martedì 31 maggio 2016

La riforma della musica in Italia deve cominciare con la cacciata dei cattivi amministratori

La soluzione più logica e più semplice, alla fine, è quella che si rifiuta. E, di fatto,  si lasciano le istituzioni  cuocersi nel brodo del malaffare e della cattiva amministrazione. E perchè si rifiuta? Perchè il potere utilizza anche le istituzioni musicali, come qualunque altra cosa in Italia, a suo uso e consumo, non badando a spese.
 Prendiamo un esempio. Quello del Teatro San Carlo di Napoli. Commissariato  una decina di anni fa. Commissario Nastasi. Viene mandato a casa il sovrintendente dell'epoca, Gioacchino Lanza Tomasi, si insedia Nastasi, fa al teatro una ricca iniezione di soldi freschi, ed il teatro è risanato. E Nastasi, con la faccia tosta che si ritrova, pubblicamente, qualche tempo dopo, loda il sovrintendente commissariato, affermando che era uno dei migliori su piazza. E siccome ormai il San Carlo veleggiava spedito, con i soldi del ministero,  Nastasi aprì un Museo del teatro, mandò i complessi a san Francisco, e  Pantalone paga.
Piccolo particolare:  Nastasi affida il coordinamento del neonato Museo alla sua mogliettina, nata Minoli, di nome Giulia, alla quale deve ingiungere di tornare  Roma, quando lo scandalo viene alla luce del sole.
Perchè parliamo di Napoli? Perchè nei progetti del ministero, sarebbe uno dei tre o quattro teatri lirici da lasciare ( oltre Milano, Roma e forse anche Palermo, scelti a caso, badando alla loro distribuzione geografica sul territorio. Una bestialità!)), conducendo gli altri nella sezione 'teatri di tradizione'- i quali, in Italia, succhierebbero meno soldi e andrebbero meglio delle fondazioni liriche, alcune delle quali sembrano perdere pubblico, anche perché agli amministratori non frega assolutamente nulla, visto che continuano a spendere  spandere, nonostante la cattiva situazione economica in cui versano.
 Torniamo a Napoli. E' di questi giorni la notizia che il prossimo 3 giugno, Orchestra Coro e solisti del San Carlo andranno a Milano per eseguire la Nona di Beethoven sotto la direzione di Zubin Mehta, in Duomo, per una storica ricorrenza della veneranda Fabbrica del Duomo.
La trasferta è stata ovviamente caldeggiata da Rosanna Purchia che prima di approdare a Napoli ha fatto la sua carriera a Milano, al Piccolo. e viene finanziata da chi? dal ministero, dal teatro, dalla Fabbrica del Duomo? Non importa chi la finanzia. Chiunque sia, si tratta di soldi buttati, perchè a Milano ci sono orchestre che con minor spesa, ma egual risultato artistico, potrebbero eseguire la Nona in Duomo? Allora perchè far venire a Milano i complessi del teatro napoletano? Ci piacerebbe che qualcuno rispondesse e desse conto dello spreco di soldi pubblici, sapendo bene che mai a nessuno verrà in mente di chiedere conto.

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