venerdì 22 aprile 2016

L'Arena di Verona è coperta o vi piove ancora dentro? I miracoli che tutti si attendono da Fuortes in missione a Verona

L'esito della missione salvifica di san Carlo Fuortes non è ancora noto, come  anche l'esito del progetto di copertura dello spazio scenico fortemente voluto da Tosi, nella speranza che la copertura riesca a coprire anche le colpevoli inefficienze  amministrative del sovrintendente Girondini che lui ha voluto al vertice della Fondazione ed anche confermato, lo scorso anno, nonostante contro la sua permanenza si fossero levate voci  decise e chiare, anche interne alla Fondazione stessa.
 Ora i miracoli che Fuortes dovrà compiere, prima di Tosi, e senza aspettare le calende greche, come si dice, sono due: innanzitutto trovare i soldi per pagare gli stipendi, visto che lo stipendio di marzo fino a non molti giorni fa non era stato ancora corrisposto ai dipendenti - e in questo primo miracolo deve  chiedere la collaborazione di Tosi, esattamente come Maria di Nazareth  fece con suo figlio, Gesù, alle nozze di Cana. E già i soldi deve trovarli il Comune, anticipandoli, facendoseli dare dalle banche che sanno bene, come lo sa  tutta la cittadinanza, che senza l'Arena il PIL cittadino scenderebbe e di molto, d'estate.
 Ma forse questo primo miracolo è stato già compiuto nelle ultime ore, perché non si può trattare con le maestranze che sono senza stipendio; e perché non pagando gli stipendi a coloro i quali devono mandare avanti la stagione estiva già programmata, vuol dire mettere a rischio le entrate considerevoli derivanti dagli spettacoli areniani. I quali, data la vastità della platea, rendono sicuramente, se ben amministrati  e non dilapidati in mille rivoli.
 Alcuni anni fa trapelò la notizia che l'agenzia incaricata della prenotazione dei biglietti tratteneva per sé una percentuale troppo elevata ( d'accordo naturalmente con chi aveva concesso l'autorizzazione e stipulato il relativo contratto; e non è fuori luogo pensare che ci fosse il benestare degli amministratori anche comunali dell'epoca), ed anche che non girava alle casse dell'Arena quanto dovuto. Ora quel problema deve essere stato risolto, ma , si sa, in Arena, quando girano milioni di Euro, si è ancora tentati - e forse qualche amministratore  ha ceduto alle lusinghe del vil denaro ed anche al richiamo di creare consenso politico -  di allargare i cordoni della borsa. Errore madornale, perché economizzare si può solo quando ci sono entrate; e quando non ci sono, come al momento, i problemi si moltiplicano ed ingigantiscono. E con la cassa vuota tutto diventa difficile anzi drammatico.
 Il secondo e più grande miracolo  è quello di far tornare sui propri passi i lavoratori della Fondazione, perché accettino le condizioni, certo gravose ma non tanto, che impone la cosiddetta Legge Bray per accedere ai fondi di risanamento dei bilanci. E qui san Carlo  vanta una precedente esperienza positiva, dopo lo svarione della esternalizzazione minacciata e poi ritirata, all'Opera di Roma, dove tuttora siede come sovrintendente e dove intende rimanere, a suo dire, fino alla scadenza del mandato e cioè fino al 2020.
 Al compimento della missione, che ci auguriamo gli riesca una seconda volta, dovrà tornarsene a casa, e, successivamente, a Tosi spetterà il compito di trovare un sovrintendente che non sia l'acciaccato Girondini - evidentemente incapace - che lui ha confermato perché risolvesse il problema del buco di bilancio  e che , invece, ha reso ancora più grave e drammatico (si parla di una trentina di milioni di Euro).
 Dopo di che a san carlo Fuortes non resta che salire agli onori degli altari di ministro della cultura.
 Un tempo i miracoli del bilancio li faceva Nastasi, il commissario Nastasi, salvo poi a  vederseli di nuovo azzerati non appena abbandonava il campo dei risanamenti ( a qualcuno era venuto spesso il dubbio che quei risanamenti fossero solo fittizi e di facciata, e del resto le spese pazze per improbabili tournée del Teatro san Carlo starebbero a dimostrarlo: Nastasi faceva esattamente quel che  sciagurati sovrintendenti erano stati abituati, con  tacita approvazione, a fare  spendendo oltre la disponibilità).
Ora sembra farli anche Fuortes, sebbene a Bar, al Teatro Petruzzelli, il miracolo non gli sia riuscito del tutto; ma se così fosse Franceschini che lo porta in palmo di mano, dovrebbe temerlo, perchè continuando su questa strada virtuosa, lo scalzerà dalla poltrona di ministro per sedervisi lui, san Carlo Fuortes ministro di Dio e e della Repubblica italiana.

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