giovedì 28 aprile 2016

'Quando a tordi e quando a grilli'. A proposito delle edizioni critiche delle opere di Giacomo Puccini

Il popolare detto: 'quando a tordi e quando a grilli' che  per i cacciatori indica il succedersi di stagioni floride e stagioni magre, se letto all'incontrario, e cioè 'quando a  grilli e quando a tordi' fotografa con esattezza la situazione dell'edizione critica delle opere di Giacomo Puccini. Musicista sul quale solo di recente abbiamo acquisito una più approfondita conoscenza,  a seguito della quale abbiamo  faticato non poco per districarci fra le varie istituzioni di Lucca o Viareggio e del resto della Toscana, che vantano progeniture nello studio  e nella cura degli interessi 'musicali' del maestro.
 Queste ed altre notizie abbiamo appreso sfogliando il primo volume dell'epistolario del musicista edito a cura del Comitato scientifico per 'L'Edizione nazionale delle opere di Puccini', nel quale siede la crema degli studiosi del musicista lucchese,  che  è stato incluso, di diritto, nell'edizione nazionale, consci del valore che la corrispondenza di un musicista  può avere nello studio delle sue opere.
 Ad essere sinceri abbiamo anche appreso che c'è ancora chi, fottendosene del valore delle lettere per gli studiosi, pone il veto sulla pubblicazione del contenuto di alcune di esse inviate dal musicista a sua moglie,  Elvira,  durante i primi anni di convivenza, nelle quali naturalmente il 'protofemminismo' pucciniano, si esprime in tutta la sua forza,  nel tentativo di spezzare le catene con le quali Elvira voleva tenere legato a sé il musicista, donnaiolo incallito.
 Adesso però ci interessa un altro aspetto della questione,  riguardante l'edizione delle opere del maestro; di esso siamo venuti a conoscenza leggendo l'intervista di Giuseppina Manin a Chailly che ha anticipato al Corriere alcuni particolari della Fanciulla del West che sta per tornare nella stagione scaligera.
 Un fatto assolutamente nuovo per la Scala che  aveva condannato all'ostracismo le opere pucciniane negli ultimi anni, sotto la gestione Lissner,  e che, per sempre, le  ha  espunte dal suo repertorio uno dei nostri più noti direttori, Claudio Abbado, e forse non solo lui ( Su quest'ultimo argomento e sulle ragioni di una tale inspiegabile esclusione, avevamo richiesto, per uno degli ultimi numeri di Music@, un articolo a Michele Girardi,  studioso pucciniano, al massimo della nostra stima,  alla vigilia di un suo corso universitario dedicato ad 'Abbado alla Scala';articolo che non ottenemmo prima di abbandonare la direzione di Music@).
 Abbiamo appreso dall'intervista al Corriere che Chailly  riceverà l'edizione critica dell'opera pucciniana dalle mani di Gabriele Dotto 'direttore dell'edizione critica' delle opere di Puccini per Ricordi'.
E l'edizione nazionale delle opere di Puccini, finalmente varata dal governo (nel 2007) ha nulla a che fare con quella curata da Dotto? E Dotto  fa parte anche del comitato scientifico al quale prima accennavamo. No.  Da una parte Ricordi, con Dotto e Parker, dall'altra il Comitato per l'Edizione nazionale ecc...
Insomma si è atteso anni ed anni per  promuovere l'Edizione nazionale di un musicista fra i più rappresentati al mondo, ed al momento in cui la si ottiene, dopo durissime lotte, di edizioni critiche se ne preparano due, una contro l'altra, una indipendente dall'altra (Dotto, che prepara quella per Ricordi,  prima  incluso nel Comitato  di cui sopra, assieme a Parker, subito dopo si era dimesso. Ha avuto qualche responsabilità Ricordi in tale decisione?).
 E' chiaro che le due edizioni e gli studiosi preposti sono un anacronismo che solo in Italia poteva prendere forma. Anacronismo su anacronismo, laddove tutti si attenderebbero che correndo in due si faccia prima, sembra che tutti e due procedano al rallentatore.
 Ora verrebbe da chiedersi perché Casa Ricordi, una volta avviata l'Edizione nazionale non si sia fatta avanti per proporre una fruttuosa e naturale collaborazione fra il Comitato e la casa editrice che per tutta la vita è stata quella di Puccini? Non è facile dare una risposta. Forse al comitato scientifico non piacciono, perché sorpassate( ?), le edizioni delle opere già messe in commercio da Ricordi; o Dotto pensa la medesima cosa di quel poco che l'Edizione nazionale ha già pubblicato?
 Nel settore degli studi non dovrebbe contare tanto chi è arrivato prima, quanto il valore e l'attendibilità del risultato. Ora se le opere già edite da Ricordi - che è un editore e che quindi sacrosantemente bada anche al guadagno - non sono condivise dagli studiosi, perchè non dirlo, proponendo le necessarie correzioni?
 Dalla stessa intervista a Chailly, apprendiamo che ascolteremo, questi giorni alla Scala, una Fanciulla come non l'abbiamo mai ascoltata, e cioè quella scritta da Puccini, l'Urtext pucciniano; mentre  noi l'abbiamo ascoltata con i tagli e le correzioni che vi aveva apportato Toscanini, vivo Puccini che le aveva accettate, lasciando correre, fin dalla 'prima' a New York.
 E qui una domanda sorge spontanea a proposito di Toscanini. Non s'è sempre detto che per il noto direttore la parola del musicista - la sua musica - era intoccabile come la Bibbia?

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