martedì 26 aprile 2016

Grandi rivoluzioni nel villaggio globale. A cominciaire da MiTo, festival lombardopiemontese

Ormai è una costante. Ogni volta che  qualcosa di nuovo si intravede all'orizzonte dei desideri, questo qualcosa è preceduto da grandi cambiamenti, sommovimenti veri e propri.
Nel mondo della musica, tanto per cominciare da un settore che un pò meglio degli altri conosciamo, c'è stato il cambio della guardia al Festival milanotorinese, MiTo, acronimo che da solo vale una rivoluzione.
E' andato via il trio Micheli-Colombo-Restagno che aveva resistito per tanti anni;ed è arrivato il duo Campogrande-Gastel. E non si tratta di un gioco di scambio di figurine: te ne do tre, in cambio di due. No, l'arrivo del duo segna davvero una rivoluzione  nella storia del ricco festival lombardopiemontese che negli ultimi tempi era a corto di fondi, mai di idee, essendosi resi conto che non tutto quello che gli passava per la testa si poteva poi realizzare, perché c'era sempre qualcuno che metteva il bastone (dell'austerità) fra le ruote della loro macchina organizzativa ed ideativa che non aveva conosciuto ostacoli economici (nei primi anni si parlò di una dotazione di oltre 10 milioni di Euro)
Anche durante l'EXPO, come non bastasse la Scala aperta - della cui apertura, in parte inutile, ci si è poi pentiti - MiTo ha viaggiato a gonfie vele, forte della convinzione che le migliaia di persone che di giorno assediavano Milano, di sera si sarebbero riversati alle porte delle sale da concerto o delle chiese nelle quali MiTo erigeva il suo monumento allo spreco, sempre convinti che Micheli ce l'avrebbe fatto un'altra volta a coinvolgere i suoi amici danarosi a mettere mano al portafogli per finanziare il suo festival, lavoro che ad un certo punto ha cominciato a  pesargli, tanto da consigliargli di abbandonare il campo, anche in vista di possibili, probabili cambiamenti (ostili!) nel governo della città.
 Il nuovo duo ha forse trovato il modo per farsi finanziare il festival  anche con i fondi del FUS,
attribuendone la realizzazione, per Milano, all'orchestra de 'I pomeriggi musicali' , ma, contemporaneamente, ha innestato sull'albero antico un nuovo germoglio, anzi due.
Campogrande ha avuto un'idea rivoluzionaria. L'edizione 2016, la prima affidata alle sue cure, avrà un filo rosso: 'padri e figli'. Cioè a dire siccome non ci sono figli senza padri, anche in musica,  mettimaoli a confronto ( musica di ieri e di oggi, banalizzando) ma poi andiamo a mostrare come i figli trattano i padri. Il suo modello è Max Richter, il compositore, allievo di Berio, che ha cannibalizzato Vivaldi - le sue 'stagioni'- e che di recente ha inventato, sperimentandola dal vivo, a Berlino, la musica che fa dormire tranquilli, SLEEP;  che non è detto non sbarchi anche a Milano o forse Torino, negli stabilimenti FCA, ex FIAT. Un brano lungo una decina di ore, per pochi strumenti, elettronica, brandine pigiami e pubblico, che qui è protagonista.
Anche Anna Gastel, presidente del festival, nel ruolo che fu di Micheli - ma che non sappiamo ancora se sarà altrettanto produttiva - cogliendo al volo la geniale idea di Campogrande, ha fatto coniare l'espressione per la prossima edizione di Mito: 'musica classica ma non la classica musica'. Come a dire: ne vedrete, ascolterete delle belle. Certo non ci fa venire le vertigini come  i titoli di Agorà, però la testa ce la fa girare.
Ma prima ancora un'altra rivoluzione, che  potrebbe sembrare terza, ma è la prima: il sito non è più lo stesso. C'era da immaginarselo. Dappertutto si fa così, le grandi rivoluzioni sono annunciate da segnali importanti. Anche in RAI la rivoluzione di Campo dall'Orto si annuncia con la soppressione delle annunciatrici. E, nei telegiornali di tutte le sponde, ogni volta che si cambia direzione, tale cambiamento è annunciato dal cambio di  studio, grafica e sigla. Che sono poi gli unici cambiamenti riscontrabili ad ogni cambio di direttore.

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