domenica 22 gennaio 2017

Raggi e Bergamo tagliano i fondi per la cultura. Se con quei soldi riparassero le buche, almeno...

Le notizie sull'imbarbarimento della Roma pentastellata si susseguono con un ritmo incessante, nonostante la presenza in giunta dell'intellettuale Luca Bergamo, ora anche vicesindaco. Dopo la bocciatura del bilancio, negli ultimi giorni di dicembre, la Raggi e la Giunta torna a rivedere il bilancio per la sua definitiva approvazione. Intanto rimediano alla 'dimenticanza' del contributo comunale alla ristorazione scolastica. Si tratta di una decina e passa di milioni che l'assessore al bilancio si era dimenticato - cosi  sarcasticamente scrivono i giornali.

Poi la scure si abbatte sulla cultura: tagli all'Opera di Roma (che, occorre dirlo, riceve dal Comune, dal tempo in cui le era amico 'politico', un finanziamento considerevole - oltre quindici milioni, che ora saranno appena limati); tagli al Teatro di Roma, Argentina per intenderci, e gli altri teatri  entrati sotto la sua giurisdizione - mentre restano intatti i fondi già stanziati da Governo e Comune per il restauro del Teatro Valle, ora di proprietà comunale, e che ammontano a tre milioni circa - tagli a Santa Cecilia, che potrebbero ora mettere in difficoltà la chiusura del bilancio in pareggio - tagli al Palazzo delle Esposizioni (per fortuna lo Stato si è ripreso le Scuderie che, c'è da augurarsi, non saranno d'ora in poi finanziate  a seconda di come spira il vento) e tagli anche a Musica per Roma, nonostante che sotto la sua giurisdizione e gestione sia passata ora anche la Casa del Jazz.
 Tagli dopo gli accorpamenti: metto insieme più istituzioni, risparmiando spiccioli per consigli di amministrazione e direttori, e poi taglio i fondi destinati alla loro gestione, senza pensare che gli accorpamenti portano negli enti pilota nuove spese. E via dicendo, il prossimo taglio riguarderà certamente l'Estate romana o quel che ne resta dell'Estate romana, ma si saprà solo a ridosso della manifestazione quando i vari organizzatori, per sfinimento, hanno desistito anche dal presentare progetti.

Il Comune che non  sa fare quasi nulla, con l'Assessore Bergamo si candida dunque a gestire in prima persona anche le attività culturali. Ed è facile immaginare che si favoriranno, nei finanziamenti, progetti e gestori amici. E già un primo esempio s'è avuto a Capodanno.
Saltato il Concerto, Bergamo  ha programmato una manifestazione dall'alba alla sera del primo giorno dell'anno. Una trovata che in nessuna altra parte del mondo avrebbero mai immaginato. E, di conseguenza, gli sono piovuti addosso fischi e pernacchie, per un progetto che non  prevedeva cachet per gli artisti, invitati a partecipare a proprie spese, ma che poi è costato introno ai 500 mila Euro.
Saranno forse serviti per  riscaldare l'aria e illuminare le scene, anzi i ponti. Una buffonata.

Bergamo sembra l'allievo  migliore e più diligente di Franceschini, nonostante che fra i suoi accusatori ce ne sia uno più determinato degli altri, la moglie del ministro, quella Michela Di Biase che è diventata il capo della rivolta anti Raggi. E fa bene. Almeno Lei, visto che suo marito pensa soprattutto a ricostruire la scena lignea del Colosseo ed a tramare per  diventare capo del governo , dopo Gentiloni e prima del Renzi bis, e poco o niente alla materia oggetto del suo dicastero.

Ma con i risparmi Raggi e Bergamo che fanno? Tappano altri buchi del loro disastrato bilancio, ma non tappano le buche per le quali si beccano ogni giorno imprecazioni e maledizioni da tanti cittadini, noi compresi che, poco è mancato che ieri passando per una strada apparentemente in ordine,  non rompessimo la macchina, incappando in una buca quasi invisibile agli automobilisti, ma non alla strana coppia del Campidoglio.

E le buche non sono che una delle emergenze alle quali Raggi non riesce a porre fine. Intanto il suo capo-padrone Grillo le ha messo al fianco due giannizzeri/ commissari per evitare che faccia altri danni, almeno fino alle elezioni politiche quando i pentastellati vorrebbero candidarsi alla guida del paese, dopo aver dato prova di saper governare le città.

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