giovedì 5 gennaio 2017

E' morto, ieri, a Parigi, Georges Pretre

Lui a staccare la spina non ci pensava davvero, tanto che anche in questa stagione aveva fissato alcuni appuntamenti a Milano, alla Scala, ed altrove, e di anni ne aveva 92 anni.  Diversamente, ad esempio, da alcuni suoi compagni di viaggio, molto avanti negli anni ma un pò meno di lui, che continuamente, nell'atto di assumere impegni per il futuro, fanno notare che mentre prendono impegni non dimenticano la loto età - come ha detto scherzosamente Haitink in una intervista, alla vigilia del suo ritorno sul podio della Mozart, alla verde età di 87 anni.
Pretre a mollare il podio non ci pensava. Negli anni passati, lo abbiamo frequentato  abbastanza - e di anni ne aveva già in abbondanza - in occasione dei due concerti di Capodanno alla Fenice di Venezia e reincontrato anche a Roma con i Wiener, per un concerto nella Basilica di san Paolo fuori le mura, in occasione del festival di 'musica e arte sacra'. Si comportava e pensava al suo futuro, come se di anni ne avesse al massimo cinquanta o sessanta.

Sempre all'altezza del compito, sempre fresco e impegnato strenuamente nel lavoro, elegante. Forse che avendo la sensazione che qualcosa potesse cominciare a sfuggirgli di mano, si attaccava a tutto quello che gli capitava, ancora più strettamente.  Mai una parola sull'abbandono del podio con l'avanzare dell'età, nonostante che negli ultimi tempi gli avesse riservato qualche amara sorpresa. Al punto che, superati gli ottanta, a Venezia per il Concerto di Capodanno, lamentava con forza  che a Vienna, dove lui era di casa, non lo avessero mai ancora invitato a dirigere il Concerto di Capodanno. Noi raccogliemmo quella sua lamentela, la rendemmo pubblica ed ottenne l'effetto sperato: Vienna rispose invitandolo ben due volte a pochi anni di distanza l'una dall'altra - e la seconda volta, gli ottantacinque li aveva superati.
 Il carattere tutto particolare di Pretre direttore sarà difficile recuperarlo, anche se  qualcuno gli ha rimproverato superficialità e facciata. Falso. Era il suo personale modo di rapportarsi al repertorio che conosceva meglio ed amava. E, comunque la si pensi, certe sue interpretazione - non solo di musica 'francese' (l'etichetta non gli piaceva; e infatti faceva notare come aveva diretto, anche a Vienna,  Beethoven, Brahms, Bruckner ecc...) resteranno memorabili.
 Noi vogliamo ricordarlo anche come il gran signore sul podio, al momento dell'ultimo saluto.

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