lunedì 30 maggio 2016

Va avanti il progetto della decimazione, chiamata 'riforma', della musica in Italia, cominciando dall'Arena di Verona

Profeta e primo attuatore della 'riforma' della musica in Italia è
stato Salvo Nastasi , ex direttore generale del MIBAC, ora distaccato a Palazzo Chigi - su consiglio di Nardella - con l'incarico di vigilare sul risanamento di Bagnoli (che speriamo non sia simile a ciò che lui intendeva per 'risanamento' (detta anche 'riforma') nella musica, e che ha avviato,  qualche mese prima di lasciare l'incarico, attraverso quel fottuto, diabolico algoritmo, che ha letteralmente decimato le associazioni ed istituzioni musicali finanziate con il FUS, sparse  dappertutto in Italia e che per decenni hanno assicurato agli italiani un effettivo contatto con la musica).
 Il primo passo, salvo  che il suo protettore Franceschini, tornato in sè, non ritorni sui suoi passi riammettendo molte delle associazioni al FUS, come aveva lasciato sperare dopo le proteste generali seguite alla esclusione, c'è dunque già stato. Ora si tratta di procedere al secondo, da quel che si sente dire -  e riguarderà il progetto di riduzione drastica del numero delle Fondazioni liriche italiane, lasciando aperti tutti i teatri, ma degradandone di fatto la gran parte.
 Franceschini, nella sua mente perversa di ministro irrispettoso del nostro patrimonio musicale,  forse sta pensando che la crisi delle Fondazioni denunciata in questi giorni ( causata dai licenziamenti di oltre cinquecento unità di dipendenti che ora la magistratura potrebbe far rientrare, per effetto della quale le Fondazioni dovrebbero avere almeno una ventina di milioni di Euro a disposizione per farvi fronte; e questi soldi dopvrebbe darli il ministro) giunge come manna dal cielo.
Dichiarerà il ministro che il suo dicastero non può far fronte a tale prospettiva e perciò non gli resta che  ridurre - con apposito decreto - il numero della fondazioni, lasciandone aperte pochissime unità con qualche festival storico, temporaneo, in aggiunta - si dice dell'Arena di Verona e del Maggio Fiorentino;  due festival le cui fondazioni, da quel che si legge stanno nei guai anche senza l'ultima grana dei dipendenti licenziati da riassumere e risarcire? E' quel che si teme.
 Perchè su questa strada sembra incamminarsi anche il commissario Fuortes, tanto amato e stimato da Franceschini, il quale potrebbe portare a compimento il folle progetto di Nastasi. Partendo da Verona. Dove ha prospettato la ricetta per il risanamento della Fondazione lirica,  che avverrebbe entro il 2018, a patto che si sottoscriva il suo piano di rientro: nessun licenziamento (salvo le poche unità del corpo di ballo), perdita di alcuni benefit tradotti in salario aggiuntivo, e chiusura per due mesi ( ottobre e novembre) della fondazione e delle sue attività, con relativa sospensione degli stipendi. La strada più breve per andare veloci verso la chiusura della Fondazione, e l'ammissione al FUS del solo Festival estivo in Arena. E se l'esperimento riuscirà, nel silenzio complice e suicida del mondo musicale italiano, verrà esteso  quasi subito a Firenze, che nuota in cattivissime acque, e fra i debiti, che il sovrintendente Bianchi, si denuncia da più parti, non è stato in grado di rimediarvi.
 Dunque la 'riforma' ( alias 'distruzione')  della musica iniziata da Nastasi, con la benedizione di Franceschini, prosegue ed anche  a tappe forzate, con l'azione del commissario 'risanatore' Fuortes.

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