martedì 31 gennaio 2017

Massimo De Caro, faccia di bronzo, scriveva dal carcere di Poggioreale, per salvare i libri di Gerardo Marotta

"AMO i libri, forse troppo. Di certo li ama in modo sano e incondizionato Gerardo Marotta. Che nel corso dei decenni ha creato una biblioteca unica al mondo. Le sue foto sconsolato tra gli scatoloni mi hanno molto rattristato. Percepivo nei suoi occhi lo smarrimento del bibliofilo che non vede un futuro per i propri libri, la delusione per l'indifferenza delle istituzioni. Bisogna aiutarlo. Io voglio chiedere scusa per quello che ho fatto". Ecco la "lettera- pentimento" che Marino Massimo De Caro scrive a Repubblica dalla cella numero 16 del padiglione Firenze del carcere di Poggioreale. Insieme un appello per salvare la biblioteca dell'Istituto per gli studi filosofici. L'ex direttore della biblioteca dei Girolamini chiede "che le stesse migliaia di intellettuali che hanno promosso una raccolta firme per denunciare la mia inadeguatezza siano disponibili a sottoscrivere una donazione annuale da minimo 50 euro (15 centesimi al giorno) per pagare il fitto per una degna sede alla biblioteca dell'Istituto".

De Caro fu arrestato nel maggio scorso con l'accusa di peculato. L'inchiesta fu coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo: l'ex direttore avrebbe sottratto oltre 2200 libri della storia dei Girolamini. Contro di lui ci fu una petizione di intellettuali che ne chiedevano la rimozione dalla direzione della bilioteca: c'era anche la firma dell'avvocato Marotta. Ma De Caro non ne tiene conto e intreccia la sua vicenda giudiziaria a quella dell'Istituto. "Sono pronto  -  continua  -  a pagare anch'io questo piccolo "obolo" per i libri, così come pagherò alla giustizia con la detenzione per i miei errori, ma spero che almeno la mia vicenda sia servita a trovare i fondi per il complesso dei Girolamini. Non vorrei che con la conclusione della vicenda giudiziaria le promesse delle istituzioni si perdano nei meandri del tempo come lacrime sotto la pioggia". La citazione è tratta da "Blade runner": "il mio film preferito", scrive. De Caro citò la stessa frase anche alla Conferenza nazionale dei direttori delle biblioteche che si svolse a Napoli nel 2011. Nominato consulente speciale dal ministro Galan, in quell'occasione cominciò così il suo intervento: "Quando il ministro mi chiese di seguirlo, gli risposi "Pensaci bene perché diventerò la tua ossessione"".

De Caro poi torna sui Girolamini e sulla biblioteca dell'Istituto. "Ho troppo rispetto per l'onestà intellettuale del ministro Ornaghi per non credere alla sua parola. Chi ama veramente i libri e la cultura non può permettere quello che sta succedendo alla raccolta di Marotta. La Regione e il Comune devono mantenere i loro impegni. Altrimenti lancio una provocazione: la Certosa di Padula. Secondo me è perfetta per farci il centro di Studi filosofici, senza pagare affitto, con annessa biblioteca e foresteria per studenti e studiosi. In questo caso i "fondi degli intellettuali" saranno un contributo al funzionamento del centro". Poi si rivolge al professor Montanari, promotore della petizione contro De Caro e figura chiave della vicenda dei Girolamini: "Caro professore, quello che ha fatto Gerardo Marotta in questi decenni è la dimostrazione che nella cultura il privato non è il diavolo. Lo storico dell'arte mi insegna che la maggioranza delle raccolte pubbliche sono lasciti di privati". E conclude: "Amor librorum nos unit".
( La Repubblica 2012)






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