giovedì 6 aprile 2017

Fuortes non se li toglie dalla testa i 'grandi' registi. Ma glielo hanno detto che è a capo di un teatro d'opera?

Nel precedente post abbiamo pubblicato alla lettera il comunicato dell'Opera di Roma che segnala una nuova 'grandissima' iniziativa, voluta - lo si capisce a volo - fortissimamente da Carlo Fuortes. Nel suo teatro a lui non basta scritturare registi per l'opera, li vuole 'grandi'. Ed una volta ottenutili, li dà anche in pasto al pubblico, con un ciclo di incontri durante i quali sono chiamati a spiegare il loro lavoro in teatro, il loro pensiero sull'opera che stanno mettendo in scena e in generale, ma anche cosa pensano della musica, dell'arte ecc...ecc...

Già perchè Fuortes vuole ricordare, anzi sottolineare che l'opera , oltre che musica, aspetto evidentemente per lui secondario se  ogni volta su di esso tende a glissare,  è  anche e soprattutto drammaturgia,. Chi l'ha messo mai in dubbio?  Nessuno, e neppure quei direttori d'orchestra che, a fasi alterne, prima dicono che senza rappresentazione l'opera non ha ragione di esistere, e poi, quando decidono di 'eseguire' la musica di un'opera senza rappresentazione, si affrettano a sostenere che 'la musica si gusta di più' ed altre amenità.

Potremmo accennare a alcuni casi  di straordinaria idiozia, come quello di un direttore,  passato anche all'Opera di Roma, con incarico di direzione artistica, il quale addirittura, parlando di Wagner, onde giustificare una esecuzione 'oratoriale' delle sue opere, diceva che serviva a dimostrare che 'nella musica c'era  già tutto'. Simile bestialità avrebbe mandato su tutte le furie  lo stesso autore, al quale certamente non si rendeva, così strafacendo, un buon servizio. O di casi in cui si mettono letteralmente le mani 'addosso' a certe opere 'intoccabili', come ha fatto di recente l'Accademia di santa Cecilia che, con tutta la musica che c'è, ha deciso di presentare, ancora di Wagner , la Tetralogia in 50 minuti .
 Infine, quel noto direttore che voleva accreditare il suo Wagner senza scena, una volta mise su un'orchestra in formazione ridotta, e volendo con essa presentare Schubert, ridusse le parti  singole delle varie famiglie strumentali, inventandosi un'altra corbelleria, e cioè quella di dimostrare che la musica sinfonica di Schubert, nella sua radice profonda,  nascondeva una natura cameristica. Ma perchè Schubert come lo aveva scritto e voluto Schubert medesimo non andava bene?

 Nel comunicato dell'Opera di Roma, dove si fa cenno a  Giuseppe Verdi, sottolineando che scriveva minuziosamente le  indicazioni riguardanti i cantanti e l'apparato scenico dell'opera - l'accenno dovrebbe servire, sempre nelle intenzioni di Fuortes, a ribadire l'importanza della regia; ma  si omette di dire che ai tempi di Verdi non esisteva la figura del 'regista' e  che, quindi, quelle indicazioni  erano sufficienti a mettere in scena un'opera. E non si dice neanche che oggi c'è un movimento assai agguerrito contro il teatro d'opera, cosiddetto 'di regia',  figuriamoci di 'grande regia' - l'unico che Fuortes fa entrare nel suo teatro. Perchè la figura del regista, non inutile, ricordiamolo, assai spesso prende il sopravvento su tutto, stravolgendo storia, personaggi e circostanze. Il che fa la gioia dei giornali, che a Fuortes interessano molto, quando raccontano per filo e per segno le meravigliose , spesso stravolgitrici, imprese dei grandi registi all'Opera di Roma, relegando nelle ultime righe ogni eventuale annotazione sull'esecuzione musicale e vocale; Perchè anche secondo il credo eretico di Fuortes,  l'opera è anche musica.

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