venerdì 24 giugno 2016

Contro Il Menestrello mascalzonate e ritorsioni

Ci eravamo detti, ricordando i tre anni di esistenza del nostro blog, di passare sopra le ritorsioni contro di noi, per via di quel che scriviamo nel nostro blog. Poi ci abbiamo ripensato ed abbiamo deciso di accennare anche a queste, senza pudore, per svergognarne i responsabili. Perchè ritorsioni ve ne sono state da parte dei vertici di alcune importanti istituzioni musicali di Roma - città che conosciamo meglio e sulla quale maggiormente e con più cognizione di causa scriviamo.
 Cominciò alcuni anni fa il Teatro dell'Opera di Roma, sotto la gestione di quel galantuomo di De Martino  e del suo portavoce Filippo Arriva, i quali non gradivano quel che scrivevamo negli anni in cui quasi tutti li sostenevano e noi no, avendo previsto in anticipo lo scoppio del bubbone.
Filippo Arriva, per punirci, cominciò a negarci il biglietto/ stampa per l'opera, con la scusa che il critico 'milanese' del 'Giornale' (con il quale collaboravamo da Roma, e lo avevamo fatto per una decina d'anni) aveva chiesto l'accredito per questo o quello spettacolo. All'inizio lasciammo correre.  Filippo Arriva, il collega galantuomo, non si fermò; qualche tempo dopo ci cancellò dalla lista dei destinatari dei comunicati stampa, fino ad ignorarci del tutto ed a negarci il biglietto che ci sarebbe spettato, per il nostro lavoro di critico musicale - allora, oltre che collaborare al 'Giornale', eravamo ancora direttore di 'Music@' e collaboratore di 'Suono'.
Poi Catello De Martino fu giustamente cacciato dal teatro ed arrivò il commissario Fuortes,  una nostra vecchia conoscenza dai tempi della nostra direzione di 'Piano Time', quando collaborava con noi come fotografo, e dal quale, anche per questo, ci attendevamo un cambio di  comportamento che invece non ci fu, specie dopo che cominciammo a criticare quella sua pazza idea di 'esternalizzare' orchestra e coro - che non fummo soli a criticare, perché ci fu un coro in tutta Europa.  La ritorsione continuò, né si è interrotta con  l'uscita di scena di Arriva e l'insediamento del pensionato Renato Bossa all'ufficio stampa.
 Insomma anche l'economista della cultura Fuortes, se viene criticato, reagisce malamente, mettendo in atto azioni di ritorsione indegne e inimmaginabili in una istituzione pubblica che, a questo punto, viene gestita come fosse istituzione privata, di proprietà dello stesso Fuortes.
 Non migliore destino ci è toccato dall'Accademia di Santa Cecilia, specie dopo l'insediamento di Michele Dall'Ongaro alla sovrintendenza,  ma per una diversa ragione.
Michele Dall'Ongaro, anni fa ci denunciò per un nostro articolo uscito su Music@ - ne abbiamo scritto altre volte su questo blog. Il giudice del Tribunale dell'Aquila, al quale egli si era rivolto, gli ha dato torto, sottolineando che noi avevamo  esercitato il diritto di critica. nè più e nè meno.
Anche dall'Accademia, in conseguenza di una vendetta vera e propria, non riceviamo da tempo notizie  e neppure biglietti per i concerti ai quali abbiamo chiesto di assistere. Ad ogni nostra richiesta - che negli ultimi tempi abbiamo anche smesso di avanzare - ci viene risposto immancabilmente dall'  ubbidientissima (al sovrintendente) responsabile addetta stampa, che i posti riservati alla stampa sono terminati. Sempre terminati, anche se poi ci capita di notare che non un  solo giornale, dei tanti che hanno ricevuto biglietti stampa, ha scritto di questo o quel concerto.
 Dall'Accademia dunque la stessa mascalzonata dell'Opera di Roma.
 E noi? Sull'una come sull'altra continueremo a scrivere con chiarezza e decisione sulle rispettive attività artistiche; se poi non ci faranno mettere più piede nelle rispettive sedi, ce ne faremo una ragione,  in attesa che  qualcosa accada ai rispettivi vertici, sperando che successivamente ne arrivino di  meno vendicativi o quantomeno un pò più corretti degli attuali, nella gestione di istituzioni pubbliche.

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