domenica 5 marzo 2017

Bianchi a Firenze . La congiura

A noi qualche dubbio sull'uscita, imprevista per quel che ne sappiamo, del sovrintendente Francesco Bianchi, fratello del più noto e più influente Alberto, dall'Opera di Firenze, è venuto, come abbiamo accennato in  un post dei giorni scorsi.
Il dubbio cioè, confermato da tanti altri amministratori che l'hanno preceduto - da Giambrone allo stesso Nastasi commissario a Firenze, alla Colombo, prima commissario e poi sovrintendente, facendo perciò lo stesso cammino successivamente  percorso da Francesco Bianchi - che il risanamento del bilancio della fondazione lirica fiorentina, sia un risanamento di facciata, momentaneo e provvisorio. I predecessori di Bianchi avevano tutti risanato i bilanci, ma poi appena si erano allontanati da Firenze, qualcuno era venuto a dirci che la toppa non era riuscita a coprire il grande buco  che perciò  stava lì a minacciare qualunque pur abile amministratore.
 Nel caso di Francesco Bianchi, non sappiamo se il suo nome l'abbia fatto all'ex premier  Renzi, il fratello di lui, e cioè il più noto, avvocato 'amministrativista', Alberto, che pare, su richiesta, abbia messo bocca su quasi tutte le nomine di rilievo - quella dell'Opera certamente è buon ultima per peso specifico-  dell'amministrazione Renzi, prima a Firenze poi a Roma.

 Certo in questi giorni, visto il clamore negativo di alcune di quelle nomine e del ruolo giocato da Bianchi senior, il noto avvocato avrebbe preferito non essere mai entrato in rapporti amicali e professionali con il giro di Renzi. Perchè, quasi tutti gli ex amici ed anche i favoriti nelle nomine,  segnalati a Renzi da Bianchi, sono   diventati  suoi principali accusatori: da Marroni a Vannoni, maritato De Siervo - altro cognome del giglio magico di Renzi - il cui capostipite, ex presidente della Consulta, fra i primi che bocciò la sua riforma costituzionale, bocciata poi anche dagli elettori, e fu l'inizio della sua, di Renzi, fine.

Insomma quasi tutti i beneficiati da Renzi, nel senso che sono stati messi in posti di prestigio e responsabilità, per il tramite di Alberto Bianchi, ora si rivelano delle serpi che sputano veleno  contro chi, apprezzandoli e stimandoli, li aveva messi seduti su qualche poltrona ben retribuita.
Che è successo di tanto grave per giustificare un  tale voltafaccia vergognoso? Forse che i ricatti, in questi anni, appellandosi a quegli incarichi concessi loro per amicizia, non sono mai terminati, al punto da infastidirli non poco?
 O forse hanno accusato per salvarsi a loro volta il culo, temendo che venga scoperto qualche irregolarità o favore? Intanto  si sono messi a rivelare le pressioni subite, ma alle quali, pur ascoltandole, non hanno mai dato seguito, come hanno messo ben in chiaro.

Ma forse siamo solo all'inizio della faida che si sta consumando dentro il giglio magico renziano, e chissà quali altre sorprese potrà riservarci.

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