lunedì 30 gennaio 2017

Alberto Moravia. La Musica per me. ( III)



                       ALBERTO MORAVIA. III         di Pietro Acquafredda


APPENDICE N. 1


                           Moravia, Maraini, la Musica
                                    Intervista a Dacia Maraini
Moravia ha mai parlato con Lei di musica?
Sì, tante volte. Amava molto Bach. C'erano molti dischi di Bach, in casa.
Alberto amava anche Vivaldi. Ricordo che una volta abbiamo ascoltato
per giorni e giorni la registrazione di un salmo di Vivaldi, Beatus Vir, mentre
correvamo in macchina per il deserto africano. Era una compagnia
bellissima.
Avete mai frequentato concerti o teatri?
Andavamo qualche volta all'Opera. Mi ricordo che incontravamo un palestinese innamorato della musica italiana che poi è stato ucciso non so perché. Aveva una testa e un sorriso da etrusco. Con lui commentavamo la bravura dell'orchestra, dei cantanti.
Le ha mai parlato delle ragioni o delle semplici circostanze che l'avevano indotto a scrivere alcuni dei suoi testi musicali? Quello su Rossini, ad esempio, per la RCA, abbastanza originale sulla particolare 'pigrizia' di Rossini, incuriosisce.
Rossini gli piaceva molto, sia come autore che come persona. Lo divertiva pensarlo grasso e pigro, ghiotto e ironico. Ne faceva quasi un personaggio da teatro.
Moravia, a giudicare dai titoli presenti nella sua biblioteca, deve aver letto molto poco di musica; le domando, allora, se ascoltasse musica ed anche come si sia formata la sua discoteca, che sicuramente Lei ha alimentato, e nella quale v'è anche un disco ( l'Estro armonico di Vivaldi) regalatogli per un compleanno da Elsa Morante (con data e firma).
Io sono cresciuta con la musica classica. La musica leggera era considerata roba da balera. Salvo qualche canzone cantata da persone speciali come Edith Piaf. o Billie Holiday. Mentre studiavo, io ascoltavo Mozart, Brahms, Beethoven, Chopin, Verdi. Con Alberto spesso mettevamo un disco mentre pranzavamo a casa, quando eravamo soli.
Mi può dire, indipendentemente dal resto, se Moravia, in generale, aveva interesse per la musica? Glielo chiedo perché è assai raro incontrare un artista che abbia interessi veri per campi diversi dal suo. Il caso di Arbasino, in questo senso, è abbastanza raro.
Posso testimoniare che Alberto era molto affascinato dalla musica, nonostante le difficoltà di orecchio che da ultimo lo tormentavano.
Come si spiega la presenza nella sua biblioteca di un testo così particolare che riguarda John Cage ( Per gli uccelli); e, nella discoteca, di alcuni titoli moderni e barocchi ( opere di Stockhausen; Marteau sans maitre di Boulez, Dallapiccola, ma anche Monteverdi ( Orfeo, Vespri 1610)... Forse la presenza di alcuni di quei dischi ha storie particolari all'origine?
Alberto era curioso di tutte le novità e le sperimentazioni . Ricordo che abbiamo ascoltato concerti di Nono, di Donatoni, di Bussotti, di Petrassi. D'altronde erano tutti amici.
È curioso il fatto che Moravia abbia accettato la richiesta di Menotti di scrivere un testo pubblicato poi sul numero unico della prima edizione del festival, 1958, e non sia stato mai invitato a parteciparvi con una delle numerose opere teatrali, andate in scena in ogni parte, in Italia e nel mondo. Salvo un caso nel 1985. Ne conosce una qualche ragione?
Non ne conosco la ragione.
Tutti i testi di Moravia sulla musica, ad eccezione di 'Caro pianoforte', hanno attinenza con il melodramma ( Rossini, Verdi, Puccini, Piccola storia del melodramma, Attualità del melodramma); e al melodramma riconducono, per i titoli, anche tre racconti ( Rigoletta, La Serva padrona, Serata di don giovanni). Aveva nei confronti del melodramma un interesse particolare?
Mi pare che il padre fosse interessato al melodramma e lo portasse da piccolo all'opera. Comunque penso che chi nasce in Italia, non possa non essere interessato al melodramma. È la nostra tradizione più radicata e profonda. La grande musica cantata, comincia proprio da noi.
In conclusione, é sbagliato parlare di estraneità o indifferenza di Moravia per la musica?
Credo proprio che sia sbagliato. Alberto amava la musica, anche se preferiva la letteratura, nel senso che se aveva un'ora di tempo, la dedicava alla lettura, e non all'ascolto della musica. Ma ciò non toglie che spesso si mettesse sul divano, in salotto, ad ascoltare Le nozze di Figaro di Mozart, o le Fughe di Bach.

















APPENDICE N.2

                                                       LIBRETTO
                                               VIENI QUI CARLA
                          ATTO UNICO per due cantanti e dieci strumenti
                                                      di Gino Negri

Il libretto, scritto dallo stesso compositore, è stato tratto,
col permesso dell'autore, dal romanzo di Alberto Moravia
“Gli indifferenti” (edizioni Mondaodri)

PERSONAGGI

Carla, soprano
Leo, baritono

LIBRETTO

Carla
Mamma sta vestendosi
e verrà giù tra poco

Leo
L'aspetteremo insieme:
Vieni qui Carla, mettiti qui

Carla
Resti a cena con noi?

Leo
Sicuro: forse non mi vuoi?
(Eh, che bella bambina, che bella bambina...)

Carla
Ti sei accorto quanto fosse nervosa mamma
oggi al tè? Tutti la guardavano.

Leo
Affari suoi.
Sai che hai delle belle gambe, Carla?
Una sigaretta?
E così, proprio non ne puoi più?
E allora, sai cosa si fa quando non se ne può più?
Si cambia.

Carla
E' quello che finirò per fare

Leo
Cambia; vieni a stare con me

Carla
Sei pazzo...


Leo
Ma sì!
Daremo il benservito a tua madre,
la manderemo al diavolo, e tu avrai
tutto quel che vorrai,Carla...
Tutto quel che vorrai...
Vestiti, molti vestiti,viaggeremo insieme;...
è un vero peccato che una bella bambina come te
sia così sacrificata...
vieni a stare con me, Carla...

Carla
Ma tutto questo è impossibile,
c'è mamma è impossibile

Leo
Le daremo il benservito
la manderemo a quel paese
è ora che la finisca;...
e tu verrai a stare con me,
è vero? Verrai a stare con me
che sono il tuo solo vero amico,
il solo che ti capisca
e sappia quel che vuoi...
Carla, amor mio...

Carla
Lasciami

Leo
(Essere a casa mia...
le farei vedere allora...)

Carla
Restiamo buoni amici, Leo, vuoi?
Buoni amici come prima

Leo
Amicissimi...amicissimi, Carla...

Carla
(E' la fine, la fine della mia vecchia vita...)
Hai visto? Mamma è gelosa a causa di Lisa...
E chi sa, chi sa che non sia vero.

Leo
E invece sai di chi dovrebbe essere gelosa?
Di te...sì, proprio di te...
Verrai da me?


Carla
Lasciami, ecco mamma
(Creare una situazione scandalosa,
impossibile, piena di scene e di vergogna...
completamente rovinarmi...
Dove va la mia vita? Dove va?
Succederà quel che succederà).

Leo
A proposito, prima che me ne dimentichi...
dopo pranzo, con un pretesto qualsiasi
scendi in giardino...
dalla parte del boschetto...
io ti raggiungerò subito
siamo intesi?

Carla
Sorreggimi, tutto mi gira intorno...

Leo
Stai meglio?

Carla
No

Leo
Stai meglio cara?
( Calma: ora me la porto nella rimessa
e ne faccio quel che voglio...
un po' di pazienza)

Carla
Perché mi hai fatto bere?
Perché? Perché mi hai fatto bere?

Leo
(Questo è il momento buono)
Vediamo: sii ragionevole,
sei tu che hai bevuto,
di tua spontanea volontà.
E poi che importa?
Tutto passerà...

Carla
Lasciami...

Leo
No cara...non impressionarti... non è nulla...
lascia fare a me



Leo
( E pensare che se non l'avessi fatta bere
a quest'ora era già mia...)
...come ti senti?

Carla
Meglio...meglio


Leo
Toh, piove
E' strano, ogni giorno lo stesso tempo:
all'alba è sereno,
nel mattino si guasta, e poi piove
dalle prime ore del pomeriggio
fino alla notte.
Sciocchina...
sciocchina che vuoi bere e poi ti senti male...
piccola sciocca...sciocchissima...
dammi un bacio e non se ne parli più.
(Che brutta giornata...
che stupida giornata...)
(...tutto... da ricominciare...)
...come stai?

Carla
Bene.

Leo
Allora cosa si fa?

Carla
Si va a ballare...
Ballerai sempre con me:
sempre con me...
mamma la lascerai seduta...
ballerà con gli altri...
magari con Michele...
(E' la fine.)

Leo
Allora stasera vieni da me, non è vero Carla?

Carla
Come da te?

Leo
In casa mia.

Carla
No...questo è impossibile...
Leo
Come impossibile?...
me l'avevi promesso...
devi venire

Carla
No...no...questo è impossibile...


Leo
Carla, tu devi venire
è assolutamente necessario,
se tu non vieni, allora...
sono sicuro che verrai:
dì... non è vero che verrai?

Carla
Sono solamente due giorni che... che ci amiamo...
perché non aspettare?
(Dio mio, è questa la nuova vita?...
sarebbe questa?...)
S'intende Leo...questa sera vengo da te...
...sta attento...

Leo
Siediti qui;
qui sulle mie ginocchia.
Carla
Ma Leo,...Leo... se qualcheduno venisse

Leo
Niente paura...

Carla
No Leo...no...
Questo no...
(...che passino presto queste ore:
che passi presto questa notte...)
...ora basta.

Leo
Via... cosa ti fa?
Un poco soltanto, come prima...
(Ti aspetto fra un'ora, con la macchina)

Carla
(… tra un'ora... tra un'ora...)
(Come piove!)
(...tra un'ora...)
( Il biglietto... dov'è il biglietto?...)
(...presto...presto...)

Leo
Aspetta.
Siamo arrivati
Ebbene, mia cara...
Su, animo, dimmi quel che...
Non ti dispiacerà mica d'esser venuta?


Carla
No...no, sono contentissima...
soltanto, mi capisci?
bisogna che mi abitui.

Leo
Abituati...abituati...
(accidenti...che...
Che bel vestitino hai!
Chi te lo ha fatto?...
Che bella bambina sei...
vedrai come si starà bene insieme.
Sarai la mia bambina
la sola bambina della mia vita...
Siediti...

Carla
Che stanza c'è di là?

Leo
La camera da letto.
Ma lascia star tutto questo...
ascoltami...
dimmi...mi ami?

Carla
E tu?

Leo
Io? Cosa c'entro?
Per forza ti amo,
se no non avrei fatto quello che ho fatto...
sicuro che l'amo...la mia Carlotta,
la mia bambola, la mia Carlottina...
l'amo moltissimo e guai a chi me la toccherà...
e la desidero... anche, certo... tutta intera...
desidero queste labbra, queste guance,
queste belle braccia, queste belle spalle,
questo suo corpo pieno di femminilità,
delizioso, pieno di fascino e di grazia
che...che...che mi farà impazzire...
(no...prenderla qui no...di là sì...qui è troppo sc...)
E questo cos'è?

Carla
Cosa, questo?

Leo
Quel...pezzo di carta
che tieni così gelosamente in seno...
il posto dove tutte le bambine

Carla
Non ti permetto

Leo
Va bene...ti permetto di non permettere...
tiralo fuori tu questo tesoro... e poi
leggilo ad alta voce.


Carla
E se io...se io non volessi mostrartela questa lettera?

Leo
Ah! E' una lettera...
e di chi, se non ti dispiace?...
Senti Carla: io voglio assolutamente sapere
di chi è questa lettera.

Carla
Indovina.

Leo
Un uomo...

Carla
Già...già, sempre che non sia una donna.

Leo
Ho capito,ho capito
qualche innamorato...qualche giovincello...

Carla
Neppure per sogno: un uomo.

Leo
Un uomo...tutti i miei complimenti...
E si può sapere almeno chi sia quel...

Carla
E' un uomo alto...
ha i capelli castani...
una bella fronte calma,
un volto ovale,
non è roso, è piuttosto pallido...
ha delle mani molto lunghe...

Leo
Il nome: si può sapere il nome?

Carla
Il nome no.


Leo
Dammi quella lettera

Carla
Perché Leo?

Leo
La lettera... fuori la lettera.
Fuori questa lettera. La lettera!

Carla
Eccola.

Leo
Ma è il mio biglietto,
il mio biglietto che ti ho dato oggi.

Carla
Già, il tuo biglietto.
Che cosa volevi che fosse?

Leo
Ma allora... allora sono io quell'uomo...
capelli castani, fronte calma...
sono io che ami...
La mia piccola bugiarda...
la mia piccola bambina bugiarda...
...ti raggiungo subito...

Carla
(Perché Leo non viene?)
(Perché Leo non viene?)

Carla
(Perché dorme?
Perché non si cura di me?)
(...è tardi...è tardi...)

FINE


APPENDICE N.3

                                                    Le arti a Spoleto (1958)


GIAN CARLO MENOTTI alla ricerca di una degna sede per il Festival dei due mondi ha finito per scegliere Spoleto. Questa iniziativa di Menotti rientra in una tradizione europea ormai antica; molte infatti in Italia e in Europa sono le piccole città illustri che hanno il loro “maggio” o “ giugno”, il loro festival, la loro settimana teatrale o musicale. Sarebbe molto ingiusto oltre che superficiale attribuire queste celebrazioni ad un intento soltanto turistico. In realtà esse nascono da un sentimento più profondo e disinteressato che chiamerei la nostalgia delle corti. Infatti, nei tempi andati, era proprio in queste piccole città che le corti più o meno illuminate giustificavano la loro esistenza con un mecenatismo misurato e decoroso. Fiori terminali di una lunga e antica vita comunale e civica, le società locali, dopo le fortificazioni e le chiese delle prime età feroci e mistiche, avevano costruito palazzi e case, teatri e sale da concerto; ma la rivoluzione industriale imprevista e spietata aveva fermato per sempre uno sviluppo che presupponeva l'eternità della civiltà rustica e artigiana. Con la seconda metà dell'ottocento, difatti, tutte queste piccole città, un tempo capitali di regni minuscoli, scadono a prefetture; nasce così ufficialmente la provincia mai prima esistita, destinata a diventare una dei luoghi comuni della letteratura naturalista ottocentesca. Che cos'è essenzialmente la provincia, nel senso ormai corrente della parola? Un luogo lontano della metropoli, dove la vita della cultura giunge di riflesso, debolmente e indirettamente e sempre con grande ritardo. Ma ecco che verso il principio di questo secolo quella che ho chiamata la nostalgia delle corti, ossia del mecenatismo illuminato e aristocratico, risveglia le piccole città con i festival e le altre celebrazioni artistiche. Improvvisamente la provincia diventa in più e più luoghi altrettanto moderna che la metropoli, anzi più moderna perché lontana dalle folle, più rarefatta socialmente e più selezionata artisticamente. Il nuovo vino dell'arte moderna, talvolta diabolicamente alcoolico, viene versato senza danni, anzi con evidente vantaggio di tutti, nei vecchi recipienti delle piccole città storiche; la società della metropoli si dà convegno in provincia. Così le grandi automobili scintillanti si arrampicano per le quiete e un po' meste strade di circonvallazione; e le rampe a gradoni, tra i vecchi palazzi, risuonano dei tacchi prepotenti di esigenti bellezze del mondo cosmopolita; negli alberghi tranquilli affacciati su immensi panorami verdeggianti o su vicoli e piazzette erbose risuonano voci insolite tra lo sbattere degli usci e il fruscio delle gonne. Un festival musicale in una città come Spoleto è dunque molto di più che un'occasione turistica ed estetica. Giocando sul titolo del festival, si potrebbe dire che è addirittura un incontro tra due mondi.
Meditazioni trasognate di fronte a meravigliose facciate di calde pietre indorate dal sole di secoli, passeggiate per la campagna circostante o sui monti sparsi di ville e di santuari, indugi sui belvederi cittadini rinfrescati dalle brezze della sera, vagabondaggi notturni per le viuzze deserte e oscure, tutto questo che forma di solito l'incanto delle antiche città medievali, Spoleto può offrirlo in soprammercato agli spettacoli del festival. Giancarlo Menotti eleggendo la città umbra a sede del suo festival ha senza dubbio fatto assegnamento su queste attrazioni , per adoperare una parola falsa e scintillante da luna park. Sono le attrazioni profondamente intime ed esclusivamente psicologiche dei luoghi lontani dalla vita moderna, conservati intatti dalla gelosia della storia, i quali chiedono al viaggiatore soltanto una disposizione d'animo contemplativa. Spoleto certamente non si spettava di diventare sede di un festival per opera di Giancarlo Menotti; lo stesso Menotti e coloro che accoglieranno il suo invito non si aspettavano fino a poco tempo fa di trovarsi a Spoleto per un festival. Da queste due situazioni imprevedute e sorprendenti senza dubbio scaturirà il successo dell'impresa.
                                                                                                     Alberto Moravia















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