venerdì 17 febbraio 2017

Speranza nel PD?

Avete visto ieri  'Otto e mezzo', su 'La 7', ospiti di Lilli Gruber, Speranza, Carofiglio, Mieli?  Che impressione vi ha fatto? Mentre ci pensate, vi diciamo l'impressione che ha fatto a noi. Una brutta impressione; la stessa brutta impressione che oggi ha comunicato ai suoi lettori, indipendentemente  dall'aver visto 'Otto e mezzo', Mario Calabresi, il direttore di Repubblica.

L'impressione di un partito, il PD,  che è anche il partito di Speranza, sull'orlo del baratro, in pericolo di sfasciarsi irrimediabilmente, mentre tutti  i suoi esponenti, maggioranza e minoranza, dicono di voler ascoltare gli elettori disamorati. Quali, quanti, disamorati di cosa e di chi? Tantissimi, secondo Speranza, disamorati di Renzi. E perchè non anche di Speranza, D'Alema, Emiliano, Bersani?
Chiudendo  gli occhi ma non le orecchie ed ascoltando Speranza, che diceva di parlare a nome di questi elettori, tantissimi elettori, sembrava di ascoltare il discorso di Trump all'indomani del suo insediamento alla Casa Bianca, quando annunciava di voler cancellare tutte le riforme di Obama. Per Speranza tutte le riforme introdotte dal governo Renzi, che non guida un partito diverso da quello in cui milita Speranza, sono alla base dell'abbandono dei militanti. Insomma il Jobs Act, la 'Buona scuola', e mettiamoci anche i voucher approvati anche da Speranza in Parlamento vanno cancellati, non aggiustati, per taluni errori ( o sviste) conclamati.
 Ma cosa c'entra questo con la situazione tragica nella quale versa ora il partito, dilaniato dai suoi stessi esponenti in lotta fra loro, come hanno fatto già altre volte?
 La verità viene a galla quando Speranza, incalzato dagli altri interlocutori che gli fanno notare come il PD si appresti a fare un congresso, nel quale discutere dei problemi interni al partito, che  non sono in cima ai pensieri dei cittadini, angustiati da ben altro, come la mancanza di lavoro, la disoccupazione giovanile, la crescita che non decolla, risponde senza mezzi termini ed anche senza pudore che Renzi deve andarsene. E sarebbe questa la soluzione ai problemi del paese, dell'elettorato di sinistra e del PD.
 Dunque ciò che si vuole e è che Renzi vada via.  Ma se Speranza  e gli altri della minoranza credono di avere più numeri a loro favore di quanti ne abbia  ancora Renzi, dopo la botta del 4 dicembre, si facciano avanti, si candidino e si facciano eleggere alla segreteria e poi, dopo le primarie, al governo del Paese. Il discorso non fa una piega. No, Renzi, vuole Speranza che non  sin ricandidi perché ha la colpa di aver lui portato il partito (e timidamente aggiunge: anche il paese, in realtà fottendosene anche Speranza dei destini del paese) nella attuale tragica situazione.
Mario Calabresi e con lui chissà quanti altri  pensano che il PD, come già in altre occasioni, sa come farsi male da solo e vuole farselo, anche a costo di perdere le elezioni prossime -quando si faranno.

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