni con i giornali che fingono di interessarsene

Sembrano d'accordo tutti. Nella medesima settimana, le massime istituzioni musicali romane, nella speranza di guadagnarsi un pò di spazio sul palcoscenico della carta stampata, danno appuntamento per annunciare le prossime stagioni.
Come fa oggi Santa Cecilia, l'altro ieri RomaEuropa e, a distanza ravvicinata, farà anche l'Opera. Che,  comunque, di conferenze stampa  ne convoca una ogni quattro o cinque giorni. Ora per annunciare la locandina di un'opera, ora per l'apertura  del mercatino aziendale, ora  per illustrare il menu del nuovo ristorante interno  e le condizioni per prenotare i pasti da consumare fra un intervallo e l'altro di una rappresentazione - intervalli che  dovranno necessariamente essere sempre consistenti, non meno di mezz'ora; bandendo categoricamente gli 'atti unici' che vorrebbero dire chiusura forzata del ristorante.

Perchè, uno si domanda tutti, in una settimana? Perchè non avendo nulla o quasi di così eclatante e nuovo da annunciare, chi tardi arriva, sulle pagine dei giornali, male alloggia. Naturalmente non ci nascondiamo che possono sempre rimediare con le pagine a pagamento, come fanno ormai tutte le grandi istituzioni musicali italiane, con i più importanti giornali( Repubblica, Corriere e Sole 24 ore, senza essere riusciti a salvare dal naufragio il giornale di Confindustria).

Le Istituzioni ricorrono alle pagine a pagamento - nelle quali fanno scrivere quello che vogliono, come è tuttavia giusto in un avviso pubblicitario a pagamento - per due ragioni complementari. Prima ragione: rendere noto in Italia il calendario degli appuntamenti della stagione, la cui notizia altrimenti rimarrebbe ristretta al pubblico locale.

Seconda ragione: pagando, sperano di assicurarsi da parte dei giornali un occhio di riguardo.
Chi non crede a questo secondo fine, vogliamo rinfrescare la memoria ricordando un fatto accaduto a Parigi, anni fa. Quando l'Opéra, visto che Le Monde recensiva quasi sempre negativamente i suoi spettacoli, tolse la pubblicità al quotidiano, dichiarandone apertamente la ragione.

In Italia se una istituzione lo facesse forse non farebbe né freddo né caldo; come invece accadrebbe se analogo provvedimento adottasse un grande gruppo industriale. E' sempre un fatto di soldi e di quantità. E le Istituzioni musicali italiane, strette dalla crisi e dalla riduzione costante dei finanziamenti, contano  assai poco nei bilanci dei giornali che accusano anche una continua emorragia di lettori( a dispetto dei dati falsi forniti ufficialmente, come ha fatto in questi anni Il Sole 24 Ore, amministrato da Donatella Treu).

E comunque , per quel poco che possono, tentano di ungere le ruote, non potendo contare sul reale interesse dei giornali alla loro attività, non vendendosi all'orizzonte  finalmente la luce dopo il tunnel.  Che si brancoli ancor nel buio, l' ha confermato, proprio in questi giorni, una lunga intervista all'assessore alla 'ricrescita culturale' del Comune di Roma, Luca Bergamo, il quale, in buona sostanza, ha detto: lasciateci lavorare - il mantra più recente della sua sindaca Raggi, di cui è vice - anche in relazione al  Teatro Valle, chiuso ormai da anni e che riaprirà 'parzialmente' a giugno, per poi richiudere e far partire i lavori di restauro. Quali? E quando, soprattutto?

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