martedì 7 febbraio 2017

Il Leone senza il quale il cavallo Rai, stramazzato a terra, non riuscirebbe a rialzarsi

 Leone e cavallo: due animali che difficilmente potrebbero convivere, dividere la stessa  stalla, o gabbia, figuriamoci la stessa mangiatoia, senza azzannarsi o mollare calci micidiali. Ci sono riusciti due esemplari, del tutto speciali : il Leone, Giancarlo ed il Cavallo di Messina, simbolo di casa Rai.
Ambedue hanno condiviso,  forse rubandosi la biada, la stessa mangiatoia, per 33 anni, da quando cioè il Leone umano, figlio dell'allora Presidente della repubblica, entrò nell'azienda di viale Mazzini, non certo per l'intervento del padre. Semplicemente per meriti suoi: aveva poco più di vent'anni ed era già giornalista - poco mancò che lo chiamassero a dirigere un giornale. Se non un giornale all'inizio di carriera,  un'azienda alla fine, come  gli è capitato in Rai, salendo su su in casa del cavallo.

Ed ora dopo 33 anni di servizio, alla età di anni sessanta - prepensionato si direbbe di un qualunque mortale, con lo scivolo - esce dalla Rai, che dichiara di avere sempre nel cuore. Ma che lascia perchè altre sfide professionali lo attendono, anzi lo chiamano.
Perfino noi, alla fine del suo servizio, non sempre onorato, ma sempre sostenuto dal  suo padrino eccellente, il solito Letta, Gianni - dal quale ha imparato la lezione 'cardinalizia'- avremmo qualcosa da rimproverargli, ma non lo facciamo; perchè cose di poco conto, mentre di ben più grandi  errori ha la responsabilità - e questi in varie occasioni  chi di dovere gli ha rinfacciato.

Ora la Rai non si libera di Giancarlo Leone, per il quale ad ogni giro di poltrone, occorreva industriarsi a trovare una collocazione onorevole per non scontentare il suo padrino; anzi non se ne libera, nonostante egli segua il richiamo di altre sirene,  perché non se ne può liberare e lo richiama con contratti di consulenza. Ma perché se ne va allora? Qualcuno dice perché era stato, nonostante il padrino, messo un pò da parte; perché aveva commesso errori madornali nel suo  ultimo incarico di cooordinamento palinsesti; ed anche perchè non tollerava il taglio consistente del suo stipendio, quasi dimezzato per l'adeguamento al tetto massimo fissato in 240.000 Euro, lui che ne prendeva quasi il doppio.

Qualcuno ha chiesto conto a Campo Dall'Orto della faccenda. Perchè mai - si è chiesto - il direttore generale o si rivolge a personale esterno, o richiama pensionati eccellenti, quando invece potrebbe mettere al loro posto, personale qualificato ed ancora attivo, ma al momento senza incarico, presente negli alti gradi Rai? Campo Dall'orto non h ancora risposto, nè si sa se risponderà mai.

Chissà perchè, ma la storia del Leone che se ne va dalla Rai - per la quale la sua uscita è una manna ed una sorta di liberazione - come ha fatto capire chiaramente il cavallo che ora è finalmente felice di papparsi tutta la biada, ci fa venire in mente l'uscita dalla Rai di un altro personaggio con cognome importante, Angela  Buttiglione, sorella del filosofo. Di tale episodio già tante volte abbiamo scritto. Ma lo facciamo ancora una volta perché emblematico. Lei uscì da direttrice di qualche cosa  con lauta pensione ed ancor più lauta buonuscita. Perché  una buonuscita tanto lauta? Perchè la Rai si assicurava così, pagando cioè di più, che Lei non avrebbe fatto concorrenza alla Rai, mettendo a disposizione di altri, in conflitto con l'azienda televisiva pubblica, la sua altissima professionalità. Noi invece abbiamo sempre dato una diversa lettura di quella lauta buonuscita. La Rai desiderava ringraziarla della sua andata via.
 E mentre la Buttiglione viene accompagnata alla porta e la porta subito chiusa a chiave dopo la sua uscita, per il timore che rientri, Leone quando è già sull'uscio viene rincorso e tirato dentro con la giacca costretto a rientrare, dietro lauto compenso. E le sfide professionali esterne? Devono attendere

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