sabato 22 aprile 2017

I giornali sono inondati dalla musica. Ma ora è troppo. Perciò, basta lamentele.

E' bastato che ci distraessimo per qualche giorno per ritrovarci in un mondo come da sempre abbiamo sognato e mai fino ad oggi visto realizzarsi: un mondo pieno di musica, riflesso nello specchio fedele dei giornali. E per questo ce ne meravigliamo ma siamo felici, come stiamo per raccontarvi.

Nei giorni scorsi abbiamo scritto degli interventi di Maestro Augias dalla sua rubrica delle 'lettere' di Repubblica, in risposta a ripetute incalzanti domande sulla storia della musica e sul primato delle nazioni in tale settore. Fuoco di paglia, pensammo al momento, che presto si spegnerà. E invece non solo non si è spento ma ha preso vigore, infiammando tutto il giornale ed il paese con esso.

 Appena una settimana dopo le lezioni popolari di Maestro Augias, Robinson - l'inserto di Repubblica - esce monografico sulla musica in Italia. Tralasciando le farneticazioni autoesaltanti di Franco Pulcini, giallista scaligero che piace tanto a Natalia Aspesi, Robinson ci mette sotto gli occhi dati inequivocabili: dappertutto si fa musica in Italia anche dove uno non se l'aspetta, come negli aeroporti; le sale da musica ed i teatri non sono più popolati solo o prevalentemente da teste calve - come accadeva da troppo tempo, al loro posto teste rasate sì, ma per moda, e chiome fluenti; i teatri si prodigano alla ricerca di un pubblico nuovo, con programmi appositamente pensati per i giovani e le scuole; quasi ogni istituzione musicale si provvede di un programma 'educational' (sorvoliamo sulla moda del bilinguismo) per far praticare la musica strumentale o vocale ad orde di bambini e ragazzi, attraverso orchestre e cori;  ogni musica è buona - pontifica Stefano Massini che di mestiere fa il teatrante, ma s'è iscritto ad un corso per adulti assetati di musica; ed un drappello di giovani musicisti  premia, più di altre nazioni, il nostro paese: Beatrice Rana, Daniele Rustioni (Battistioni ve lo siete dimenticati?); Francesca Dego, Federico Colli, Vittorio Montalti ecc...dove c'è di tutto: compositori ,strumentisti, direttori d'orchestra. E c'è anche la scuola che finalmente s'è svegliata, con il bacio del vecchio  Berlinguer, Luigi, e mette sull'attenti a suon di musica. E già questo basterebbe a  convincerci che l'Italia è cambiata.

Ma non basta. E' sceso in pista anche 'barbapapà', per gli amici (Scalfari), dalle pagine dell'Espresso a dar man forte a Maestro Augias, riprendendo l'annosa questione del primato musicale delle nazioni: Germania o Italia, e spingendosi perfino a sintetizzare in poche chiarissime righe come è cambiata la musica oltre che in Italia nel mondo, lui che suona 'ad orecchio', come si dice.

Il Corriere, per non essere da meno, avendo visto che a Robinson era mancato un focus della giusta dimensione sulle novità scolastiche in fatto di musica, finalmente introdotte a seguito  delle indicazioni del Comitato ministeriale presieduto da Berlinguer, dedica all'argomento,  appena pochi giorni dopo Repubblica, una densa pagina, intitolata: 'Note in classe. L'ora della svolta' .

Data finalmente la stura  a raccontare il paese reale, inondato dalla musica, i giornali non passa giorno senza che ci informino di questo e quello, arrivando perfino a comunicarci quanti medium un regista, alle prese con la Lucia di Donizetti,  ha contattato per avere ragguagli sull'aldilà.

Oggi, meraviglia su meraviglia, campeggia sul Corrierone la foto di una bella direttrice che ha perfino diretto il 'concerto di Natale in Senato -  prima di lei solo Muti e Maazel  - ed anche i Berliner ( Symphoniker: sempre di Berlino sono!) ed ha convertito alla 'sua' musica Piero Pelù - pure lui?

Il Giorno, sempre oggi, nell'inserto 'Il piacere della lettura', per la rubrica 'ritratto in piedi' ( intervistano solo quelli che non svolgono lavori sedentari, o intervistano tutti ma in piedi, per non perdere troppo tempo, stando seduti comodamente?) presenta 'Michele Mariotti, la bacchetta magica', un nostro direttore che, partito dalla rossiniana Pesaro, feudo di famiglia, si sta facendo onore ovunque tanto che l'attende, già quest'estate, anche il debutto a Salisburgo, dopo quello a New York.

E per convincerci che la musica non è roba per vecchi, secondo la tesi  di alcuni giovani teorici nostrani, sempre i giornali ci hanno informati che  Zubin Mehta, ottant'anni, ha detto 'ciaone' al Maggio Musicale fiorentino;   e Santa Cecilia ha voluto un direttore ospite principale, più giovane di Pappano che si avvia alla sessantina, Mikko Franck di anni trentotto; e dal mercato dei dischi una grande rivoluzione: basta con il digitale si torna agli LP, che hanno le copertine più belle e luccicanti e forse anche un suono migliore.

 E che l'Italia è cambiata, la conferma ci viene dal summit, alla Fiera del libro di Milano, dei direttori di quattro delle principali testate giornalistiche italiane: Repubblica, Corriere, Stampa, Sole 24 Ore: senza cultura, compresa la musica, non c'è futuro,: tutti d'accordo; anche se le vendite dei giornali cartacei continuano a  calare. C'è uno zoccolo duro che non mollerà mai  e premia i loro sforzi.

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