giovedì 21 luglio 2016

AGIS, FEDERVIVO: Proposte per un codice dello spettacolo dal vivo

Il documento che qui si espone in forma sintetica di slides è l’esito del confronto diffuso e partecipato tra tutte le componenti dello spettacolo dal vivo svoltosi in seno all’Agis e a Federvivo.
Tutt’altro che esaustivo, esso mette in evidenza i temi imprescindibili che, a nostro avviso, una legge di riforma del settore dovrà affrontare. Prendendo le mosse dall’analisi dei fabbisogni degli operatori, le proposte pongono l’accento sulla necessità di un intervento organico e coerente che rimetta ordine nella superfetazione legislativa che oggi – è un dato di fatto – presta il fianco a troppe interpretazioni, impugnazioni, interpelli e sentenze.
In una fase di forte accelerazione dei processi di cambiamento come quella che stiamo attraversando, l’invocato DM 1 luglio 2014 si è dimostrato strumento utile e necessario pur con le criticità emerse,ma in qualche modo gli eventi ne hanno già decretato il superamento; perciò occorre mettersi sùbito al lavoro per evitare che l’inerzia legislativa aggravi l’incertezza e la ridotta visione in cui si trova ad operare il comparto, costretto com’è per fattori concomitanti a vivere alla giornata. Ispirati dall’ottimismo della volontà, intendiamo cogliere in questa situazione di impasse l’opportunità di poter contribuire insieme alle altre parti in causa ad impostare uno strumento di legge proiettato verso il futuro, capace di consolidare la competitività delle nostre istituzioni e imprese, la loro sostenibilità economica, la 2 legittimazione pubblica dell’intero sistema.E poiché troppo spesso si dimentica la lezione di Luigi Einaudi, quel «conoscere per deliberare» senza schemi preconcetti che dovrebbe precedere e assistere tutte le decisioni degli amministratori pubblici e privati, Federvivo e Agis offrono la piena disponibilità ad un confronto con il Parlamento, il Ministero e la Direzione generale affinché la competenza e l’esperienza degli operatori che quotidianamente vivono e applicano le norme possano indirizzare, nell’interesse comune, la visione politica e tecnica di un nuovo Codice dello spettacolo dal vivo, facendo tesoro sia di quanto di positivo è contenuto nelle norme vigenti sia degli errori commessi e delle contraddizioni emerse, abrogando tra le altre la gloriosa legge 800, figlia dell’Italia del boom economico che fu e perciò del tutto inadeguata a proiettare nel terzo millennio le attività musicali.

Articolazione
Le proposte di Agis e Federvivo sono qui articolate per temi e intendono delineare il superamento di leggi, decreti, emendamenti, circolari, procedure, prassi che – pur avendo consentito allo Spettacolo dal vivo di procedere nella sua missione nonostante un decennio di crisi – paiono oggi costituire un corpus empiricamente evoluto per stratificazioni storiche e aggiustamenti progressivi piuttosto che un ecosistema organico e armonico, interconnesso e sostenibile, strategicamente proiettato verso un futuro nel quale ogni elemento si tiene con gli altri, partecipa e contribuisce – grande o piccolo, pubblico o privato che sia – alla riaffermazione dello spettacolo dal vivo come valore fondante dell’identità nazionale. E per ogni elemento intendiamo anche le Fondazioni lirico-sinfoniche, il cui isolamento legislativo non pare abbia giovato a nessuno.

Principi
Per introdurre i principi generali che a nostro parere dovranno tracciare il perimetro della nuova legge, lasciatemi ricordare le parole pronunciate dal premier Renzi all’indomani della strage al Théâtre Bataclan di Parigi: «Reagiamo al terrorismo con più teatri e più cultura», un messaggio politico forte e inequivocabile, largamente condiviso  dall’opinione pubblica. Ebbene, noi confidiamo che il Governo e il Parlamento avranno scolpite nella coscienza quelle parole e che le stesse diverranno intenzioni convinte quando si tratterà di decretare il rilancio di un comparto cruciale non soltanto per la sua valenza estetica, artistica e culturale, ma anche per quella morale, civile e sociale. Lo spettacolo stimola la libertà di espressione contro l’oscurantismo degli integralismi, rafforza il senso di appartenenza ad una comunità, favorisce la coesione sociale, l’integrazione e la condivisione di valori identitari, alimentala riflessione politica e il confronto dialettico alternativo al manicheismo dilagante.
Tuttavia, perché musica, danza e teatro d’arte siano un diritto inalienabile e possano davvero contribuire a formare la coscienza civile dei cittadini, occorre che la nuova legge preveda l’abbattimento delle barriere di accesso per le categorie economicamente svantaggiate mediante strumenti adeguati: una famiglia indigente o un giovane lavoratore extracomunitario devono poter fruire come tutti dell’attività di qualsiasi soggetto finanziato dal Fus perché questa è la sola legittimazione sociale che giustifica l’aiuto di Stato e l’«eccezione culturale».

Principi
Tra i principi generali rivendichiamo perciò con forza che venga riconosciuto allo spettacolo dal vivo lo status di «eccezione culturale», con la previsione di norme specifiche che tutelino l’identità e la biodiversità della nostra musica, del nostro teatro e della nostra danza dal rischio di una progressiva convergenza verso un modello culturale unico imposto dal mercato, che toglie progressivamente spazio alla qualità e alla ricerca in nome della globalizzazione commerciale. Ma «eccezione culturale» significa anche dotare il sistema di strumenti adeguati e di un apparato di regole conformi ai principi della razionalizzazione e della semplificazione delle procedure amministrative.

Funzioni
Senza mai subordinare la valutazione qualitativa del prodotto artistico, che viene prima di tutto, a nostro avviso uno strumento di legge aggiornato dovrà prendere le  mosse da una ridefinizione dettagliata delle funzioni, delle missioni, degli obiettivi e dei servizi di ciascuna categoria finanziata, e dovrà semplificare e innovare la classificazione dei soggetti finanziabili in base a quelle stesse funzioni e forse non più alla suddivisione in generi. A riprova del fatto che la necessità di riorganizzare le funzioni sia all’ordine del giorno delle Commissioni parlamentari, si registra un emendamento dell’on. Losacco al DL 113/2016 in discussione in questi giorni alla V Commissione della Camera che introduce l’individuazione dei requisiti che devono essere posseduti dalle fondazioni lirico-sinfoniche, alla data del 31 dicembre 2018, al fine del loro inquadramento, alternativamente, come «teatro lirico-sinfonico nazionale», «orchestra nazionale» o «teatro lirico-sinfonico», con conseguente revisione delle loro modalità di organizzazione, gestione e funzionamento.
Mi permetto qui un piccolo appunto: proprio il DM 1 luglio 2014 ci ha insegnato che non basta un aggettivo – in questo caso “nazionale” – a cambiare le funzioni e il funzionamento di un’istituzione, e inoltre che qualsiasi intenzione di riclassificazione a medio termine andrebbe forse inquadrata nella cornice del nascente Codice dello spettacolo dal vivo. Oggi la realtà è molto più avanti dei regolamenti: le iniziative inter- e multidisciplinari, la resilienza dei modelli gestionali, la fungibilità delle risorse umane, le sinergie promozionali, i servizi integrati rivendicano norme che riconoscano e incentivino questa flessibilità creativa e organizzativa e facilitino in modo coerente e adeguato le azioni di sistema, le economie di scala, i progetti di rete, la mobilità interaziendale.

Artisti, lavoro, occupazione
La nuova legge dovrà mettere al centro gli artisti, il lavoro e l’occupazione, troppo marginali nelle normative vigenti. Il capitale umano è il nostro primo fattore della produzione e senza la creazione e l’interpretazione degli artisti lo spettacolo non potrebbe esistere. Eppure ancora oggi non si è definito uno status specifico che ne tuteli la professionalità e garantisca dignità salariali e opportunità occupazionali alle migliaia di attori, musicisti, danzatori e tecnici di talento che stentano a mantenersi. Occorre quindi procedere con una mappatura delle figure professionali alla luce dell’evoluzione organizzativa del settore per aggiornare e valorizzare le competenze e revisionare la codificazione generale. Contestualmente, uno degli assiomi del Codice dello spettacolo dal vivo dovrà essere la stagionalità del lavoro. Non dovrà più accadere che una sentenza della Corte costituzionale imponga alle Fondazioni lirico-sinfoniche di assumere a tempo indeterminato centinaia di musicisti ‘aggiunti’ perché tali dispositivi hanno conseguenze devastanti.
Al nuovo Codice toccherà smantellare la disorganicità di una stratificazione normativa che non regge più, per ristabilire regole certe nel giuslavoro. E proprio perché Agis e Federvivo chiedono che venga ribadita la natura stagionale del lavoro con l’agevolazione di forme contrattuali flessibili, sollecitano l’introduzione di ammortizzatori sociali innovativi per i lavoratori intermittenti. Tutto ciò nel quadro di uno sfoltimento e di una razionalizzazione dei numerosi Ccnl applicati al settore.

 Status delle imprese
 Riguardo alle imprese, occorre codificare nuovi modelli organizzativi e gestionali, capaci di conseguire maggiore flessibilità, sostenibilità e competitività, magari traendo ispirazione da esempi concreti già sperimentati. In base al principio dell’«eccezione culturale», pare impropria l’applicazione delle procedure del nuovo Codice degli appalti per l’acquisizione dei servizi inerenti allo spettacolo dal vivo e alla rappresentazione artistica unica e inoltre si dovrà stabilire in modo inequivocabile se le Fondazioni lirico-sinfoniche e certi Teatri nazionali, Tric, Teatri di Tradizione e Ico siano soggetti di natura giuridica pubblica o privata: oggi accade che se si tratta di applicare la spending review o la fatturazione elettronica vengano trattati da pubblici, ma se si tratta di impugnare un decreto per far assumere centinaia di lavoratori stagionali a tempo indeterminato siano considerati privati.
E ancora, la nuova legge dovrà riconoscere alle imprese dello spettacolo dal vivo un ruolo strategico e integrato nell’azione per il rilancio del settore turistico, trainante nel sistema economico nazionale, magari strutturando accordi di programma con l’Enit per rafforzare a livello internazionale, ad esempio, la promozione dei prestigiosi festival di opera, teatro, musica, danza.

 Sussidiarietà e riequilibrio territoriale
 Si ritiene urgente la rimodulazione della sussidiarietà dei finanziamenti tra Stato, Regioni, Comuni e la regolamentazione di accordi di programma con le Regioni attraverso il sistema delle convenzioni. Occorre inoltre compensare il disequilibrio territoriale, ripartendo il Fus anche tenendo conto della popolazione su base regionale e incentivando azioni di sistema in un’ottica di decentramento che sappia premiare i progetti in rete.
Tra gli obiettivi più controversi del DM 1 luglio 2014 vi è l’incentivazione del volume della produzione senza che sia garantito un simmetrico potenziamento della distribuzione: urge quindi un intervento di riequilibrio nel rapporto prodotto/mercato.

 Finanziamento
In merito al‘Finanziamento’, è ovvio che qualsiasi intervento legislativo non avrebbe efficacia se non fosse dotato di adeguata copertura finanziaria. E allora facciamo tutti insieme un piccolo ripasso sul Fus, citando fonti Istat e MiBact: il rapporto tra lo stanziamento Fuse il Pil nell’anno corrente è pari allo 0,025%, mentre nel 1985, anno della costituzione del Fus, era pari allo 0,083%: il calo è stato del 70%. Sono dati noti, ma fa sempre un certo effetto riscontrare che, considerando il valore reale delle risorse stanziate, ossia quello calcolato a prezzi costanti in modo da eliminare l’effetto distorsivo dell’inflazione, il valore del 2015 sia pari a circa 165 milioni di euro rispetto ai 357 milioni del 1985. E allora Agis e Federvivo, rammentando che l’ottavo paese più ricco del mondo – l’Italia – basa una parte considerevole della sua competitività globale e della sua attrattività sulla bellezza dei beni e delle attività culturali, chiede tutt’altro che provocatoriamente che la nuova legge preveda un aumento progressivo a medio termine del Fus fino allo 0,1% sul Pil, riappostandolo nella contabilità dello Stato tra gli investimenti. Si auspica l’adozione di criteri omogenei su modalità e tempi di assegnazione e liquidazione dei contributi di Stato, Regioni ed Enti locali, al fine di semplificare e accelerare le procedure, e ancora di avviare finalmente l’operatività dell'Istituto per il credito sportivo prevedendo nuove forme agevolate di accesso al credito attraverso la garanzia dei contributi statali, regionali e delle amministrazioni locali.
Riguardo alla quantificazione dei contributi, occorre infine ragionare sull’opportunità di assegnazione a consuntivo previa congrua anticipazione, semplificando i criteri di valutazione mediante l’individuazione di un ridotto numero di parametri quantitativi, relativi anche ai risultati di gestione, e ovviamente qualitativi.
Il Fus potrà inoltre essere integrato da prelievi di scopo diretti e indiretti da parte di editori e distributori di servizi televisivi, nonché da prelievi sugli acquisti di prodotti audiovisivi del mercato lirico e musicale per un fondo aggiuntivo a favore della musica e lirica dal vivo e in particolare dei nuovi linguaggi e dei giovani musicisti italiani.

Fiscalità
La materia fiscale presenta forti contraddizioni e sperequazioni e necessita perciò di un’attenta armonizzazione. Non si capisce perché le Fondazioni lirico-sinfoniche e i Teatri di tradizione possano – giustamente! – godere dei benefici dell’Art bonus per le loro attività mentre non sia concesso ad altri soggetti (ad esempio i Teatri Nazionali e i Tric). Lo stesso vale per il regime di esenzione fiscale dall’Ires, concesso solo alle Fondazioni lirico-sinfoniche. E ancora si ritiene un balzello iniquo il prelievo alla fonte ai soggetti iscritti nell’elenco Istat per i cosiddetti “consumi intermedi” previsto dalla spending review, mentre occorre senza indugi equiparare le imprese dello spettacolo dal vivo a quelle del cinema riguardo all’accesso al credito d’imposta (tax credit), una mossa a portata di mano che da sola garantirebbe una bella spinta al settore.
 Tra le norme volte a coordinare, armonizzare e rafforzare le agevolazioni di carattere fiscale vigenti in ambito artistico e culturale, andrebbero concesse ai soggetti dello spettacolo dal vivo le agevolazioni previste per la piccola e media impresa.
 E inoltre occorrerebbe incentivare il consumo culturale riducendo l’aliquota Iva sul corrispettivo dei biglietti al 4% dell’editoria e prevedendo la detrazione della spesa culturale nella dichiarazione dei redditi, azione dal forte significato politico.

Promozione, accessibilità e formazione
 Tutti i soggetti sono concordi nel valutare non sufficientemente incisivi gli strumenti di sostegno all’esportazione verso l’estero degli spettacoli prodotti e perciò richiedono una maggiore efficacia sia della parte normativa sia dell’intervento economico: se l’esportazione di spettacoli prodotti fosse considerata azione di promozione turistica e d’immagine del nostro Paese, potrebbe essere finanziata con specifiche risorse extraFus.
 Ugualmente si ritiene vi siano ampi margini di miglioramento nel rapporto tra spettacolo dal vivo e palinsesti della radiotelevisione pubblica: il legislatore dovrebbe prevedere obblighi più pressanti nella concessione di spazi adeguati e qualificati per la messa in onda di teatro, opera, concerti, balletti, non solo sui canali tematici.
Un obiettivo già affrontato in apertura è quello dell’accessibilità: se la fruizione dei beni culturali materiali e immateriali è un diritto inalienabile del cittadino, la nuova legge dovrà dotarsi degli strumenti necessari a garantire la partecipazione anche alle categorie economicamente svantaggiate, usando magari come parametro le fasce Isee.
Infine va senz’altro affrontato l’argomento della formazione in tutti i suoi aspetti: formazione del pubblico, formazione degli artisti e degli operatori, formazione dei didatti. Su questo tema l’Agis ha recentemente formato un gruppo di lavoro.

Gestione sale teatrali e spazi per lo spettacolo dal vivo
L’ultima slide è dedicata alla gestione degli spazi per lo spettacolo, compresi quelli usati saltuariamente o stagionalmente per i festival e le manifestazioni estive. Intanto è necessario realizzare un censimento nazionale delle strutture che ospitano spettacoli al fine di semplificare le procedure per l’agibilità, quindi occorre rendere più equa e sostenibile la tassazione sugli immobili, infine vanno individuati specifici canali di finanziamento a tasso agevolato per ristrutturazioni, restauri conservativi, adeguamenti impiantistici, miglioramenti acustici, aggiornamenti tecnologici di sale di spettacolo di valore storico, architettonico, sociale, anche mediante la costituzione di un apposito fondo a tutela di questo inestimabile patrimonio civile.

Giornata nazionale dello Spettacolo dal vivo
Avviandoci verso la conclusione, ricordiamo a tutti voi che nei mesi scorsi il Ministro Franceschini ha proposto all’Agis di coordinare una giornata dello spettacolo dal vivo il 22 ottobre prossimo che prevedesse l’accesso gratuito a teatri e auditori: istituzioni, associazioni, imprese, compagnie e artisti hanno accolto con piena disponibilità il suo invito e dunque sarà una grande festa nazionale con spettacoli di opera e teatro, concerti, balletti, visite guidate, animazioni, letture. Insomma, i tempi sono stretti ma sarebbe proprio l’occasione giusta per presentare pubblicamente la prima bozza del testo di legge…

Conclusioni
Tra alcuni più o meno antichi frequentatori di queste stanze, delusi per le tante aspettative mancate e promesse disattese, prevale una scettica rassegnazione che talvolta vira a quel vittimismo cronico che impedisce di guardare lontano; ai loro occhi le nostre istanze potrebbero sembrare un libro dei sogni un po’ sgualcito. Ebbene, noi crediamo che la classe politica chiamata oggi a deliberare abbia ben chiaro, certo più di quelle che l’hanno preceduta, che se non si mettono in sicurezza i valori fondanti e identitari della nostra civiltà essi saranno spazzati via dagli eventi più in fretta di quanto non si possa pensare, basta guardarsi intorno. Quindi, così come l’ho iniziato, termino questo mio intervento con la citazione di Einaudi «conoscere per deliberare»,poiché mi preme ribadire ancora una volta l’invito al legislatore di considerare la nostra interlocuzione uno strumento di conoscenza indispensabile per focalizzare i temi portanti su cui deliberare e soprattutto per garantire la coerenza generale di una riforma attesa da troppo tempo, che perciò dovrà essere ambiziosa e coraggiosa.

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