venerdì 1 gennaio 2016

La legge di stabilità ha graziato le fondazioni liriche italiane

Nella sua relazione al Parlamento, relazione semestrale, resa nota a fine novembre, il commissario Pinelli preposto dal Governo a gestire il fondo 'salva teatri  lirici' ( che la legge di stabilità 2016 ha arricchito di 10 milioni di Euro), ha segnalato le criticità dei nostri teatri. indicando dapprima quelli che hanno difficoltà nel mettersi in regola con il pareggio di bilancio, da effettuarsi entro il 2016, e gli altri che hanno chiesto di accedere al fondo che può salvarli dal fallimento e per per questo - come previsto dalla legge - hanno presentato piani per ridurre i costi ed aumentare le entrate, oltre che risanare il passivo pregresso.
 In quella relazione, guarda caso, i teatri maggiormente  pericolanti erano quelli di Firenze - che ha attinto dal fondo , la somma più alta: 35 milioni di Euro - e quello di Bologna che presentava criticità nel raggiungimento del pareggio di bilancio. Per Firenze, si è subito fatto avanti il sovrintendente Bianchi, annunciando che il passivo di 6 milioni, segnalato da Pinelli era rientrato e nel secondo semestre dell'anno  i conti stavano andando a gonfie vele, e che,  dunque, alla fine del 2105 Firenze avrebbe avuto il pareggio di bilancio.  Ma con quale miracolosa operazione Bianchi non l'ha spiegato.
 A Bologna,  il teatro retto da Nicola Sani, il ricercato del momento nel campo degli operatori musicali, Pinelli sul pareggio di bilancio metteva una pietra tombale, riscontrando come le spese  fossero aumentate mentre non in altrettanta misura anche le entrate. Ma  Sani sicuramente farà il miracolo ed anche più grosso di Firenze, e Pinelli sarà scornato nelle sue previsioni catastrofiche.  Altrimenti che Sani sarebbe? Lo vogliono tutti e già in molti se lo sono assicurati da Siena a Venezia a Parma a Roma a Bologna, e chissà quanti altri ancora lo faranno nel corso del 2016, quando si troveranno dinanzi al miracolo della moltiplicazione delle entrate e dimezzamento delle spese.
 Gli altri teatri, a detta di Pinelli, hanno presentato piani credibili e si sarebbero incamminati  sulla strada del risanamento.
 Insomma le pecore nere, che nere dimostreranno con essere quando saranno resi noti i consuntivi del 2015, sono i teatri della città del premier e quello del manager più ricercato in Italia ed Europa.
 Ma anche Pinelli crede ai miracoli? E il premier? Almeno il premier no, se ha graziato le fondazioni allungando i tempi entro i quali dovranno mettersi in regola, spostando il termine ultimo dal 2016 al 2018.
 Nella legge di stabilità appena approvata, chiamata anche 'milleproroghe', Renzi temendo di doversi  rassegnare al fallimento del teatro della sua città al quale ha appena fatto avere i fondi necessari per  completare i lavori del nuovo teatro - a lui del Teatro di Bologna non frega nulla, semmai interessa il sindaco PD della città - ha concesso ancora due anni ai teatri perchè raggiungano una volta per tutte il 'pareggio di bilancio'.
 E Cagliari? Dove mancava la programmazione per la stagione in  corso, e dove è appena giunto il duo formato da Orazi  e Meli? E' un teatro che veleggia  tranquillo? Non si sa. Ceto è che non ha fatto ricorso al fondo  di Pinelli? E forse evita il fallimento, non avendo programmato quasi nulla nella stagione appena trascorsa, ed avendo utilizzati i fondi statali quasi esclusivamente per pagare i dipendenti, non spendendo una lira in più per la programmazione e chiudendo quindi il bilancio in pareggio. Salvo poi a ricominciare.  Perché non fanno così tutti gli altri teatri? Auguri per il 2018!

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