sabato 4 giugno 2016

La bugia più grande, fra le tante, che i giornali raccontano c'è quella delle vendite. Ora, l'ADR che certifica le vendite elettroniche si ferma per riflettere.

La società che misura le vendite sospende il conteggio di quelle «elettroniche». Dati sospetti.

                                            di Marcello Zacché/ilgiornale 

Lunedì usciranno i prossimi dati mensili - quelli di aprile - sulla diffusione di quotidiani e periodici, certificati dalla società Ads. E per la prima volta, nelle tabelle, dovrebbe mancare la colonna sulle «vendite multiple digitali», vale a dire quella componente di copie che contribuisce al totale della diffusione «cartacea + digitale».Si tratta, come si legge sul sito di Ads, di quella parte di «offerta commerciale che prevede a fronte di un' unica transazione economica la messa a disposizione di un numero di utenze individuabili pari agli abbonamenti o alle copie acquistate». In altri termini sono quelle copie di giornali on line vendute in blocco alle aziende, che poi le distribuiscono a loro dipendenti piuttosto che clienti o fornitori.

Nell'ultimo cda del 18 maggio di Ads - società partecipata da Upa (utenti pubblicitari), Assocomunicazione e Unicom (comunicatori), Fieg (editori) e Fcp (concessionarie pubblicità) - è stato deliberato di sospendere la certificazione delle copie multiple digitali, per almeno un mese, in attesa di accertamenti sulla loro veridicità. Un fatto che, al pari della recente uscita del gruppo Caltagirone dalla Fieg per altre questioni, agita il mondo dell' editoria. Tanto che, come si legge sul sito di formiche.net, all' interno della Fieg, qualora la sospensione venisse vissuta come punitiva per qualche gruppo editoriale, si temono altre uscite.

Il tema, secondo la testata specializzata Dailyonline, sarebbe stato sollevato in Ads dal gruppo Condé Nast che, all' interno del segmento dei periodici, avrebbe individuato alcune testate con dichiarazioni di copie digitali multiple abnormi, pari a oltre il 25% delle copie totali diffuse, quando l' incidenza media sarebbe dello 0,3%.

Nomi non se ne fanno, ma a presentare dati così importanti sulle copie digitali sarebbero i concorrenti di Hearst Italia. Di sicuro, sul fronte dei grandi quotidiani, il gruppo che pagherebbe il prezzo maggiore dalla cancellazione delle copie digitali è il Sole 24 Ore, testata che dal 2013 presenta un trend mozzafiato di copie multiple digitali: da zona 26mila fino alle attuali 109mila, pari al 28,6% del totalone (contro l' 1,5% del Corriere o lo 0,8% di Repubblica).  Non a caso, secondo indiscrezioni, la questione sembra già arrivata anche sul tavolo del neo presidente di Confindustria. Vincenzo Boccia sta pensando di chiedere al nuovo cda del Sole, alla cui presidenza si è appena insediato il suo predecessore Giorgio Squinzi - impegnato in queste ore nella nomina di Gabriele Del Torchio come prossimo ad del gruppo - a un' operazione verità. Per sgomberare il campo da ogni equivoco futuro.

(Dal sito di Franco Abruzzo)
















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