mercoledì 10 agosto 2016

Il caso Fabio Grassi a Bologna. E li chiamano ancora giornalisti? ( Corriere di Bologna ripreso dal sito di Franco Abruzzo)

Dopo una riunione nella tarda mattinata con i vertici di Apt, Fabio Grassi si è dimesso dall' incarico di capo ufficio stampa dell' azienda di promozione turistica controllata dalla Regione. Una decisione inevitabile, dopo l' articolo pubblicato ieri dal Corriere di Bologna, in cui una collaboratrice del nostro quotidiano raccontava i dettagli dell' incontro avuto con Grassi lo scorso 29 luglio. In quell' occasione Grassi aveva convocato la giornalista e due colleghi di altre testate per raccontare di averli inseriti a loro insaputa nelle note spese di due pranzi (a febbraio e ad aprile del 2015) presentate in Apt per ottenere il rimborso. Peccato che, a quei pranzi, i cronisti non fossero presenti. Grassi - questa è la sua versione dei fatti - sarebbe andato al ristorante (conto complessivo 287 euro) con Dario e Jacopo Fo e con l' editore di Minerva Roberto Mugavero. Ma, sapendo che l' azienda non gli avrebbe concesso i rimborsi, ha inserito nelle note spese i nomi dei giornalisti chiedendo loro di confermare la sua versione dei fatti in cambio di alcune bottiglie di vino. Ieri mattina, quando i vertici della Regione hanno appreso la notizia, la poltrona di Grassi è apparsa subito traballante. L' assessore regionale al Turismo Andrea Corsini ha incalzato l' azienda: «Chiedo ad Apt Servizi di verificare immediatamente se i fatti riportati rispondano a verità». E poi: «Se le risposte che arriveranno dovessero confermare le rivelazioni del quotidiano, mi aspetto i provvedimenti disciplinari del caso. Non è pensabile che una Amministrazione come la nostra possa tollerare comportamenti che gettino discredito sulla corretta gestione delle risorse pubbliche. Siamo assolutamente intransigenti». Qualche ora dopo è arrivato il passo indietro di Grassi, annunciato con una nota firmata dalla presidente di Apt, Liviana Zanetti: «Ho accettato le dimissioni volontarie di Grassi motivate dalla volontà di tutelare l' immagine dell' Azienda». Zanetti si è detta convinta che le vicende raccontate «arrecano grave pregiudizio all' immagine dell' azienda», assicurando di avere attivato «un' accurata e approfondita indagine interna che, in tempi rapidi, faccia piena luce su ogni circostanza descritta». Le dimissioni sono state subito definite «un atto doveroso» dall' assessore Corsini, che gelido ha concluso: «Nei prossimi giorni mi aspetto da Apt una relazione su tutte le note spese di Grassi. Poi vedremo il da farsi». L' indagine interna dovrà accertare se Grassi abbia contraffatto altri giustificativi pur di ottenere i rimborsi dall' azienda. In Atp, dove Grassi era capo ufficio dall' anno della fondazione, il 1998, il passo indietro del capo ufficio stampa equivale a un terremoto. Anche perché, le opposizioni si sono subito scatenate e il Movimento 5 Stelle - che già aveva chiesto alla Corte dei Conti di indagare sull' ospitalità accordata da Apt ai giornalisti - è arrivato a sollecitare l' intervento della Procura. Ma anche il Pd è stato duro. Il segretario regionale dem Paolo Calvano ha definito «un bene» le dimissioni di Grassi: «Quello che ha fatto Grassi non poteva trovare giustificazioni - ha detto Calvano - Comportamenti del genere rischiano di mettere in cattiva luce tutta la pubblica amministrazione. Apt ora verifichi se ci sono altre situazioni simili a quelle descritte». Al netto di eventuali sviluppi giudiziari - ancora da verificare - le dimissioni di Grassi sono la prima conseguenza dell' interrogazione presentata in Regione a fine luglio dal M5S che aveva chiesto alla giunta il dettaglio delle spese sostenute da Apt per ospitare in Riviera giornalisti di testate nazionali ed estere. Nei faldoni erano venuti fuori decine di «ospitate» dagli importi variabili: dai 7.000 euro spesi da Apt per accogliere in occasione della Notte Rosa 38 inviati, ai 70 euro per invitare in osteria un cronista locale. Corsini, in quell' occasione, aveva difeso l' ente dicendo che i costi sostenuti dall' azienda «per permettere alla stampa di raccontare l' Emilia-Romagna sono di gran lunga inferiori alle tradizionali campagne pubblicitarie». Insomma, si tratterebbe di una strategia di marketing. Ma il presidente nazionale dell' Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino aveva avvertito i colleghi: «Farsi pagare i conti per scrivere sulla Riviera può costare un procedimento disciplinare». (Corriere di Bologna).

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