lunedì 20 giugno 2016

A Roma l'incognita Virginia

Che farà Virginia Raggi, sindaca di Roma, con le istituzioni culturali della Capitale, che non sono tanto poche e per le quali, come si ebbe a capire da una visita all'Opera, raccontata dal Corriere, alcuni mesi fa, la Raggi tiene soprattutto a vedere i conti, infischiandosene di ciò che quelle istituzioni fanno? Del resto la parola 'cultura', e  i suoi sinonimi,  non sono del tutto assenti dal vocabolario politico e elettorale  del movimento di Grillo, ora giunto finalmente al potere, in due città capitali del nostro paese: Roma e Torino?
 Fa bene a vedere i conti, sperando che d'ora in avanti chi sperpera ci rimetta di tasca propria, e fissando a non più di due mandati la permanenza negli incarichi dirigenziali delle 'partecipate' ed assimilabili' comunali.
 La sindaca vorrà vederci chiaro nel Teatro dell'Opera, nell'Accademia di Santa Cecilia - sebbene goda di una certa autonomia, ma forse qualche stipendio degli incarichi apicali  potrebbe essere limato al ribasso, perchè no? - in Musica per Roma, nella 'Festa del cinema', Palazzo delle Esposizioni, Teatro di Roma ecc..
 C'è solo da augurarsi che non proceda, dopo aver verificato che i conti sono a posto, alla nomina di persone gradite al movimento ma digiune di amministrazione di istituzioni culturali, che non ripeta gli errori che Pizzarotti ha fatto a Parma, con le nomine al Teatro Regio, pescando i dirigenti in mondi  ed  organizzazioni di provincia che fanno temere per futuri 'disastri all'opera'. Già il doppio caso degli assessori alla cultura proposti dalla Raggi fanno sorgere qualche giustificato timore!
 Poi c'è un altro caso, da poco portato all'attenzione, quello dell'Accademia Filarmonica che per i suoi uffici nella splendida sede di  via Flaminia, paga pochi centesimi l'anno, e con contratto scaduto.
 E poi se riuscisse, dopo molti anni, a cancellare l'impronta famigliare nella gestione  della Istituzione Universitaria dei Concerti, in mano alla famiglia Fortuna, e ad un gruppetto agguerrito, da mezzo secolo e passa, non sarebbe male.
 E c'è anche Romaeuropa, dove i dirigenti sono praticamente dirigenti 'a vita', ma con soldi pubblici e non di famiglia; le sorti del Teatro Valle la cui convenzione, con passaggio di proprietà, fra ministero e Campidoglio è stata firmato solo qualche giorno fa ecc...
 Nella soluzione a tutti questi problemi, la Raggi avrà al suo fianco Bergamo, assessore alla cultura in pectore, almeno fino alla viglia delle elezioni.
 A tutti questi problemi sarebbe importante che la Raggi dedicasse un pò d'attenzione,  ma la stessa attenzione deve dedicare alle finalità di queste istituzioni, il cui raggiungimento deve misurarsi sotto il profilo economico e non.
 E non vogliamo sentir dire: prima pensiamo alle buche, ai mezzi di trasporto pubblico e poi alla cultura. Se avessero ragionato in questo modo all'indomani della fine della seconda guerra mondiale, oggi   avremmo ancora un deserto culturale in Italia. Si devono  risolvere i problemi pratici dei cittadini, ma nello stesso tempo si deve anche pensare a farli crescere in un nuovo spirito e far loro respirare nuova aria, e questo lo fa la cultura.

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