giovedì 26 maggio 2016

William Kentridge ringrazia tutti eccetto Claudio Parisi Presicce, sovrintendente capitolino ai beni culturali, reo di leggerezza ed insensibilità

Ancora ieri il Sovrintendente capitolino ai beni culturali, Claudio Parisi Presicce, sull'affaire 'fregio di Kentridge sui muraglioni del Tevere' tentava di salvare 'capra e cavoli': Capra - se medesimo, secondo la felicissima locuzione inventata da Sgarbi, giacché nella vergognosa intervista pubblicata da Repubblica dimostrava essere l'unico a non aver considerato che le bancarelle sui bordi del fiume avrebbero offeso il fregio di Kentridge, ed addirittura - fuori di testa -  si azzardava a dire che il flusso di passeggiatori sulle rive del fiume sarebbe andato ad ingrossare il numero dei visitatori interessati alla singolare opera appena inaugurata;  Cavoli -   e cioè le bancarelle, non considerando che sicuramente le mercanzie esposte avrebbero, metaforicamente, sprigionato un odore nauseabondo,  sotto il segno ispirato di bellezza di Kentridge.
 La riunione convocata da Tronca in Campidoglio, durante la quale sicuramente il Commissario - se anche lui non 'sta fuori come un balcone', come si dice a Roma - avrà strigliato il suo sovrintendente, l'unico a non capire e a non dare, in tempo, disposizione per lo spostamento delle bancarelle, ha accolto le richieste di artisti e degli stessi organizzatori della kermesse a bordo fiume, più illuminati e ragionevoli dello stesso Sovrintendente capitolino, ed ha spostato, con il loro consenso, di 500 metri le bancarelle, lasciando libero alla vista il fregio di Kentridge. Davanti al quale non ci saranno bancarelle, bensì concerti, teatro e visite guidate.
 L'artista, appena saputo della decisione, ha ringraziato tutti, eccetto il Sovrintendente capitolino, il cui nome  è scomparso anche da tutti i resoconti giornalistici,  e suona come generale condanna della sua inefficienza ed insensibilità verso un argomento che è prerogativa del suo incarico a Roma.
 Ma non è la  sua prima  scivolata.  Come si è saputo tardi, il suo nome è apparso anche nell'inchiesta sulle statue ingabbiate, altra decisione, la cui responsabilità ha cercato in ogni modo di scrollarsi di dosso, nella quella, come è emerso dopo,  lui c'entra e come, nel senso che non ha valutato a dovere l'impatto di quell'ingabbiamento. Questa di oggi, a causa della sua cecità, è per lo meno la seconda figuraccia di Roma agli occhi del mondo.
Dobbiamo solo  sperare che alla prossima tornata di nomine, qualcuno - chi di dovere- se ne ricordi, e lo trombi.

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