giovedì 12 gennaio 2017

Ministero dell'Istruzione. Dalla rettora Giannini alla sindacalista Fedeli. Chi farà meglio fra le due?

Siamo soliti pensare, nella nostra buona fede, che se  una persona competente in un certa materia, viene chiamata a governare il settore di sua competenza, farà certamente bene, perchè di quella materia conosce - dovrebbe conoscere - tutto alla perfezione.

Ora accade che il settore dell'Istruzione, il relativo Ministero, il premier Renzi lo abbia affidato a persona comptetente, la ministra Giannini, già rettora dell'Università per stranieri di Perugia. Giannini, non Gelmimi, che l'aveva preceduta, per volontà di Berlusconi; lei che per passare l'esame da avvocato era andata in Calabria dalla nativa Lombardia, perchè altrimenti chissà quante volte l'avrebbe  dovuto ripetere quell'esame. Ora dei guai procurati alla scuola italiana dalla poveretta - Gelmini - non c'è bisogno di dire. Restano indimenticabili i tagli apportati ai fondi per la scuola e le sue boutade che rivelavano una profonda ignoranza. Ma da Lei, avvocato per grazia ricevuta, seppure laureata, non ci si poteva attendere di più.
L'arrivo della Giannini aveva fatto tirare un sospiro di sollievo - benchè prima di lei c'era già stato un altro rettore a governare il medesimo ministero, ma di lui non ci ricordiamo affatto, forse per la sua breve durata, e per il passaggio assolutamente privo di qualunque peso e colore.

Giannini, rettore di università, avrebbe messo le cose a posto - tutti ne eravamo convinti.  Così dopo la sua destituzione nel governo Gentiloni, sostituita dalla ex sindacalista Fedeli, provvista solo del diploma di scuola superiore o forse neanche di quello, tutti abbiamo temuto che il settore dell'Istruzione, nelle mani di una non laureata, sarebbe ripiombato nel buio degli anni della Gelmini, maria stella solo di nome.
 Ora della Fedeli non possiamo ancora dire, essendosi installata a Viale Trastevere da neppure un mese. Vedremo se la diplomata Fedeli saprà fare meglio delle laureate , provenienti dal rettorato universitario.

Intanto le somme della gestione Giannini possiamo tirarle: disastrose. La cosiddetta 'buona scuola', frutto della sua gestione, ha procurato altri danni alla scuola già abbastanza malmessa.
 Professori immessi in ruolo - ma questo naturalmente non è merito suo - e dispersi per tutta Italia, senza criterio, semplicemente per dare ascolto ad un  algoritmo che aveva idee confuse più della stessa ministra. Così che ora si è costretti a fare marcia indietro, per ricongiungere quelle famiglie che, con un pò di senno, si poteva non disgregare. La Giannini, rettore a Perugia, la materia la conosceva, o l'avrebbe dovuta conoscere? Allora?
 L'immissione in ruolo avrebbe dovuto stabilizzare molti professori nelle rispettive cattedre, evitando agli studenti il via vai di professori ancora in corso a gennaio, dopo che la scuola sta per giungere a metà del cammino del presente anno scolastico.
 Lei anche di questo non sapeva nulla, nè poteva prevederlo?

Tralasciamo la scarsissima considerazione nella quale il suo ministero tiene i professori, e l'elargizione - una vera elemosina -  del bonus a quelli più meritevoli, quasi offensivo.
 Ma allora perchè ricorrere a rettori di università, quando una semplice diplomata, ex sindacalista potrebbe non far peggio, o fare gli stessi danni della rettora, alla scuola italiana, al punto che osiamo perfino sperare che faccia anche meglio, almeno un pò, della rettora?

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