giovedì 18 febbraio 2016

Bertolaso e Gabrielli. Il terremoto a L'Aquila ha testato i due possibili 'salvatori' di Roma

Bertolaso e Gabrielli li conosciamo bene, dai tempi del terremoto aquilano, quando insegnavamo al Conservatorio della città  e dirigevamo la rivista, da noi inventata, Music@, edita dal Conservatorio. Nelle loro mani, ESPERTE, si pensa di mettere le sorti della disastrata Roma, in perenne emergenza. Non si può ripetere il disastro di Marino che, con la faccia tosta che si ritrova, vuole riprovarci, per affossare del tutto Roma.
 Subito dopo il terremoto del 2009, nel corso della diaspora delle classi di studio e mentre fervevano i lavori per la costruzione del nuovo conservatorio 'A.Casella', gli incontri  in Conservatorio, con Bertolaso,  capo della Protezione civile, e Gabrielli, prefetto a L'Aquila, furono frequenti. E noi stessi difendemmo il capo della Protezione civile su Music@, e per questo ci ringraziò personalmente, quando tutti gli davano addosso, dimenticando che il problema principale dell'emergenza abitativa lui lo risolse senza far passare troppi mesi. Poi il cosiddetto progetto CASE si è rivelato un furto ma  Bertolaso il suo dovere l'aveva fatto. Indagare ora su quell'eventuale furto spetta alla magistratura.
Noi non potevamo dimenticare che il Conservatorio, unico fra le istituzioni scolastiche, ebbe una sede 'provvisoria' nuova (fondamentale l'azione intelligente e tempestiva dell'allora direttore del Conservatorio, Bruno Carioti, ora alla guida dell'Accademia nazionale di danza a Roma), che rischia di diventare definitiva, anche quando non sarà più all'altezza del compito, e questo per lo scaricabarile dei responsabili, anche comunali, e forse - perché non dirlo - per l'incapacità della nuova direzione del Conservatorio - nonostante faccia di tutto per apparire che si sbracci sulla questione del nuovo Conservatorio - di perseguire l'obiettivo della nuova sede che , di anno in anno, diventa sempre più impellente.
 Perciò Berlusconi ha fatto bene a pensare a Bertolaso che di emergenze ne ha affrontate; mentre - lo  si dica  chiaramente -  la proposta di  Rita Dalla Chiesa, avanzata dalla povera Meloni,  fa capire in quale dispregio ella tenga il governo della città. E lo stesso dicasi per i leghisti che conosciamo per le sole imprese folcloristiche cui danno vita in Parlamento e per gli scandali che ogni giorno li stanno investendo, mai per una corretta gestione della cosa pubblica, nel quale giudizio  accomuniamo anche il movimento dell'ex Grillo, che alla vigilia di possibili responsabilità - che dio voglia scamparci da una simile sciagura -  ha pensato bene di tirarsi fuori e tornare a fare il comico, presagendo che, arrivando dopo gli scandali, nessuno più gli presterà attenzione neanche come comico. Ora fanno le 'comunarie', alle quali si presenta gente di ogni risma e velleità,  ma preparazione ed esperienza nulle.
 Questi buffoni che abbiamo mandato in Parlamento, pensano che governare una città sia come fare spettacoli in pubblico. Non è la stessa cosa. E loro fingono che lo sia, tirando in ballo il popolo della rete.
 Bertolaso, che sa cosa vuol dire risolvere una emergenza, quando gli è stato chiesto per chi avrebbe votato, lui ha detto Giachetti, perchè lo conosce bene dai tempi di Rutelli e perchè  ha già esperienza amministrativa e conosce la città.
 La semplice ipotesi della candidatura di Rita Dalla Chiesa è un insulto che andrebbe sancito con l'accusa di 'vilipendio alla Repubblica'. Ed invece la piccola Meloni continua a sbraitare, come fosse una vera statista.

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