venerdì 20 gennaio 2017

Follie italiane: portare la musica alla gente o portare la gente alla musica? Più facile la prima, più utile la seconda

Gli esperimenti vanno sempre più moltiplicandosi. Ha cominciato, poco prima dell'Expo, la Scala che ha 'portato' l'Elisir d'amore di Donizetti all'Aeroporto di Malpensa, da poco restaurato. L'aeroporto con il suo traffico passeggeri sarebbe servito alla musica, a portare cioè più gente nel teatro milanese, o era invece la musica asservita a mostrare agli occhi dei viaggiatori l'aeroporto restaurato? La costosa operazione venne finanziata dal patron di Mapei, Squinzi, entrato poi nel CDA della Scala. L'esame costi/benefici per Mapei,  Malpensa e soprattutto  per la Scala non è stato mai fatto.

Poco prima, o poco dopo, l'esperimento milanese, anche Fiumicino, l'aeroporto internazionale della Capitale  ne aveva tentato uno analogo, mettendo a disposizione dei passeggeri in transito alcuni pianoforti lasciati alla mercé di tutti. Ma per inaugurare  tale inutile 'democratizzazione' musicale promosso dall'Accademia di Santa  Cecilia e dalla Società che gestisce l'aeroporto romano, era stato ingaggiato nientemeno che Tony Pappano, il quale s'è divertito così tanto da riprovarci altre volte, visti i suoi frequentissimi viaggi Roma-Londra e ritorno. Dopo di lui si sono fatti ascoltare anche piccoli gruppi di strumentisti ceciliani. Non sappiamo cosa abbiano suonato. Immaginiamo musica da piano bar. O ci sbagliamo? Magari  gli insensati reggitori dell'Accademia si sono perfino convinti che fra cigolii di valigie, annunci  di arrivi, partenze e ritardi, strilli di ragazzini ed altro ancora, si poteva suonare anche Beethoven. Anche qui  costi / benefici dell'operazione mai tentati, forse per paura dei risultati. Si sa solo che i pianoforti dislocati in vari punti dell'aerostazione sono stati 'massacrati' dagli improvvisati musicanti di passaggio.

Roma, il Teatro dell'Opera, ha anch'esso tentato un altro esperimento, in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo: l'Opera camion, partendo dal Barbiere rossiniano. Un camion si è fermato in varie piazze della Capitale ed anche di Palermo, si è aperto e, come d'incanto, gli spettatori improvvisati  hanno assistito alla rappresentazione - un pò improvvisata anch'essa - dell'opera. Tutto con un camion. Esperimento interessante, non nuovo, sfruttato anche dal teatro ma allo scopo di portare teatro (specie il teatro 'sperimentale') o opera in luoghi in cui sia il teatro che l'opera non erano mai arrivati. Noi stessi assistemmo una volta alla rappresentazione di Tosca nel nostro paesino d'origine, Trinitapoli, invitati a presentare l'opera. La cui rappresentazione iniziò con due ore di ritardo, perché la disastrata carovana- provenienza paesi dell'est, Balcani - che girava l'Italia con mezzi di fortuna, aveva avuto problemi. Costo poco più di 10-12.000 Euro - ricordiamo bene? - tutto compreso. Senza quel tragico esperimento l'opera a Trinitapoli non sarebbe mai giunta, sebbene in occasione delle feste patronali, una riduzione per banda di temi celebri del nostro melodramma sia tuttora all'ordine del giorno.
 Va bene Trinitapoli o tante altre periferie del nostro pese, ma Roma...

Se Milano e Roma, perchè non anche noi, a Napoli - si sono detti i dirigenti del San Carlo che hanno messo in scena nella Stazione di Montesanto, il Rigoletto o qualcosa che somiglia all'opera di Verdi.

Non dimentichiamo che in passato sono stati tentati esperimenti 'popolari' di rappresentazione del melodramma, come potrebbe anche ritenersi in linea di massima l'intera stagione estiva di Verona. Pensiamo all'opera portata a Piazza del Popolo a Roma, o all'opera allo Stadio Olimpico, dove anche noi - ma per ragioni professionali - assistemmo alla Turandot. Ricordiamo anche l'idiota manifesto che mostrava Puccini in campo con il pallone.

Capiamo bene che tutti questi esperimenti, ed anche altri analoghi che possono uscire in futuro dalle menti frastornate dei dirigenti di teatri  ed istituzioni musicali sono  facili, assai facili. Ciò che eventualmente li renderebbe difficili potrebbe essere il costo, esorbitante - ma per il costo si può sempre trovare un benefattore che magari li fa tirare fuori ad una azienda pubblica. Mentre difficile ,molto più difficile, è portare nuovo pubblico, creandolo, soprattutto delle nuove generazioni in teatro e sale da concerto. Per questo ci vuole intelligenza, lungo lavoro, e i risultati non sono mai immediatamente evidenti, anzi eclatanti, come quelli dell'opera o della musica portata in questi luoghi tutt'altro che ameni ed adatti.
 Ma allora  bisogna continuare a far uscire la musica  dai teatri per incontrare nuovo pubblico, o incominciare seriamente a pensare come far entrare  nuovo pubblico in teatro? Noi siamo per la seconda opzione.
 Forse a far uscire la musica dai luoghi deputati, in  cerca di nuovo pubblico, dovrebbe pensarci stabilmente e con un progetto organico, che non c'è, la tv. Ma questa è un'altra storia.

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