mercoledì 23 novembre 2016

L'ISTAT in confusione

 Ogni giorno un'inchiesta, un sondaggio; ogni giorno proiezioni sul futuro perfino remoto, ogni giorno pagelle su questo o quello. Ma su quale base si fanno indagini, si stilano classifiche, si mettono in atto inchieste? E a quale sondaggista o inchiestaro si può credere e a quale no?

Tutte domande che ogni giorno, nel leggere i risultati  delle varie ricerche, non manchiamo di rivolgere a noi stessi, non credendo neanche ai nostri occhi, anche quando a firmare inchieste sono istituti di ricerca  di antica tradizione e serietà scientifica - si spera - come è o dovrebbe essere l'ISTAT.  Le cui ricerche influiscono sugli orientamenti politici e sulle decisioni da assumere da chi governa. Proprio ieri l'altro mettevamo in guardia i lettori dal non prendere come oro colato i risultati dell'inchiesta della Makno - commissionata dalla Scala - che voleva avere una foto del suo pubblico, anche futuro o possibile ( si può?) . 

Oggi, anzi ieri, l'ISTAT, che poco prima ci aveva detto che la povertà  fra gli italiani mieteva vittime ogni giorno, ci ha comunicato gli esiti di una sua nuova ricerca, il cui risultato principale - capovolgendo il precedente sulla base  del 'poveri ma belli' -  era che la SODDISFAZIONE degli Italiani era cresciuta dopo anni di segno negativo.  
Ci diceva, insomma, l'ISTAT, che nonostante la base della povertà in Italia si vada sempre più allargando, gli Italiani, come al solito fessi e superficiali (ma questo l'ISTAT non lo dice apertamente) sono soddisfatti. Salvo che per qualche piccolissima cosa che non incontra ancora la loro soddisfazione, e cioè SICUREZZA, SMOG, e TRAFFICO. 

E noi dovremmo credere all'ISTAT? Qui non si tratta di considerare il bicchiere sotto osservazione mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto. Qui  basta solo chiedersi come mai la soddisfazione degli italiani sia cresciuta se contemporaneamente, la crisi fa crescere il nostro paese di qualche decimale appena, se gli stipendi sono al palo da anni, se la malasanità miete vittime continuamente, se il malcostume e la corruzione si sta fottendo, nonostante le retate continue, buona parte del paese.
 
 Valuta i risultati davvero sorprendenti della inchiesta dell'ISTAT anche un tecnico, e cioè Domenico De Masi, sociologo, che alle inchieste ed alle indagini è avvezzo per professione. Fa le pulci all'ISTAT facendo notare che se la SODDISFAZIONE ventilata poggiasse su dati oggettivi ( crescita del PIL, dei salari e del potere d'acquisto, stabilità politica ecc...) avrebbe un qualche fondamento, altrimenti no. E perciò fornisce una soluzione all'interrogativo che in tutti noi sorge spontaneo, alla lettura dei dati ISTAT.
 Se soddisfazione maggiore c'è stata( l'inchiesta è stata condotta nella scorsa primavera, quando forse le libagioni delle feste natalizie avevano ancora una qualche influenza ) - come attesta l'ISTAT - lo si deve al fatto che siamo ormai abituati al peggio e dunque non ci rendiamo conto neanche delle condizioni precarie ed assolutamente insoddisfacenti nelle quali viviamo, e delle quali ci dichiariamo, comunque, soddisfatti. Solo perché siamo ancora vivi? 

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