venerdì 30 dicembre 2016

Ciò che Gustavo Dudamel non dice e, invece, dovrebbe dire - denunciare - del suo Venezuela

Già all'apice del successo mondiale, nonostante la giovane età, chiedemmo una volta a Lang Lang, nel corso di una intervista pubblica, perché non protestava neppure timidamente per il non rispetto dei diritti fondamentali della persona nel suo paese, la Cina. Ci rispose che non gli sembrava che la libertà fosse calpestata in Cina. Bontà sua.
 La stessa domanda, al tempo di Chavez, rivolgemmo a Diego Matheuz e lui glissò nella risposta, ma nel caso di Matheuz era più comprensibile. Lui giovane direttore, non certo all'apice del successo, seppure la sua fulminea carriera sul podio fosse stata benedetta e voluta nientemeno che da Claudio Abbado, non poteva esporsi più di tanto, né avrebbe avuto l'autorevolezza e l'incidenza di Lang Lang o di Gustavo Dudamel. Di cui andiamo ora a dirvi.
 Gustavo Dudamel, intervistato per 'La repubblica', alla vigilia del suo 'primo' Concerto di Capodanno da Vienna, la sua consacrazione planetaria,  non una parola di condanna ha detto, esplicitamente richiesto, nei confronti di Maduro, il dittatore succeduto a Chavez, che sta riducendo nella miseria e disperazione tutto il popolo venezuelano che resta sempre ed ancora anche il paese di Dudamel, sebbene i suoi successi lo abbiamo portato da alcuni anni -  e ora ne ha trentasei appena - all'apice del successo, incoronandolo direttore di una delle compagini sinfoniche più note d'America, a Los Angeles.
 Parole di condanna per le condizioni in cui Maduro ha ridotto il Venezuela, dove mancano generi di prima necessità ma anche medicinali e le file davanti alle banche sono sempre più numerose e lunghe per ritirare quattro soldi o per cambiare  la moneta, a seguito dell'inflazione galoppante, le abbiamo letto solo nelle dichiarazione di  Pierferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del nostro Parlamento,  in visita ufficiale alle comunità italiane del Venezuela, evidentemente allarmato per le drammatiche notizie che ogni giorno giungono da quella nazione un tempo ricca e florida, tanto da attrarre tanti nostri emigranti; ma non una sola da Gustavo Dudamel che dovrebbe parlare ed, invece, ha scelto di tacere. Ma non ha scuse!

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