sabato 30 aprile 2016

Obbligatorio passare da La Repubblica quotidiano per il lasciapassare per la RAI?

Un tempo assai lontano, lontanissimo - agli albori del Cristianesimo, nelle terre dove muoveva i primi passi, alla morte di Cristo, la nuova religione ci si domandava se fosse necessario per tutti indistintamente, per giungere al Cristianesimo passare per l'ebraismo. Se, cioè, la religione ebraica sul cui tronco si era innestato il Cristianesimo, dovesse essere l'unica strada per giungervi, o se non bastasse, quale che fosse la provenienza, aderire alla predicazione di Cristo.
Al momento non ricordiamo  con esattezza, quale fosse la risposta degli apostoli ai primi cristiani interroganti, anche se la immagininamo;  ma la risposta a quella importante domandala  la sa sicuramente molto bene Corrado Augias che alle vicende del Cristianesimo ed alla vita di Gesù sta dedicando molte ore della sua esistenza professionale di giornalista e scrittore (anche di credente?). Ci si rivolga a lui, perciò, sfruttando la sua 'posta dei lettori' del quotidiano La Repubblica.
Già 'La repubblica' che  spunta come  'il diavolo' nel nostro discorso, emergendo dalle onde dell'acqua santa,  costringendoci a mischiare irriverentemente sacro e profano.
 RAI Tre, e non solo quella rete, anche se lo fa più di ogni altro anfratto radiotelevisivo, arruola dal quotidiano romano 'La Repubblica' molti suoi soldati: Verdelli, Merlo, Romagnoli Giannini, De Gregorio (la quale a sua volta chiama in servizio 'di rinforzo' collaboratori di Repubblica, come ha fatto questa settimana  con un economista) senza dimenticare anche e prima di ogni altro Augias che RAI Tre ha costretto a lavorare, suo malgrado, ben oltre l'età canonica ed i numerosi dinieghi - ma forse solo di facciata - del celebre giornalista.
 Molti si lamentano di tale privilegiata considerazione del quotidiano romano e del suo personale nei piani alti e nelle redazioni di Viale Mazzini; e nei salotti dove è consentito dire le cose come stanno, senza pudore e rispetto per nessuno, si tentano anche spiegazioni.
 Ora se ne lamentano anche quelli di Repubblica, perchè temono che con le recenti acquisizioni  editoriali questa primogenitura sia da spartire anche con quelli della Stampa di Torino e del Secolo passato di Genova.
E lo temono anche perchè, in una occasione recentissima, si è superata la misura; e citano  il caso di Verdelli chiamato da Campo Dall'Orto a dirigere ed a mettere ordine nell' informazione in RAI, e  che chiama a sua volta - perchè non ce la fa da solo? - Francesco Merlo, pensionato, sulla cui assunzione in RAI si nutrono anche dubbi giuridici.
 Insomma critiche da ogni parte alla 'RAI di Repubblica'. Nessuno però che  si chieda, alla luce del sole, se la ragione non vada cercata nella bravura, al più alto grado, di tutti i giornalisti militanti nel quotidiano di De Benedetti,  per non dire del marchio di fabbrica indelebile che portano inciso a fuoco sulle carni.

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