venerdì 27 maggio 2016

Dagospia ha perso la tramontana. Ancora sulla Traviata glam di Valentino, Coppola ( e Verdi)

Roberto D'Agostino che si è presentato anche lui alla serata glam dell'Opera di Roma in tenuta da cavernicolo ( pizzolungo, codino... ma quando crescerà?) ma con ai polsi gemelli 'cazzuti'( anzi 'cazzetti' di corallo, che scoperta!), ha voluto sul suo cliccatissimo sito (Dagospia) fare il difensore d'ufficio della Capitale, che si sta riscattando, dopo che negli ultimi anni  l' ha condannato a tutti i gironi dell'inferno, cominciando intanto dal  luccicante Teatro dell' Opera, contro il quale,  proprio in ragione della sua rinascita - di cui la Traviata era esempio palese - c'è chi complotta, temendone il riscatto definitivo che ad altri teatri ( uno solo, inutile farne il nome: Scala) che, da sempre, hanno monopolizzato l'attenzione italiana ed internazionale, non può in alcun modo piacere.
 Ha dalla sua parte, D'Agostino, anche la paginata nel 'New York Times' - quando mai prima d'ora? solo ai tempi di Veltroni sindaco, quando nel seno del Campidoglio allevava anche quella serpe di Odevaine) dedicata alla Traviata di Verdi -  per il giornale USA era la Traviata di Valentino e di Coppola - e lo sfavillante red carpet di attrici, modelle, ex calciatori e qualche politico, interessato a farsi vedere per raccattare qualche voto, che hanno affollato la serata mondana targata Valentino. Nessuno contesta tutto questo.
 Perchè allora prendere le difese dell'Opera di Roma e denunciare il complotto ai suoi danni, se già questi elementi per l'acuto e cattivissimo fustigatore Dagospia -  che era una volta! -  raccontano che il vento è cambiato?
 Perchè, a quanto si legge in un circostanziato articolo del  suo sito, nel quale  si dà il lungo elenco degli ospiti glam della serata, le  pochissime, ininfluenti recensioni dei cattivi critici musicali - figurarsi, ormai non esistono più neanche i critici - sarebbero state pagate , oltre che suggerite, forse addirittura dettate dal quel poveretto di Pereira, sovrintendente milanese, il quale teme che il risveglio dell'Opera di Roma possa nuocere al suo teatro, la Scala di Milano.
 In fondo  quei due gufi di critici musicali che hanno mosso qualche appunto alla Traviata di Roma hanno solo detto che dalla regista Coppola ci si attendeva un lavoro più approfondito e personale, pur senza stravolgimenti, sull'opera verdiana, e che per la parte musicale l'opera non poteva contare  sugli stessi numeri  del red carpet, affollato certo  più per via di Valentino e di Coppola, per la quale ultima anche da New York erano arrivate a Roma sue amiche, che per Verdi, la cui Traviata si può vedere ed ascoltare anche altrove, con migliori esiti. Anche a Milano.

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