lunedì 19 dicembre 2016

Con Luca Bergamo, vicesindaco, la Raggi si incarta sempre di più

Anche questa nomina - quella di Luca Bergamo assessore alla cultura a vicensindaco - dimostra ancora una volta la impreparazione e l'inadeguatezza della Raggi, e del suo movimento assieme a Lei, ad assumere un incarico di governo.
 A sette mesi dalla sua elezione a sindaco,  la sua cosiddetta squadra non è ancora al completo, ed anzi ogni giorno perde qualche pezzo -  di alcuni , va da sè  la perdita è una manna dal cielo - ed ogni giorno Virginia Raggi, manifesta  la sua tragica inadeguatezza e la necessità, mai terminata, di  cercare o inventarsi sostituti.

Per il ruolo di vicesindaco , i Cinquestelle, che la tengono ormai sotto tutela, avevano fatto il nome di Colomban, industriale inviato a Roma dalla Casaleggio & Associati, col compito di assessore, ruolo che egli svolge per tre giorni a settimana- dovendo gli altri giorni essere  nella sua fabbrica a mandare avanti le cose. Colomban ha subito detto di no - la Raggi  non convince nessuno quando  dice che Lei non accetta diktat dai Cinquestelle, compreso quello di Colomban - e i giornali hanno spiegato questa sua rinuncia , con il delicatissimo ruolo del vicesindaco che agisce come una sorta di rotonda stradale dalla quale sono costretti a passare tutti in Campidoglio; ed anche da filtro per il sindaco; nel contempo,  muove  e dirige  tutto e tutti, dando la precedenza a chi ritiene necessario l'abbia sugli altri.

E la Raggi che ti fa? Nomina per quel delicatissimo incarico Luca Bergamo, assessore alla (ri)crescita culturale - come ha chiamato quell'importante assessorato -  che ancora non ha dato un segno tangibile della sua presenza a Piazza Campitelli, dove hanno sede i suoi uffici.
Ora proprio l'assessore del quale tutti a Roma reclamano una presenza attiva, viene cooptato anche per un altro incarico che lo distoglierà dal primo. Sicuro al cento per cento. E ciò ad ulteriore dimostrazione che che alla cultura, in qualunque forma e declinazione, la Raggi ed i Cinquestelle non tengono affatto. E Roma,  un tempo faro nel mondo, affossa anche in questo settore.  I Cinquestelle sono assolutamente estranei al discorso sulla cultura; mai una sola parola sulla cultura e sulla sua evidente influenza nell'economia del paese, in nessuno dei loro proclami e delle loro chiacchiere in rete.
 Che altro deve succedere per spezzare il feeling fra i Cinquestelle e la popolazione che l'ha eletta? Continueranno i suoi 700.000 elettori romani a perdonarle qualunque cosa, compresa l'incapacità oltre gli errori?  Va bene che è in Campidoglio da soli sette mesi, ma qualche segno del suo passaggio avrebbe dovuto già darlo. Finora solo  dimissioni e rimpiazzi. Come intende governare Roma? Ce lo dica.

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