mercoledì 8 marzo 2017

Notizie tragiche dal mondo del lavoro e delle assicurazioni

 Notizie di questi giorni. Un lavoratore dopo aver lavorato per 27 anni in un'azienda si ammala gravemente e si assenta  per alcuni mesi. Subisce un trapianto di fegato e, dopo otto mesi, torna in fabbrica, accolto con affetto dai suoi compagni di lavoro. All'indomani, una lettera della proprietà gli annuncia il licenziamento, perché nelle condizioni in cui è 'non sanno cosa fargli fare'. Dopo che ha lavorato per 27 anni in quell'azienda. Tutti i suoi compagni hanno scioperato.
 Dopo 27 anni di lavoro in quell'azienda l'unica cosa che la proprietà sa dirgli è 'licenziamento'? Della grave malattia all'azienda non importa nulla? E di quel dipendente meno che meno?

Una società assicuratrice condannata a risarcire una persona danneggiata  per colpa di un suo assicurato, si rifiuta di pagare immediatamente, come da sentenza del tribunale, il danno calcolato in 800.000 Euro. Per quale ragione? Semplice: per l'Assicurazione, che conta di capovolgere la sentenza nei successivi gradi di giudizio, se pagasse ora quel risarcimento di tutto rispetto, essendo il destinatario povero, non è certa di vedersi ritornare nelle proprie casse quel risarcimento, sempre che nei successivi gradi di giudizio  avesse ragione.
 Ora si sa che per arrivare ai successivi gradi di giudizio ci vogliono anni. Perché l'Assicurazione deve dare per certo che il risarcito non potrebbe in ogni modo, qualora ci fosse una diversa sentenza, restituire il maxi risarcimento? E se il risarcito mettesse a frutto quella grossa somma?

Un simile contorto ragionamento non è nuovo per le assicurazioni le quali, ad esempio, se devono risarcire due  infortunati, magari dello stesso infortunio o di un infortunio assai simile,  e con  i medesimi danni, nel quantificare il risarcimento, si basa sulle possibilità dei due risarciti. Se uno è povero ed ha un reddito bassissimo, e l'altro è molto ricco, l'assicurazione darà un cospicuo risarcimento al ricco, ed uno misero al poveraccio. Vale qui il detto popolare che  vuole che 'i cetrioli finiscano tutti in culo all'ortolano'. Oppure quell'altro, di origine marxiana, che dice: 'quando la merda avrà valore, i proletari (lavoratori) nasceranno senza culo'.

Nessun commento:

Posta un commento