sabato 21 gennaio 2017

Riccardo Muti annuncia (o minaccia) rivelazioni (postume) sulla sua uscita traumatica dalla Scala e dall'Opera di Roma

Muti è tornato alla Scala con l'attuale sua orchestra , la Chicago Symphony, per due concerti. E tantooè bastato per far pensare a tutti e titolare ai giornali: Muti torna alla Scala. In realtà Muti alla Scala era tornato poco dopo la sua traumatica uscita nel 2005, in tournée con i Wiener - come ora con l'Orchestra americana. Ed era già tornato in giugno, quando il teatro glia aveva dedicato una mostra, curata dal suo amico-biografo Lorenzo Arruga.
 Dunque alla Scala, in veste nuova e diversa modalità, Muti è tornato più volte; cosa che, ad esempio, non ha mai fatto con Roma, pur essendo tornato anche a Roma, varie volte, ma sempre tenendosi lontano dal Costanzi. E forse tornerà a dirigere alla Scala, la sua orchestra, in un tempo non tanto lontano, magari Wally di Catalani, come ha fatto  presagire.

Ora, della sua duplice uscita traumatica - qualcuno ha raccomandato a Muti di  non invischiarsi in altri incarichi in Italia, perchè 'non c'è due senza tre' riferendosi alla possibile rottura - nonostante le infinite e differenti ricostruzioni nessuno sa la cosiddetta 'verità', ammesso che ve ne sia una, ed una sola; non si sa come siano andate veramente le cose e quali siano state le vere cause degli abbandoni. Nè qualche luce chiarificatrice sugli eventi hanno gettato, in tempi recenti, due libri di  memorie scritti da due persone che con Muti hanno avuto rapporti, come Mauro Meli, il cui passaggio dalla Scala è stato velocissimo, dopo Fontana, od anche Paolo Isotta, amico fraterno del direttore che nel suo recente scoppiettante volume fra cronaca e memorie, ha attaccato anche duramente  l'amico di una volta e la famiglia.

Ad oggi la visione di Muti non la conosciamo fino in fondo, e completa, tanto da poter essere messa a confronto con le versioni  degli spettatori più o meno interessati e più o meno informati. La darà mai il direttore?
 Forse sì, o forse no. Perchè per ora l'ha soltanto annunciata o forse 'minacciata', dichiarando che sta raccogliendo la sua verità in un libro che però ha disposto che venga pubblicato solo dopo la sua morte.
Ora sarebbe pazzo chi, per l'avidità di leggere la versione di Muti, si augurasse che egli tolga presto il disturbo, 'definitivo' .  Meglio che continui a dirigere ed insegnare ed a dispensarci anche la sua verve e simpatia, nonostante tutto quello che gli si può rimproverare, e che noi stessi e tanti altri come noi - gli abbiamo nel corso degli anni rimproverato.
Perchè a noi ed a tantisimi altri come noi, in fondo, di quel che ci potrà raccontare sui suoi anni a Milano e Roma - dei quali qualcosa già sappiamo, e questo già ci basta - non frega proprio nulla.

P.S. Poi Muti ha precisato, a proposito delle sue memorie sugli ultimi momenti a Milano e Roma, e sulle ragioni che lo portarono a rompere definitivamente, che le pubblicherà quando sentirà la fine vicina, e non dopo che avrà tolto il disturbo da questa terra.  Suvvia, se ha cose a dire interessanti per l'opinione pubblica, meglio che lo faccia quando ancora la memoria è fresca, perché più avanti va con gli anni e più gli si potrà rimproverare che se l'è suonata e cantata da solo, senza nessun controcamto.

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