venerdì 4 novembre 2016

Che figura! Intrecciare i problemi delle Fondazioni liriche ai problemi del terremoto

Questa mattina, ad Agorà di Rai3, si è visto un collegamento da Venezia, dalla Fenice per la precisione. Niente a vedere con il terremoto che era l'argomento principale della trasmissione ( come potrebbe essere altrimenti?) e con la rievocazione della tragica alluvione di Firenze di cinquant'anni fa.
 Cinquant'anni fa, quando avvenne un'altra alluvione, ma a  Venezia, procurata da un'acqua alta fuori misura - 'aquagranda', dicevano i veneziani nella loro lingua.
Mentre in Italia si ricordano i tragici fatti fiorentini e l'immensa onda di solidarietà mondiale che miracolosamente inondò la città, salvandola con tutti i suoi tesori, a Venezia in ricordo di quella alluvione da 'aquagranda', cogliendo lo spunto dal racconto che ne ha fatto un giornalista Roberto Bianchin in un suo libro, questa sera la stagione della Fenice viene inaugurata da una nuova opera, dal medesimo titolo Aquagranda  ecc.. tutto regolare.
 Ciò che invece regolare non è affatto è la ragione del collegamento Rai con Venezia, dalla Fenice,  che non è il racconto di tale iniziativa musicale, bensì la protesta dei suoi orchestrali che  sposano pienamente una protesta che nel teatro oggi prenderà corpo. La protesta dei sovrintendenti dei maggiori teatri italiani, convocati per la 'prima' del teatro veneziano, dal presidente della loro Associazione di categoria, Chiarot, sovrintendente della Fenice, che guardano alla data del 31 dicembre 2018, fissato da una legge dell'estate scorsa, come il giorno del giudizio dei nostri teatri d'opera; per dire che loro vogliono vivere e non annegare  nel vortice dei conti in disordine.
  In termini giornalistici, figurati, quella protesta ha anche un senso, anche quando assuma le connotazioni della  catastrofe - e noi stessi nei giorni scorsi  abbiamo accennato in termini analoghi a quella data tanto temuta dai nostri teatri.
 Ma la protesta veneziana per  la 'morte' della musica in Italia, possibile ma non ancora certificata e dalla quale ci si può ancora salvare con una retta amministrazione, nello stesso momento in cui migliaia e migliaia di cittadini protestano perchè non vogliono morire, e non solo simbolicamente, sotto le scosse del terremoto, ha il suono di una NOTA STONATA, vietata ai musicisti.

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