martedì 4 aprile 2017

Via degli Avignonesi a Roma, dove anche Picasso andava a puttane

Erano così  famose nel mondo  le 'allegre' fanciulle di Avignone, se  per la loro sede lavorativa a Roma, diedero addirittura il nome alla strada - via degli Avignonesi, una sorta di 'Via del Campo' romana - nella quale si mettevano in vetrina per la gioia dei frequentatori maschietti?

A Napoli, durante la presentazione delle celebrazioni  in onore di Picasso, ad un secolo esatto dal suo viaggio in Italia ( Roma, Napoli e Pompei), alla presenza del ministro, i relatori che hanno parlato dei vari progetti - ad eccezione di Fuortes che, dopo aver fatto notare che il 'suo' teatro dell'Opera, ma quello di allora, era un crocevia  di arte e cultura di livello e rinomanza internazionali, e per questa ragione ha deciso di ricordare la ricorrenza-evento  non con una celebrazione 'accademica' e neppure 'convenzionale', ma mettendo in palcoscenico due attori e due pianisti per la solita lettura  con il  zum zum sotto - hanno fatto a gara a chi le sparava più grosse, mostrando di avere una preparazione sull'argomento pari a zero, molto simile a quella di studenti universitari quando si presentano agli esami, dopo una notte di baldoria in discoteca.
 Cominciamo da Mario De Simoni, amministratore delegato di ALES, la società del ministero che s'è pappata anche ARCUS,  che s'è prodotto in una esegesi poco pittorica, del celebre quadro di Picasso, 'Le demoiselles d'Avignon' appunto. Il quale quadro, terminato nei primi anni del Novecento (1906 -7), ebbe la sua definitiva denominazione, solo una decina d'anni dopo, precisamente nel 1916, quando venne per la prima volta esposto; mentre Picasso, ammesso che sia stato un frequentatore dei bordelli di Via degli Avignonesi a Roma, venne nella città eterna l'anno appresso, che ora si celebra per la ricorrenza centenaria. Insomma secondo il dotto manager quella titolazione faceva l'occhiolino alle  peccaminose frequentazioni  romane del pittore. Neanche le date sono chiare al manager. De Simoni ha avuto come spalla la direttrice del Museo di Palazzo Barberini, dove sarà esposto il celebre sipario in autunno.
 Forse andrebbe chiarito a De Simoni, che innanzitutto Avignone non era celebre nel mondo per le sue  'maison et demoiselle de plaisir'; e che quella indicazione geografica faceva forse riferimento ad una via di Barcellona con lo stesso nome, dove forse Picasso, in gioventù aveva conosciuto il piacere mercenario. E a proposito di via degli Avignonesi, a Roma,  a De Simoni andrebbe ricordato che quella strada sarà stata anche nota per i postriboli, uno o più che fossero non ha importanza,  ma soprattutto  per la 'Casa d'arte Bragaglia' aperta l'anno dopo il viaggio in Italia di Picasso ed anche per il celebre 'Teatro degli Indipendenti' fondato dai Bragaglia nel 1921, teatro di ben altre scorribande, sconosciute al manager culturale  ministeriale De Simoni

Ma non è l'unico a dire sciocchezze De Simoni, gli fa compagnia il direttore del Museo di Capodimonte - dove veniva fatta la presentazione e dove il 10, giorno della celebrazione 'farlocca' al Teatro dell'Opera di Roma,verrà aperta la mostra dedicata a Picasso che comprende l'esposizione del celebre grande sipario per Parade, progettato nel corso di quel viaggio a Roma, e terminato a Parigi, dove venne utilizzato nel maggio di quello stesso anno, al debutto di Parade, opera di Cocteau/Satie/Massine/Picasso (ed anche Depero per alcuni costumi)
 Il notissimo direttore del  noto museo napoletano, Sylvain Bellenger, la spara grossa anche lui, quando afferma che quello del 1917 fu l'unico viaggio di Picasso in Italia, mentre tutti sanno che  in Italia il grande pittore fece un altro viaggio nel 1949. Si vede che non ha neanche ripassato la lezione prima di presentarsi all'esame del pubblico.

Chissà come avrebbe giudicato quella antica trinità: Cocteau/Satie/ Picasso,  la attuale discendenza, di tutt' altra razza: Fuortes/De Simoni/ Bellenger.

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